MINISTRO GIANNINI: SUPERARE L’ATTUALE TRATTAMENTO GIURIDICO PER I RICERCATORI Stampa

“Sino ad ora – ha detto il ministro dell’università Stefania Giannini intervenendo ieri agli Stati Generali della ricerca sanitaria organizzati dal Ministero della Salute – i ricercatori sono stati trattati come normali dipendenti pubblici, ma questo non funziona. È un aspetto che affrontiamo con una delega specifica alla legge Madia, che renderà la figura del ricercatore libera di giocare con le stesse regole che hanno i ricercatori di altri Paesi. Questo permetterà al nostro sistema di aprirsi”.
Per Giannini l’obiettivo del governo “è modificare in profondità il sistema, rendendolo capace di attrarre investimenti ma soprattutto talenti. Per questo dobbiamo costruire un ecosistema eccellente”. Il ministro sostiene di volere “superare l’attuale trattamento giuridico per i ricercatori, come se fossero dipendenti pubblici qualsiasi. In questo senso la burocrazia è spesso un ostacolo e il decreto Madia è utile proprio per semplificare la Pubblica amministrazione e per rendere la figura del ricercatore negli enti finalmente libera di giocare con le stesse regole degli omologhi degli altri Paese. In questo modo il nostro sistema sarà più competitivo”. La proposta punta proprio alla realizzazione di un ruolo unico dei ricercatori, mettendo l’accento su libertà di ricerca, autonomia professionale, titolarità di progetti e finanziamenti. C’è anche “un percorso legislativo per riconoscere la figura del ricercatore industriale – ha annunciato la vicepresidente di Confindustria, Diana Bracco – Si tratta di un profilo di ricercatore che potrà avere un percorso con accesso alternato al settore pubblico e privato, e ciò aumenterebbe la possibilità di trasferimento tecnologico”. E’ un annuncio importante: i ricercatori – al convegno si è parlato solo degli enti di ricerca, ma potrebbe valere anche per l’università – saranno trattati da «imprenditori» che gestiranno i «capitali» dei progetti individuali europei. Lo Stato non metterà un euro in più. Cosa che avviene già oggi, solo che non esiste ancora lo status giuridico. Dopo la nuova riforma, i ricercatori porteranno in dote il “peculium” e gli atenei se li contenderanno su un mercato ristretto. Mancheranno sempre di più i fondi destinati alle loro esigenze di base e quelli superstiti saranno distribuiti dalla Valutazione della Qualità della Ricerca agli atenei “eccellenti”. Per tutte le altre esigenze – i corsi, le lauree ecc – ci saranno i precari cui si prospetta un “ruolo unico”. E il sogno di entrare a far parte della “global class” degli imprenditori della ricerca contesi dal mondo universitario. (Fonte: Il Manifesto 28-04-16)