FUGA DEI CERVELLI. IL CRONICO DEFINANZIAMENTO DEGLI ATENEI PUÒ FAVORIRE PRASSI DI CORRUZIONE Stampa

La denuncia dell’Associazione Dottorandi (VI Indagine ADI su Dottorato e Post-Doc) parla di un dimezzamento dei posti di dottorato in Italia negli ultimi dieci anni (Da circa 16mila a circa 8500). Posti tra l’altro distribuiti in termini enormemente squilibrati tra i vari atenei (solo 10 atenei garantiscono il 42% dei posti di dottorato). A questo si unisce il dato per cui solo il 6,5 % degli attuali assegnisti potrà effettivamente accedere ad una posizione da strutturato. Inoltre, nell’ultimo country report della U.E. emerge come il 16% dei dottori di ricerca italiani vada all’estero. Verrebbe da chiedersi se magari i così detti “cervelli in fuga” non siano da rintracciare tra i 7500 studenti che rispetto a dieci anni fa non potranno accedere a un dottorato in Italia o tra il 93,5% degli attuali assegnisti che non troveranno un posto di lavoro. E di conseguenza, se la responsabilità di questa drammatica situazione sia da attribuire al malcostume diffuso negli atenei, più che ad anni ed anni di tagli e controriforme praticate da governi di ogni colore politico. E verrebbe parimenti da chiedersi se un cronico definanziamento degli atenei non favorisca proprio l’affermarsi di prassi odiose e feudali come unici strumenti per poter procedere nella propria carriera. Se, in effetti, ce la fanno solo 6 su 100, risulta piuttosto evidente che nei processi di selezione i “potentati” accademici assumeranno un peso molto maggiore nel determinare chi saranno i sei fortunati. (Fonte: S. Paone, Roars 17-11-16)