SULL’USO DELLA RANDOMIZZAZIONE PER SCEGLIERE I BENEFICIARI DELL’ASSEGNAZIONE DI PROGETTI DI RICERCA Stampa

Sulla rivista Nature è stato pubblicato un editoriale dal titolo "The case for lotteries as a tiebreaker of quality in research funding", in cui si sostiene l'uso della randomizzazione per scegliere i beneficiari dell'assegnazione di progetti di ricerca quando le differenze tra essi sono troppo piccole per essere rilevanti. L'uso della randomizzazione in questo ambito è relativamente nuovo e la British Academy fa parte di un piccolo gruppo di finanziatori che la sperimentano, guidati dalla Fondazione Volkswagen in Germania, dal Fondo austriaco per la scienza e dal Consiglio per la ricerca sanitaria della Nuova Zelanda. La Fondazione nazionale svizzera per la scienza (FNS) è probabilmente quella che si è spinta più in là: alla fine del 2021 ha deciso di utilizzare la randomizzazione in tutti i casi di spareggio per l'intero portafoglio di sovvenzioni di circa 880 milioni di franchi svizzeri (910 milioni di dollari).
Il filosofo della scienza britannico Donald Gillies aveva pubblicato un articolo dal titolo "Selecting applications for funding: why random choice is better than peer review" in cui aveva discusso sugli effetti distorsivi derivanti dall'adozione generalizzata della peer review ex-ante per la selezione dei progetti di ricerca. La sua tesi può essere riassunta: "Un metodo ampiamente utilizzato per finanziare la ricerca è quello dei progetti competitivi, in cui la selezione delle domande da finanziare viene effettuata mediante revisione anonima tra pari. L'obiettivo del presente lavoro è quello di sostenere che il sistema funzionerebbe in modo più efficiente se la selezione avvenisse tramite scelta casuale piuttosto che tramite peer review. Il sistema di peer review presenta dei difetti che sono stati messi in luce da critiche recenti, tra cui quella del premio Nobel Sir James Black".
Chiunque abbia presentato un progetto PRIN sa che a volte si viene o meno finanziati per un punto (UNO) di differenza: uno su 100. E' una pratica di valutazione che non significa assolutamente nulla, è deleteria perché introduce un livello di randomizzazione guidata dalla percezione o magari dall'umore di un referee, che assegna il voto X invece che X+1 perché magari gli è andato di traverso un boccone (e per quale altra ragione si può dare 8/10 invece di 9/10 valutando, per dire, l'impatto sociale di un progetto di ricerca?).
In ogni caso bisogna ricordarsi che finanziare il 5% dei progetti (se non meno) è una pratica insensata in ogni caso, nonché uno spreco incredibile di risorse e un deperimento della diversificazione della ricerca. (F: F. Sylos Labini, Roars 28.09.22)