RICERCA E SVILUPPO. RAPPORTO ISTAT 2019-2021 Stampa

Nel 2021 la previsione di spesa in ricerca e sviluppo (R&S) delle imprese italiane aumenterà del 6,2 per cento, compensando quasi il calo del 6,9 del 2020 dovuto alla pandemia. Lo afferma l'Istat nel rapporto "Ricerca e sviluppo in Italia - anni 2019-2021". L'Istituto evidenzia come le aziende private rimangano i principali motori della ricerca, contribuendo per il 63,2 per cento rispetto al 22,5 delle università, al 12,5 del settore pubblico e all'1,8 del non profit. Non solo. "Le imprese - spiega l'Istat - si autofinanziano per la maggior parte della spesa in ricerca: 14,7 miliardi, pari al 55,9 per cento dei finanziamenti complessivi. Seguono le istituzioni pubbliche con il 32,3 per cento (8,5 miliardi) e i finanziatori stranieri che partecipano con il 9,6 della spesa, circa 2,5 miliardi". Dal report emerge anche che "le piccole imprese continuano a farsi strada nella R&S" e che si registra un "forte interesse per lo sviluppo sperimentale di nuovi prodotti e processi". Inoltre, "si conferma l'ampio divario tra il Nord e il resto del Paese. La spesa in R&S resta fortemente concentrata sul territorio, con oltre il 60 per cento che resta al Nord. I tre quarti della spesa totale sono effettuati da sei regioni: Lombardia (20,2), Lazio (14,2), Emilia-Romagna (12,9), Piemonte (11,9), Veneto (8,7) e Toscana (7,5) mentre l'intero Mezzogiorno contribuisce con una quota pari al 14,5 per cento". Infine nel 2019 si è registrata una crescita del personale impegnato in attività di R&S pari a 544 mila addetti. (F: Il Foglio 18.09.21)