CONCORSI PER DOCENTI UNIVERSITARI: UN SISTEMA DI CONTROLLO DA BASARE NON PIÙ SUL “POTERE ACCADEMICO” MA SULLA “REPUTAZIONE ACCADEMICA” DI CHI OPERA LE SCELTE Stampa

All'università non si può scegliere sulla base del "profilo" del candidato richiesto. Non si può dire, e tantomeno scrivere, che quella candidata o quel candidato è stata scelta o scelto per l'aderenza al profilo professionale richiesto dal Dipartimento dove il neo assunto o la neo assunta andrà a insegnare e a fare ricerca. Non si può e non si deve. L'assunzione (o la promozione) deve avvenire a seguito di un processo di selezione il più ampio possibile e sulla base di una serie di criteri quantitativi predefiniti con precisione. E se il candidato migliore è esperto in temi che non interessano il Dipartimento che bandisce? Oppure ci sono già troppi studiosi del suo tema di ricerca? Oppure mancano attrezzature indispensabili per le ricerche che dovrebbe portare avanti? Come si fa? Prendo una violinista per suonare il contrabbasso, o un cardiochirurgo invece di un ecografista, o un portiere invece di un terzino? Cosa c'è di così difficile da comprendere?
Anche in altri Paesi europei, dove le università sono pubbliche, si assume a seguito di "call" pubbliche, e spesso si procede con selezioni internazionali con l'apporto di valutatori esperti di altri paesi.
La differenza sta nel fatto che "da noi" – ed ecco il paradosso – si pretende che il concorso sia sordo e cieco e che la commissione esegua esclusivamente una funzione notarile, anzi ragionieristica, costruendo graduatorie di candidati assegnando punteggi specifici a ogni voce curriculare richiesta dal bando (numero di pubblicazioni, anni di insegnamento, se si è o meno titolari di corso, numero di convegni, numeri di progetti vinti ecc.) e basta.
Guai a verificare il profilo del candidato/a: nessun riferimento deve essere fatto alla aderenza o meno dei candidati al profilo definito nel bando, pena il ricorso, o la denuncia ecc. ecc. Il fatto che, ciononostante, tanti ottimi ricercatori e studiosi operino nei nostri atenei, dimostra solo che il sistema costringe a trovare altre strade. Un paradosso, appunto. Invece, una scelta alla luce del sole costringe a esporsi e avvia un sistema di controllo basato non più sul "potere accademico" ma sulla "reputazione accademica" di chi opera le scelte. Tanto più efficace se l'operato di quella commissione potrà essere giudicato, a sua volta, nel tempo. (F: D. Braga, IlSole24ORE 13.10.21)