L’AUTONOMIA UNIVERSITARIA OGGI Stampa

Autore: Beniamino Caravita. Federalismi n.ro 25 - 03/11/2021.
È finalmente giunto il momento di riaffermare la centralità dei luoghi di ricerca e, tra di essi, delle Università. In fin dei conti, proprio le Università, sulla base del loro statuto costituzionale di libertà e di autonomia, specie se riescono - se riusciamo - a rinnovarsi e uscire da una certa patina di autoreferenzialità (diciamoci la verità, ormai un po' stantia e anacronistica), sono il luogo della più grande industria del Paese (basta pensare ai numeri – studenti, docenti, personale amministrativo, indotto - che si muovono intorno ad esse); sono il luogo in cui si può trovare ogni tipo di expertise; sono il principale luogo in cui si può intercettare, strutturare e dirigere la formazione della futura classe dirigente nazionale ed europea; sono un luogo fondamentale, anche se non unico, per garantire mobilità sociale (elemento drammaticamente mancato negli ultimi venti anni e che ha contribuito ad aumentare quel livello di frustrazione che attraversa le nostre società); sono il luogo, se non unico, sicuramente privilegiato in cui si può produrre e far circolare (garantendo la massima libertà di espressione, fondamento laico della costituzionalmente garantita libertà di ricerca e di insegnamento) quel patrimonio di idee che è l'unica garanzia della crescita del Paese e dell'Europa di fronte alle chimere di modelli, estranei alle nostre tradizioni e ai nostri valori, basati sulla competizione estrema ovvero sul carattere autocratico e autoritario del processo decisionale. Ma, come più volte sottolineato, la difesa strenua dell'autonomia non può andare disgiunta dalla consapevolezza che l'autonomia implica responsabilità, che rivendicare l'una dimensione senza accettare l'altra rende poco credibili le istanze che provengono dal mondo universitario. Nel 1988, più di trent'anni fa, Leopoldo Elia concludeva il Convegno AIC sull'autonomia universitaria, proponendo che "l'assemblea affidi al futuro consiglio direttivo il compito di elaborare un documento che contenga le soluzioni più accettabili dal punto di vista costituzionalistico". Molti temi sono stati affrontati; alcune riforme sono state approvate; il rapporto tra dimensione individualistica e dimensione collettiva della libertà di ricerca e di insegnamento rimane sempre sullo sfondo, anche se tutti noi ci rendiamo conto della crucialità della dimensione collettiva, non solo nell'area delle hard sciences, ma anche in quella nostra delle soft sciences. Ma molti nodi sono ancora sul tappeto: e bisogna cogliere l'occasione per discuterne evitando pregiudizi ideologici e senza infingimenti. (F: Dalle conclusioni del saggio)