EURYDICE, RETE PER L'ISTRUZIONE DELLA COMMISSIONE EUROPEA, CONSIGLIA DI NON AFFIDARSI TROPPO AI RANKING INTERNAZIONALI IN CERCA DELLA MIGLIORE UNIVERSITÀ Stampa

È meglio non affidarsi troppo ai ranking internazionali in cerca della migliore università dove proseguire gli studi. Il sorprendente consiglio arriva da una fonte autorevole: Eurydice, il sito della Commissione europea che si occupa di istruzione. Titolo del suo focus: Le classifiche universitarie internazionali sono utili? Domanda legittima, perché, spiegano da Bruxelles, figurare ai primi posti nelle graduatorie stilate da un numero sempre maggiore di organizzazioni non è sempre garanzia di qualità. Negli ultimi anni la tendenza a mettere in ordine per qualità gli atenei di mezzo mondo è cresciuta notevolmente. Le classifiche più note sono tre: quella del periodico britannico Times Higher Education (The), la lista mondiale Qs World, stilata da Quacquarelli Symonds, azienda, anche questa inglese, specializzata in istruzione e studi all'estero, e quella dell'Università Jiao Tong di Shanghai. Secondo gli esperti della Commissione europea però, queste classifiche internazionali non dicono tutto. Anzi. «Ha senso collocare le università in un ordine di classifica, come le squadre di calcio in una lega?» si chiedono. «O sarebbe preferibile riconoscere che hanno ognuna qualità diverse dalle altre?». La ricerca di Eurydice ha dimostrato infatti che «le metodologie di classificazione sono opache e difficili da replicare. La qualità dei dati non può essere sempre verificata e alcune università potrebbero deliberatamente manipolarli». Un tema di riflessione per chi affida le proprie scelte a queste graduatorie. «In un sistema globale» commenta Gaetano Manfredi, presidente della Conferenza dei rettori italiani (Crui) «i ranking internazionali sono un potente strumento di marketing. Ma misurano realtà differenti e perciò sono intrinsecamente imperfetti». «Tra gli elementi di diversità» aggiunge Francesco Frati, rettore dell'Università di Siena, «un, aspetto non sempre considerato è il budget di ciascuna università. Spesso i buoni o cattivi risultati nella didattica e nella ricerca dipendono dalle risorse a disposizione». (Fonte: S. Intravaia, La Repubblica Venerdì 13-10-17)