Una nuova governance con un rettore non elettivo Stampa
Il mantenimento dell’elettività del rettore inficia in modo pericoloso tutta la costruzione della nuova governance, poiché mantiene al livello più alto proprio il problema che si vorrebbe risolvere: l’irresponsabilità degli organi di governo degli atenei. Attualmente, tutti gli organi di governo degli atenei, quelli collegiali e quelli monocratici, sono sostanzialmente irresponsabili. Lo sono perché, essendo eletti, agiscono sostanzialmente sulla base della rappresentanza degli interessi degli elettori. Per cui un membro del CDA eletto dagli ordinari di una certa area tende a portare avanti le richieste della propria area di riferimento; un preside in Senato tende a difendere gli interessi della propria facoltà; un rappresentante in Senato di una specifica area scientifica fa lo stesso. In ultimo i rettori: anch’essi eletti possono agire o in modo totalmente prono agli organi collegiali ovvero, come molto più spesso accade, in modo sostanzialmente indipendente, senza rendere conto ad alcuno del suo operato. Infatti, il controllo elettorale non è un controllo efficace nelle istituzioni universitarie poiché vi è una strutturale asimmetria informativa: i professori si occupano di fare didattica, ricerca, o altro e non seguono minimamente quanto accade nei processi decisionali interni. Sono, insomma degli elettori assai poco informati che votano per appartenenza disciplinare, per sentito dire, per relazioni amicali. Quindi l’assetto di governo attuale genera esiti decisionali poco virtuosi e irresponsabili. Quando va bene, vige un sistema di presidenzialismo senza controlli e, quando va male, un assemblearismo corporativo e inefficiente. Il tutto porta, comunque, a decisioni distributive, quindi poco incisive. (G. Capano, rivistauniversitas 114, 2009)