PERCHÉ LE UNIVERSITÀ ITALIANE NON SVETTANO NELLE CLASSIFICHE MONDIALI Stampa

La notizia è sempre la stessa: le università italiane sono nelle retrovie secondo la graduatoria annuale pubblicata da QS (Quacquarelli Symonds), nota come QS World University Rankings.
Ai primi posti nel mondo troviamo, infatti, in ordine: il Mit (Massachusetts Institute of Technology) che si riconferma in vetta alla classifica per il quarto anno consecutivo, lo seguono a ruota Harvard, Cambridge e Stanford. Fino all’ottavo posto troviamo atenei anglosassoni, mentre al 9° c’è l’elvetica Eth. Tra le prime venti posizioni si collocano anche due università di Singapore.
Per quanto concerne l’Italia il responso del ranking è abbastanza deludente. L’unica nota positiva riguarda il Politecnico di Milano, primo nella classifica internazionale al 187° posto ed in ascesa nella classifica. Non male quindi come risultato, essere tra i primi 200 Paesi del mondo. La seconda in graduatoria è l’Università di Bologna, 204esima, mentre la Sapienza si colloca al 3° posto tra le italiane.
Perché? Alcuni studiosi attribuiscono le basse posizioni ai numerosi scandali e corruzioni che hanno avuto risonanza mondiale negli anni, altri agli scarsi fondi a disposizione e ai mancati investimenti nelle tecnologie che rendono le nostre università e i suoi sistemi tra i più antiquati del mondo. Degli esperti di ranking hanno poi rilevato che uno dei problemi pratici risulta essere il fatto che la classifica QS attribuisce punteggi bassi a facoltà in cui l’Italia eccelle. Inoltre è bene segnalare che la deludente situazione italiana è dovuta anche – e soprattutto – ai cambiamenti nei criteri di valutazione adottati da QS. Infine, la classifica si è concentrata su valori dell’insegnamento, senza tenere conto della qualità dei laureati: bisogna, infatti, dire che i risultati che emergono dalle misurazioni sulla preparazione degli studenti sono molto diversi, dal momento che i laureati nostrani sono piuttosto preparati. Spiegato tutto ciò, la situazione rimane, e si dovrebbe cercare di intervenire per riportare le università italiane allo splendore delle Universitas del passato. (Fonte: smartweek.it 20-01-16)