Home 2012 30 Aprile
30 Aprile
VALUTAZIONE. GOOGLE SCHOLAR E LE SCIENZE UMANE E SOCIALI PDF Stampa E-mail
Google Scholar indicizza i prodotti classificandoli per macro aree (Business, Engineering, Social Sciences, etc.). Tuttavia, per qualche motivo, non tutti i prodotti sono indicizzati allo stesso modo. In particolare i dati relativi ai prodotti delle scienze umane e sociali sono in qualche modo carenti, per quel che riguarda l’assegnazione ad aggregati disciplinari. Quindi, una ricerca condotta su Scholar Search, per la quale si specificano tutte le macro aree disciplinari finisce per filtrare i prodotti privi di questi dati di riferimento; è un fenomeno che sembra manifestarsi in maniera particolarmente rilevante per i settori delle scienze umane e sociali. Al contrario, se la ricerca è condotta senza specificare il campo disciplinare, i prodotti magicamente ricompaiono: proprio perché sono privi di questo tipo di dati aggiuntivi.
(Fonte: A. Banfi, roars 27-04-2012)
 
VALUTAZIONE. I RANKING E LA SCELTA DEGLI STUDENTI PDF Stampa E-mail
Occorre costruire un sistema di ranking delle università sulla base del fatto che le università migliori attraggono gli studenti migliori. Solo così lo studente è realmente al centro. Lo Stato dovrebbe rendere pubblici e fruibili i ranking della qualità complessiva dei corsi di studio. Lo scopo è far sapere a chi ha intenzione di fare ingegneria che a Torino avrà una qualità nettamente superiore a quella di chi la farà a Messina. Il figlio povero dell’operaio di Trapani portato per lo studio potrà fare ingegneria a Torino? Attualmente, di diritto, sì, ma non di fatto. Invece, nei grandi sistemi in cui le università possono scegliere i più bravi, esse hanno anche i migliori mezzi per prendersi i più bravi «senza mezzi». Harvard aveva i soldi per dare una borsa di studio a quello studente squattrinato, ma con grandi qualità, che era Bill Clinton. Manca Il coraggio di fare le classifiche della qualità, e i mezzi per garantire ai meritevoli senza mezzi di fare bene dove possono effettivamente farlo. Poi non dovremmo distinguere per università: troppo generico, ma per facoltà e corso di laurea. In Italia non abbiamo Oxford e Cambridge, che sono eccellenti in tutto. Il problema della nostra didattica – ma sto parlando anche della ricerca – è che abbiamo l’eccellenza distribuita, solo più concentrata nei grandi atenei generalisti. Quindi i ranking da noi dovrebbero essere fatti per struttura didattica, non per università. La cosa da fare subito sarebbe elaborare un piano con relative scadenze che ci porti nell’arco di 5-7 anni a funzionare come funzionano i sistemi virtuosi.
(Fonte: G. Capano, il sussidiario.net 17-04-2012)
 
VALUTAZIONE. TOP ITALIAN SCIENTISTS DELLA VIA-ACADEMY PDF Stampa E-mail
Questo sito mostra la 'classifica' dei Top Italian Scientists (TIS) della VIA-Academy. Più che una classifica, si tratta di un censimento degli scienziati di maggior impatto, misurato con il valore di h-index, che rappresenta un numero che racchiude sia la produttività sia l'impatto della produzione culturale o scientifica di una persona basato sulle citazioni ricevute. Ma ha dei limiti poiché, in particolare, la frequenza di citazioni varia nei vari campi del sapere, e risulta massima in aree biomediche come l'immunologia e in astrofisica. La classifica presentata non deve essere quindi interpretata come comparazione assoluta del valore dei vari scienziati e studiosi, soprattutto fra le materie diverse riportate come 'area' nella tabella. I valori stimati di H-index sono stati continuamente aggiornati fino al Gennaio 2012. Successivamente, verranno aggiornati col servizio VIA-AcademyCit. Siamo quasi a 2600 TIS  -  Aprile 2012. Mauro Degli Esposti e Luca Boscolo hanno creato questa iniziativa e risorsa all'interno e per la VIA-Academy, per poi divulgarla a tutta la comunità di persone che siano interessate nel mondo.
(Fonte: topitalianscientists 2012)
 
