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30 Aprile
VALUTAZIONE. IMPACT FACTOR PDF Stampa E-mail
Il disegno complessivo della riforma Gelmini dell’università è ambizioso e demiurgico: fare delle università degli enti produttori di didattica e ricerca con criteri economicistici di efficienza. La prima osservazione è che la produzione di cultura (non solo umanistica) non si presta a misurazioni quantitative precise, e ancor meno a valutazioni in termini di costi/rendimenti, almeno immediati. Come esempio, si può richiamare il tentativo di “meccanizzare” le valutazioni sulla produzione scientifica dei candidati, mediante l’applicazione dell’impact factor, che è appunto un indice numerico quali/quantitativo. Tale indice non può però essere esaustivo, infatti, “La valutazione dell’impact factor non è una semplice operazione aritmetica, ma presuppone un momento di discrezionalità della Commissione. L’indice d’impatto, infatti, deve essere considerato un elemento di giudizio sulla qualità complessiva della rivista più che sull’originalità scientifica dei singoli articoli che in essa sono pubblicati, che invece devono essere valutati anche sotto gli ulteriori profili previsti dall’art. 4, D.P.R. n. 117 del 2000, al fine di evidenziare la complessiva maturità scientifica del candidato” (TAR Lazio, sez. III, n. 8466/2011).
(Fonte: D. Sammartino, leggioggi.it 15-04-2012)
 
VALUTAZIONE. LIMITI DEL SISTEMA MEDIANTE IMPACT FACTOR PDF Stampa E-mail
Se i problemi relativi alla definizione degli indici per valutare la ricerca sono piuttosto complessi, e per certi versi insoluti (e forse insolubili in maniera completamente soddisfacente), una discussione non meno importante è quella relativa a chi valuta l’importanza delle riviste e delle conferenze, e stabilisce di conseguenza il valore dell’indice d’importanza delle stesse, ovvero l’Impact Factor (IF). Purtroppo tale indice è stabilito non da un’organizzazione indipendente, bensì da una società privata attiva nel settore dell’informazione, la Thomson-Reuter. Quest’organizzazione pubblica annualmente il Journal of Citation Report (JCR), contenente il numero di citazioni di un elevato numero di riviste delle tante discipline scientifiche esistenti, dati a partire dai quali viene valutato l’IF. L’IF è calcolato mediante il rapporto tra tutte le citazioni ottenute dalla rivista in un dato anno a partire da articoli pubblicati nel biennio precedente, diviso il numero totale di articoli pubblicati dalla rivista esaminata in tale biennio. Tra i limiti evidenziati da molti autori (è importante sottolineare che la stessa Thomson-Reuter sconsiglia l’uso dell’IF come parametro unico per giudicare il valore delle pubblicazioni di un ricercatore) vi sono sicuramente quelli che riguardano l’inserimento o meno nel JCR di alcune riviste piuttosto che altre, e quelli legati all’impossibilità di mettere insieme riviste settorialmente differenti considerandole tutte con un indice non pesato, oltre che sulla difficoltà di valutazione dei settori di ciascuna rivista (le ricerche spesso e volentieri sono difficilmente circoscrivibili in un solo settore). Oltre a questi limiti e alle conseguenti critiche, bisogna aggiungere che la valutazione di un lavoro su parametri legati alle citazioni non corrisponde automaticamente (e spesso nemmeno proporzionalmente) alla qualità e valore del lavoro, in quanto i lavori citati sono molto spesso quelli degli autori più noti, e in certi casi si assiste a un vero e proprio “scambio di cortesie” provvedendo a citare colleghi che a loro volta citeranno, oppure addirittura situazioni nelle quali in fase di peer review (seppure anonima) sono segnalate mancanze nelle citazioni riguardo ai lavori di questa o quella Università/Istituto, segnalazioni che sono in molti casi facilmente riconducibili ai lavori di una determinata cerchia di autori alla quale appartiene il revisore anonimo. Un ulteriore punto da evidenziare consiste nel livello di fama di un autore nel panorama scientifico internazionale, in quanto al giorno d’oggi l’aumento esponenziale delle pubblicazioni porta con sé un’enormità di materiale che ogni ricercatore dovrebbe leggere (cosa impossibile, nemmeno se fosse l’unica occupazione del ricercatore) per essere a conoscenza di ogni dettaglio di quanto pubblicato nel proprio campo di interesse, pertanto ogni autore avrà la tendenza a leggere principalmente i lavori dei gruppi più prestigiosi e conosciuti favorendo le loro citazioni e tralasciando lavori simili ma meno visibili, pertanto l’aumento di citazioni di un autore potrà essere influenzato anche da questi fattori.
(Fonte: S. Serra, appuntidigitali.it 22-04-2012)
 
