Classifica di Vision. La Bocconi prima, l’università di Bologna seconda |
Nella classifica degli atenei di Vision, il network di laureati italiani con esperienza di lavoro all'estero, al primo posto si trova la Bocconi di Milano. Il Politecnico milanese scende al terzo posto, dopo la sorprendente Università di Bologna, che fa un balzo dal sesto posto dell'anno scorso al secondo. Il Politecnico di Torino, terzo lo scorso anno, perde una posizione. Al quinto e al sesto posto due atenei romani, che migliorano entrambi di quattro posizioni rispetto al 2009: il Campus Bio-Medico e la Luiss. Sempre di quattro posti sale l'Università di Firenze, settima; mentre ancora meglio fanno l'Università di Padova, ottava (+11 posizioni); La Sapienza di Roma, nona (+13 posizioni) e l'Università di Torino, decima (+10 posizioni). Fuori dalle prime dieci, un piccolo miglioramento per la Vita Salute San Raffaele di Milano, dal 14esimo all'11esimo posto, e poi tre atenei che invece l'anno scorso erano nella top ten: l'Università di Pisa, dodicesima (-5 posizioni); quella di Milano, tredicesima (-8 posizioni); e quella di Perugia, quattordicesima (-10 posizioni). Chiude il lotto delle migliori 15 l'Università di Parma, che perde due posizioni. Viene confermata la forte concentrazione territoriale delle migliori università: otto sono nel centro, sei nel nord-ovest. Per trovare un ateneo del sud bisogna scendere fino al 39esimo posto, dove c'è l'Università di Messina. La ricerca di Vision si basa su otto criteri di valutazione: numero di studenti stranieri; iscritti provenienti da altre regioni;capacità di attrarre talenti, ossia ragazzi che hanno superato la maturità con 100/100; finanziamenti per la ricerca forniti da privati; percentuale di laureati che hanno trovato lavoro entro un anno dalla laurea; indice di soddisfazione degli studenti; capacità di influenzare il dibattito pubblico; pubblicazioni scientifiche presenti su google scholar.
Quattro, secondo Vision, le lacune principali: 1. Poca competitività internazionale. Non tutto nel sistema universitario raggiunge livelli paragonabili agli istituti stranieri. Un dato deducibile, ad esempio, dall'incapacità di molti atenei di attrarre gli studenti che provengono dall'estero e dalle accademie più moderne ed avanzate. 2. Poca autonomia. Le università italiane, pur avendo le potenzialità per diventare competitive a livello mondiale, non riescono a esserlo. La causa va ricercata nella scarsa autonomia per l'utilizzo di fondi e risorse umane. 3. Scarsa meritocrazia. L'attuale sistema di reclutamento dei docenti e dei ricercatori è troppo burocratico, lento, poco attento a criteri meritocratici. 4. Spaccatura Nord-Sud. Il Sud vive una difficoltà ancor più accentuata di quella già descritta da altri' divari, come quello sul reddito procapite o sui consumi. Alcuni grandi atenei del Mezzogiorno appaiono confinati ín una dimensione provinciale: come dicono i numeri delle pubblicazioni scientifiche internazionali. (ANSA 18-10-2010; La Stampa, 18-10-2010) |