RECLUTAMENTO IN PANNE Stampa

Il 2016 è iniziato con nuovo problema per gli atenei: la scadenza in molti dipartimenti di quasi tutti i contratti di ricercatori a tempo determinato di tipo A (secondo il data base del Miur pari a 3044). Si tratta di figure, nate con la legge Gelmini (l. 240/10) e che dopo un contratto di 3 anni, rinnovabile al massimo per altri due, avrebbero dovuto trovare uno sbocco come ricercatori di tipo B e poi passare di diritto alla fascia di associati. Passaggio mai avvenuto. La ragione? Semplice, ha spiegato Paolo Rossi, componente del Consiglio universitario nazionale, «il futuro di questi soggetti è condizionato indirettamente dall’irrisolta collocazione di migliaia di ricercatori a tempo indeterminato che, pur avendo conseguito l'abilitazione negli ultimi anni, non hanno trovato spazio nel piano straordinario per gli associati». Un piano che, secondo le intenzioni dell’allora ministro Gelmini, avrebbe dovuto assorbire 10mila soggetti, ma che, di fatto, ne ha reclutato solo 6mila, anche a causa di un taglio del budget passato da 240 milioni di euro a 173 milioni. Ad oggi la platea di soggetti che aspira all’abilitazione da associato ammonta a circa 17 mila tra i vecchi ricercatori a tempo indeterminato, a cui vanno poi aggiunti altrettanti titolari di assegni di ricerca e i 700 ricercatori di tipo B con contratti di tre anni (ai quali si andranno a sommare i nuovi 861 RTD-B del Decreto ministeriale 18 febbraio 2016 n. 78), gli unici che possono portare alla promozione ad associato se al termine del triennio hanno conseguito l’abilitazione scientifica. Una situazione che neanche la Stabilità riuscirà a sanare. La legge, infatti, ha sì previsto lo sblocco del turn over dei ricercatori di tipo A per gli atenei virtuosi, ma questa liberalizzazione «che può sembrare generosa», ha precisato ancora il rappresentante del CUN, «è molto pericolosa, perché non può che spingere ad aumentare la massa del precariato privo di sbocchi definiti senza incentivare in alcun modo il passaggio a profili tenure track che sono quelli di cui il sistema ha maggiormente bisogno». (Fonte: B. Pacelli, IlSole24Ore 26-01-16)