SULLA RETORICA DELLA VALUTAZIONE PDF Stampa E-mail
Non è raro che dentro un dipartimento universitario quando c’è da fare una scelta che implica, ad esempio, un’allocazione di risorse, nel momento in cui qualcuno prova a mettere in campo elementi di valore per giustificare il maggior senso di una scelta piuttosto che di un’altra si oppongano a tentativi di questo tipo tesi che sostengono l’impossibilità di discriminare tra una linea di ricerca e un’altra, tra un gruppo di ricerca e un altro e che quindi l’unico criterio sensato è quello della rotazione, un criterio che si basa appunto sull’assunto secondo il quale ogni cosa è sul piano del valore scientifico uguale a un’altra e qualsiasi considerazione di merito si risolverebbe necessariamente in una sorta di violenza e prevaricazione di un modello su un altro. Contro questa prassi e contro questa ideologia si pensa che possa intervenire la valutazione, la quale, si ritiene, dovrebbe consentire di discriminare ciò che invece nel modello del “tutto si equivale” appare come indiscriminabile. E tuttavia nel momento in cui la parola ‘valutazione’ viene caricata di una funzione salvifica si corre il rischio che attorno ad essa si creino di nuovo un’ideologia e una retorica dalle quali deve guardarsi in primis chi svolge attività di tipo valutativo e nei confronti delle quali, io credo, è comunque necessario mettere in atto sempre e a tutti i livelli un esercizio critico. La pratica della valutazione diventa essa stessa una retorica quando diventa una sorta di ideologia della misurazione del merito e della qualità secondo criteri determinati in modo estrinseco rispetto alle concrete pratiche di ricerca e nel momento in cui, in qualche modo, pretende di assumersi il peso di una scelta e di una responsabilità che non spettano in realtà al congegno valutativo in quanto tale, ma che in qualche modo il congegno – soprattutto se non avvertito criticamente – tende a inglobare su di sé. Il timore che io vedo nella retorica della valutazione è che essa invece di produrre quelle scelte responsabili che costituiscono la giustificazione dell’inserimento massiccio della sua pratica a tutti i livelli diventi invece un enorme meccanismo deresponsabilizzante in cui nessuno è responsabile di nulla perché a decidere, è stata, appunto, la Valutazione.
(Fonte: L. Illetterati, roars 10-04-2012)
 
VALUTAZIONE DELLA RICERCA. LIMITI DELLA VQR SECONDO LA FLC CGIL PDF Stampa E-mail
Secondo il sindacato Flc Cgil il processo di valutazione appena avviato (VQR) presenta limiti da correggere e, soprattutto, scopi poco chiari.  Nel documento inviato dalla Flc Cgil al ministro dell’Istruzione, Francesco Profumo, e ai presidenti degli enti pubblici di ricerca, si legge che la modalità in cui si sta svolgendo l’attuale Vqr penalizza gli enti di ricerca per tre motivi. In primis, tra i gruppi di esperti non compaiono quasi mai ricercatori appartenenti proprio agli enti pubblici di ricerca italiani; secondariamente, il bando sembra essere costituito prevalentemente sul modello organizzativo delle università e, in terzo luogo, i criteri adottati appaiono, per la Flc Cgil, punitivi e incapaci di rappresentare la complessità delle tipologie di lavoro svolto. Secondo il sindacato guidato da Domenico Pantaleo non sono stati recepiti i numerosi tentativi fatti per avviare un’interlocuzione con l’Anvur, il Miur e le amministrazioni degli enti di ricerca. Sempre nel documento-appello si legge che diversi punti del bando non sono chiari: dall’incertezza sulla valutazione dell’output degli enti, che non può essere fotografato unicamente con criteri bibliometrici, al complesso rapporto che si instaura così tra Vqr e il sistema di valutazione della performance previsto dalla legge 105/09, fino alle difficoltà che comunque esistono relativamente alla produzione di un’analisi valida per tutti i soggetti valutati, enti o atenei.
(Fonte: università.it 21-04-2012)
 
VALUTAZIONE E INTERDISCIPLINARITÀ PDF Stampa E-mail
L’interdisciplinarità sopravvive nel lungo periodo solo se non si ritira nel suo orticello inventandosi micro-discipline e criteri di valutazione ad hoc. Sopravvive solo se riesce a parlare alle discipline madri, accettandone gli standard e cercando di soddisfarli, ovvero facendo ricerca di alto livello sia dal punto di vista storico (o, nel mio caso, filosofico) che economico. I nostri esempi devono essere gli Amartya Sen e i Daniel Kahneman, per fare esempi concreti, non i post-keynesiani di Cambridge. Le regole dell’Anvur lo permettono: oggi possiamo presentare lavori diversi a GEV diversi – possiamo chiedere di essere valutati dagli storici della scienza per un articolo su Isis, e dagli economisti per un articolo sul Journal of Economic Literature. Utilizziamo queste possibilità, invece di trincerarci. Mi rendo conto che questa strategia rende l’interdisciplinarità una cosa molto difficile — ma anche viva, utile e, soprattutto, vincente.
(Fonte: F. Guala, roars 27-04-2012)
 
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