VALUTAZIONE. INCOMPATIBILITÀ TRA I CONCORRENTI E I COMMISSARI DELLE COMMISSIONI GIUDICATRICI PDF Stampa E-mail
Nessuna norma o sistema giuridico può assicurare l’imparzialità delle valutazioni, se non è condiviso “nel cuore” da chi deve applicare le norme. Basterà richiamare il vasto contenzioso in tema d’incompatibilità tra i concorrenti e i commissari delle commissioni giudicatrici per docenze. Capita spesso che i commissari valutino l’operato di concorrenti, con cui essi hanno rapporti di collaborazione. La giurisprudenza sul punto è piuttosto permissiva, perché ritiene che “non ogni forma di rapporto professionale o collaborazione scientifica tra commissario e candidato costituisce ipotesi d’incompatibilità ma soltanto quella in cui la comunanza di interessi economici o di vita sia di intensità tale da far sorgere il sospetto, che la valutazione del candidato non sia oggettiva ma motivata dalla conoscenza personale” (Cons. St., sez. VI, n. 5885/2010). Di fatto l’applicazione di tale massima è lasciata alla discrezionalità del giudicante, cui spetterà di valutare l’intensità degli interessi economici e di vita, con buona pace degli indici di qualità e di produttività, delle linee-guida europee ecc. Da questa piccola finestra sulla prassi dei concorsi universitari, si vede che i giudizi sul valore scientifico o didattico di opere e studiosi non si prestano a essere ridotti alla meccanica applicazione di criteri numerici e che, quindi, l’applicazione delle norme in proposito rimane lasciata alla coscienza ed alla competenza degli operatori. (Fonte: D. Sammartino, leggioggi.it 15-04-2012)
 
VALUTAZIONE DELLA RICERCA UMANISTICA PDF Stampa E-mail
Facendo riferimento all’IF – il più utilizzato per la misurazione dell’impatto – è noto come la copertura delle citazioni dell’archivio ISI – Web of Science (ma non solo di esso) sia affidabile solo per quei settori disciplinari dove la forma di comunicazione prevalente è l’articolo su rivista scientifica in lingua inglese. La prassi citazionale stessa è differente: in ambito umanistico non è sufficiente contabilizzare le citazioni, anche perché non sempre esse corrispondono a un giudizio di merito di segno positivo. Sebbene possa sembrare un meccanismo semplice e lineare, in realtà il comportamento citazionale può essere condizionato da variabili anche di carattere “sociale” non sempre riconducibili al piano strettamente scientifico. A una “teoria normativa”, che afferma che il conteggio delle citazioni rende conto quasi naturalmente dell’impatto e del prestigio di un lavoro scientifico, si contrappone una “teoria socio-costruttivista” che, al contrario, suggerisce che il comportamento citazionale è condizionato da molteplici fattori che ne possono manipolare fortemente il significato. Questa seconda interpretazione è particolarmente significativa in ambito umanistico poiché – come anticipato – se nelle scienze dure le citazioni possono dirsi piuttosto “asettiche”, in campo umanistico la citazione può essere anche “critica” o “problematica”, ovvero può fare riferimento al lavoro citato non solo per approvarlo e sostenerlo ma anche per confutarlo o valutarlo negativamente. Per la valutazione dell’impatto delle monografie alcuni studiosi propongono di adottare la LCA (Library Catalog Analysis), rilevando se una determinata pubblicazione è presente (e in quante copie) all’interno di un insieme selezionato di prestigiose biblioteche. La LCA è definita come «l’applicazione di tecniche informatiche e bibliometriche a un insieme di cataloghi di biblioteche ed è focalizzata sul suo valore come strumento nello studio delle scienze umane e sociali. Questo strumento propone un modello analogo alla tradizionale analisi citazionale effettuata per gli articoli dei periodici, ma applicata agli OPAC per quanto riguarda i volumi, e illustra come la tecnica di mappatura tematica possa essere messa a frutto quale potente strumento per la valutazione delle monografie come produzioni intellettuali di ricerca a livello di singolo ricercatore, di dipartimento o come intera produzione di un paese o di un editore». Si tratta quindi di individuare le biblioteche più autorevoli da assumere come riferimento per una determinata area disciplinare e analizzare le politiche di acquisizione in uso al loro interno: la LCA, infatti, può essere considerata uno strumento affidabile se le biblioteche considerate rispettano rigorosi e trasparenti criteri di selezione e sviluppo delle raccolte, verificabili attraverso una “carta delle collezioni” resa pubblica, se esse adottano un filtro nell’accettazione dei doni, se studiosi qualificati esprimono elevati livelli di soddisfazione riguardo al livello di copertura bibliografica che tali biblioteche garantiscono, e così via.
(C. Faggiolani e G. Solimine, roars 12-04-2012)
 
