POCHI FONDI PER LE STARTUP DELLA MEDICINA NONOSTANTE LA QUALITÀ DELLA RICERCA Stampa

Il numero di citazioni di ricerche italiane secondo PubMed è superiore a quello di Germania e Francia, ma rispetto all'estero c'è un forte gap nell'entità dei venture capital disponibili per le società innovative. Sembra però che l'Italia cominci a recuperare il terreno perduto. Si muovono i grandi gruppi farmaceutici. Il rapporto Assobiomedica 2015 rileva 291 startup attive in Italia nel campo dei dispositivi medici, di cui il 26% si occupa di diagnostica in vitro, il 21% di bio-medicale strumentale e il 20% di software e servizi (il settore maggiormente in crescita, grazie al programma Horizon 2020). Diversi incubatori offrono una sede, training e consulenze alle startup biomediche. «Per la ricerca non sono necessarie altre strutture: occorre investire», spiega Silvano Spinelli, presidente di BiovelociTA, acceleratore nato lo scorso ottobre. «Il gap esiste perché le star-tup non riescono a raccogliere i fondi "seed" per passare dal laboratorio alla valutazione preclinica, che oscillano tra i 500.000 e il milione di euro. Nel 2015 in Italia sono stati raccolti nel settore 55 milioni di dollari di venture capital. Un'inezia, paragonati ai due miliardi e mezzo della Gran Bretagna». (Fonte: M. Passaretto, IlSole24Ore 29-03-16)