Il complesso avvio della riforma Stampa

Il risultato di far partire davvero la riforma Gelmini in autunno non è scontato, vista la complessità di una riforma che cambia l'organizzazione e i meccanismi accademici e che chiede 47 provvedimenti attuativi, oltre alla riscrittura degli statuti nei singoli atenei.

Abilitazione nazionale. Finora è approdato sulla «Gazzetta Ufficiale» un solo decreto, quello che istituisce l'abilitazione nazionale, ma il cantiere è attivo e il traffico di carte fra i vari tavoli tecnici è frenetico: nelle ultime settimane il consiglio universitario nazionale ha dato semaforo verde al decreto che ridisegna i settori scientifico-disciplinari e quello sulle equipollenze dei titoli fra diplomi universitari e classi di laurea. Per questi decreti mancano solo gli ultimi passaggi formali verso la pubblicazione, mentre all'esame del CUN sono ora i parametri di "qualità" per i candidati e i commissari nei nuovi concorsi, vale a dire il cuore chiamato a far funzionare davvero l'abilitazione. «Stiamo definendo tutto quello che riguarda reclutamento e carriera - spiega Andrea Lenzi, presidente del Cun - ma è partito la scorsa settimana anche il gruppo di lavoro sul diritto allo studio».

Concorsi. Il reclutamento ha occupato la vetta nel calendario delle priorità, perché far ripartire la macchina dei concorsi, inceppata da anni, è la condizione indispensabile per avviare sul campo la riforma. La definizione delle regole previste dalla legge Gelmini, però, non è l'unico nodo da sciogliere: il sistema deve ancora assorbire almeno 1.500 «idonei» nei concorsi degli ultimi anni, che non hanno trovato posto perché le università ne hanno prodotti di più di quelli che avrebbero potuto collocare davvero, e l'esplosione del blocca-assunzioni per gli atenei con i conti in disordine non può che peggiorare la situazione. Su questo equilibrio difficile si devono poi innestare anche le 1.500 chiamate di professori di seconda fascia previste insieme alla riforma (i provvedimenti per disciplinarle sono pronti).

I nuovi ricercatori. Rimangono poi da definire la disciplina per la selezione dei nuovi ricercatori a tempo determinato. Il tema è delicato, e ha occupato i primi posti nell'agenda delle proteste che hanno accompagnato l'approvazione della nuova legge: l'impostazione dei criteri di valutazione, spiegano dal ministero, non si scosterà dall'impostazione data dal decreto Gelmini del 2008, che ha puntato tutto sulla valutazione di titoli e curriculum nel tentativo di cancellare gli elementi di discrezionalità della scelta. Toccherà alle nuove regole cercare di blindare la selezione meritocratica.

Assegni di ricerca e dottorati. E’ stato predisposto anche il decreto sulle regole per gli assegni di ricerca (è alla Corte dei conti per la registrazione) e quello sui dottorati, che però ha bisogno dell'avvio ufficiale dell'Agenzia di valutazione per essere approvato: nell'attesa, però, il ministro Gelmini ha inviato una lettera agli atenei chiedendo di indirizzare sui nuovi parametri anche i bandi di quest'anno, indicando sei criteri di valutazione su cui orientare la selezione.

Bilanci. Stipendi. Carriere. È stato inviato al ministero dell'Economia, infine, il pacchetto dei provvedimenti su bilanci, stipendi e carriere. Passa da lì il rimedio al blocco degli scatti disposto con la manovra estiva, che colpisce chi è a inizio carriera in misura drasticamente più pesante rispetto a chi è vicino al traguardo della pensione. La "pezza" dovrebbe essere un bonus selettivo, che sterilizza il mancato scatto anche se, essendo una tantum, non azzera l'effetto dei mancati aumenti sugli anni successivi.
(Fonte: Il Sole 24 Ore 28-03-2011)