La riduzione dei corsi di laurea Stampa
Oltre 470 lauree, tra brevi e specialistiche, cancellate in due anni accademici, dal 2007. Un lavoro di potatura, su cui erano pochi a scommettere, reso inevitabile dalle difficoltà economiche e dall’assoluta irrazionalità di certe proposte di laurea, peraltro bocciate dagli stessi studenti con un basso numero di immatricolazione. Sono stati fatti centinaia di accorpamenti. In estrema sintesi si sono salvati i corsi che rappresentano il core business dell’ateneo e quelli a ciclo unico (Medicina e Chirurgia, Odontoiatria, Medicina Veterinaria, Farmacia, Chimica, Architettura, Ingegneria edile e Giurisprudenza), corsi di 5 o 6 anni che aprono le porte di professioni regolamentate. In tre anni i corsi di laurea sono diminuiti del 9 per cento, passando da 5.460 (anno accademico 2007-2008) agli attuali 4.986. Secondo i dati del Consiglio universitario nazionale (Cun) le lauree di primo livello che tre anni fa erano 2782 oggi sono ridotte a 2411 (13,3 per cento in meno), quelle specialistiche sono passate da 2401 a 2304 (4 per cento in meno). «La riduzione ha riguardato soprattutto le lauree triennali - ha dichiarato Andrea Lenzi, Presidente Cun -. E’ stata realizzata per offrire ai giovani un percorso di studio di base più completo e meno frammentato rispetto alla situazione precedente». La cura dimagrante più severa è avvenuta negli atenei dell’Italia settentrionale: 53 nelle università del Nord-Ovest e 87 in quelle del Nord Est. Ammontano a 139 i corsi di laurea soppressi negli atenei del Centro. I tagli più significativi, in termini assoluti, sono stati fatti da «La Sapienza» di Roma. Sono 108 i corsi eliminati negli atenei del Sud e  87 quelli nelle isole dove però i corsi sono decisamente sotto la media nazionale. (A. Ba., Corsera 26-05-2010)