Pur con numerosi difetti, il progetto va nella direzione giusta Stampa

Nella home page di questo sito compare stabilmente, fin dalla sua nascita, il patto sulla base del quale due anni e mezzo fa accettai la candidatura al Parlamento nelle liste del Pd: lealtà verso il partito nel voto in Aula e in Commissione, lealtà verso lettori ed elettori nel dire sempre tutto quello che penso, anche se in contrasto con la linea del Partito. A questo patto mi sono attenuto nella discussione in Senato sul disegno di legge della ministra Gelmini: ho votato, secondo le indicazioni del mio gruppo, contro il disegno di legge; ma se fosse dipeso solo da me avrei votato a favore. A me sembra – e su questo mi trovo, per questa e questa sola volta, a concordare con la posizione assunta in Senato da Francesco Rutelli e dalla sua Alleanza per l’Italia – che la riforma muova nella direzione giusta sia con l’introduzione della valutazione sugli Atenei e sui singoli professori e ricercatori, sia con la previsione dell’assunzione a termine dei ricercatori e del principio up or out (“al termine, o vieni promosso, o vai a lavorare altrove”), sia con la nuova disciplina dei concorsi, sia infine con la nuova ripartizione delle prerogative di governo degli Atenei fra senato accademico e consiglio di amministrazione. I motivi di questa mia opinione sono – a grandi linee – gli stessi che si trovano espressi nell’editoriale di Irene Tinagli sulla Stampa di venerdì scorso e in quello del 24 luglio, ma anche negli editoriali di Francesco Giavazzi sul Corriere della Sera del 22 luglio scorso, di Michele Salvati sullo stesso quotidiano  del giorno dopo.

C’è il problema dei tagli economici recati dalla manovra di Tremonti, i quali certo soffocano la nostra Università. Ma se questa fosse capace finalmente di stanare, attraverso un rigoroso processo di valutazione, tutti i professori che da decenni non aggiornano i propri corsi, o che li scaricano sui propri ricercatori e assegnisti, e tutti i professori o ricercatori che da anni non producono alcun contributo scientifico apprezzabile, se l’Università incominciasse a individuare ed eliminare queste situazioni di vera e propria rendita parassitaria, essa potrebbe recuperare risorse molto superiori rispetto a quelle che i tagli di Tremonti le tolgono. Gli strumenti per fare questo in parte già ci sarebbero, se presidi e rettori esercitassero fino in fondo le proprie prerogative; in parte vengono rafforzati dal disegno di legge Gelmini. Sono ancora insufficienti? Chiediamo al Governo maggiore incisività e determinazione; ma non mi sembra questo un buon motivo per opporci al primo passo che viene compiuto, con questo disegno di legge, in una direzione che mi sembra proprio quella giusta. (p. Ichino, Editoriale per la Newsletter n. 114 - 2 agosto 2010)

(http://www.pietroichino.it/?p=9647)