LA RELATIVA LATITANZA DEI FILOSOFI ACCADEMICI, O LA VISIBILITÀ SPINTA DI ALCUNE FIGURE, NON GIOVA AL DIBATTITO PUBBLICO Stampa

La relativa latitanza dei filosofi accademici nel dibattito pubblico, o la polarizzazione della popolarità verso alcune figure, potrebbe avere anche una determinante nei meccanismi di funzionamento dell'editoria: i filosofi visibili nel dibattito pubblico non sono forse quelli che pubblicano libri nella nostra lingua e che «vendono bene»? La trasformazione verso la semplificazione dei corsi universitari, in atto da vari decenni, ha indebolito economicamente le case editrici che, di conseguenza, sembrano dover abbandonare le scelte culturali di lungo respiro (le traduzioni di volumi importanti, ad esempio, che hanno formato generazioni di studiosi fino agli anni Novanta circa), privilegiando, per le discipline umanistiche, i manuali oppure puntando occasionalmente sul pamphlet controverso. Questo sembra un fatto, più che una scusa, con cui la comunità filosofica, se incline alla partecipazione pubblica, deve fare i conti per riflettere sul proprio ruolo nella discussione allargata delle idee. (F: E. Allumerà, Il Mulino 15.10.21 https://tinyurl.com/3rf6v9fh)