VALUTAZIONE. ITALIANISTICA. NON CONTA LA RIVISTA, MA IL VALORE DELLA RICERCA PDF Stampa E-mail
Che il ranking delle testate contribuisca a definire il punteggio delle opere presentate per la valutazione degli atenei è stato escluso proprio dalla dichiarazione dei criteri con cui il gruppo chiarisce il processo valutativo, che sarà affidato al solo giudizio di esperti: «Il Gev 10 - vi è scritto - utilizzerà per la valutazione dei prodotti il sistema della peer review. La sede di pubblicazione di prodotti, la tipologia e la lingua in cui è stata espressa la ricerca non sono fattori che ne condizionino in alcun modo l’assegnazione a diversi livelli di merito». Nessun privilegio per il testo mediocre pubblicato (grazie all'età o al circuito baronale) su una rivista nota, ma giusto giudizio per il saggio eccellente di uno sconosciuto, persino se appare su un periodico ancora sprovvisto di Issn, cioè di un codice di identificazione.
(Fonte: M. Giaveri, presidente del GEV 10, Corsera 25-04-2012)
 
VALUTAZIONE AI CONCORSI. SULLA RILEVANZA DI STUDIOSI STRANIERI NEI COMITATI REDAZIONALI PDF Stampa E-mail
Per evitare gli arbitri concorsuali, il Ministero ha redatto un elenco minuzioso di case editrici e di riviste, disposte in ordine di rilevanza scientifica, che dovrebbe assicurare parametri di obiettività nei giudizi comparativi sui candidati. Una commissione concorsuale che si rispetti, anche senza i parametri degli esperti ministeriali, prenderebbe in seria considerazione un libro pubblicato dal Mulino, ma non sarebbe tenuta a concludere che basti il marchio di fabbrica della premiata ditta bolognese per farlo ritenere superiore al libro pubblicato da Brambillone di Casalpusterlengo; la presenza di uno studioso straniero in un comitato redazionale attesta un’indubbia apertura intellettuale agli scambi e alla collaborazione internazionale ma non garantisce, in quanto tale, il raggiungimento dell'obiettivo, il reciproco arricchimento dei saperi che si confrontano e si trasmettono. Poiché di studiosi stranieri mediocri ce ne sono tanti (almeno quanti se ne trovano nel nostro paese), il prestigio di una pubblicazione non è assicurato dagli apporti esterni ma dal valore scientifico dei suoi collaboratori, che potrebbero essere, indifferentemente, in parte italiani e in parte stranieri o, al contrario, tutti italiani. Tra una rivista che avesse un comitato direttivo composto di quattro italiani, due francesi e due tedeschi, tutt’e otto di scadente qualità intellettuale, e un’altra con un direttivo composto di otto italiani, tutti studiosi di cifra elevata, in base alle norme ministeriali, la prima dovrebbe essere considerata più ‘virtuosa’ della seconda. Ha davvero senso tutto questo? Spero proprio, per il bene del nostro paese, di non essere il solo a farsi la domanda. Se le riforme pensate in Italia ci facessero unicamente sprofondare nel ridicolo, potremmo anche sopportarle e fare buon viso a cattivo gioco ma, purtroppo, da noi il ridicolo è sempre, per citare il Canto XIII dell´Inferno dantesco, un "tristo annunzio di futuro danno".
(Fonte: D. Cofrancesco, da Annali del Centro Pannunzio via L'Occidentale, formiche.net 20-04-2012)
 
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