RECLUTAMENTO. EFFETTI DEL PIANO STRAORDINARIO TRIENNALE PER LA CHIAMATA DI PROFESSORI ASSOCIATI Stampa

Il piano straordinario, previsto dall'articolo 29, comma 9, della legge n. 240 del 2010, ha validità triennale. Il Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, di concerto con il Ministro dell'economia e delle finanze, ha fissato col decreto interministeriale 15 dicembre 2011 i criteri per la ripartizione tra le università del fondo introdotto dall'articolo 29 sopra citato indicandolo come «Piano straordinario» per la chiamata di professori associati. Prescindendo dai tecnicismi concernenti la distribuzione temporale delle risorse, corrisponde in sostanza alla disponibilità di 80 milioni di euro annui per tre anni da destinarsi al reclutamento di professori associati. La cifra corrisponde a poco più di 600 P.O. (Punti Organico) annui. Tenuto conto del fatto che il 20% dei posti deve essere destinato a esterni (costo 0,7 P.O.) e l'80% a interni (costo 0,2 P.O.) il costo medio di ogni promozione è di 0,3 P.O., per cui le risorse disponibili corrispondono a circa 2.000 reclutamenti annui nella fascia degli associati (di cui almeno 400 esterni all'Ateneo reclutante).
Il piano triennale straordinario inciderà significativamente, ma in misura ancora non decisiva, sull'ampiezza numerica della fascia dei ricercatori a tempo indeterminato. Poiché il numero attuale dei ricercatori (inclusi gli ultimi concorsi ancora in corso) è di circa 25.000, l'effetto cumulativo di pensionamenti e promozioni porterà tale numero nell'arco di un triennio a circa 17.500, una quantità tale da esercitare un condizionamento ancora importante, nel secondo triennio, sulle reali prospettive di reclutamento, nella fascia degli associati, per i ricercatori a tempo determinato di tipo b) reclutati nel primo triennio, il cui numero dovrà quindi essere necessariamente contenuto per evitare effetti "collo di bottiglia" di cui i ricercatori a tempo determinato sarebbero inevitabilmente le prime vittime, tenuto conto anche del fatto che solo il 50% dei reclutamenti sarà per chiamata diretta, e per gli altri sarà inevitabile la competizione Ira vecchi e nuovi ricercatori.
L'insieme delle premesse precedenti rende possibile disegnare uno scenario abbastanza realistico per i reclutamenti del prossimo triennio accademico 2012-2015.
I P.O. (circa 500) dovranno essere utilizzati, per i vincoli normativi, per "coppie" ordinario — ricercatore tipo b, al costo di 0,3+0,5 = 0,8 P.O. per "coppia". Tenuto anche conto dei vicoli sulla chiamata di esterni, si può ipotizzare che saranno reclutati ogni anno, per il triennio 2012-2015, circa 500 professori ordinari e poco più di altrettanti ricercatori di tipo b (un numero che pare abbastanza compatibile con le prospettive di reclutamento degli stessi come associati nel triennio successivo 2015-2018).
Nel frattempo, come si è detto, circa 2000 tra gli attuali ricercatori a tempo indeterminato dovrebbero passare alla fascia degli associati ogni anno. Al termine del prossimo triennio lo scenario della docenza universitaria potrebbe essere quindi il seguente:
Professori ordinari:   circa 13.500
Professori associati: circa 19.500
Ricercatori T.I.:        circa 17.500
Ricercatori T.D.b):   circa 1.500
Il numero totale dei professori (33.000) sarebbe molto inferiore a quello ipotizzato a regime sulla base del modello sopra discusso, con gravi conseguenze per la sostenibilità della didattica, e il numero complessivo (circa 50.000) del personale di ricerca, di ruolo e a tempo determinato, sarebbe ulteriormente ridetto del 15% rispetto a quello attuale, già largamente insufficiente in comparazione al personale di ricerca degli altri paesi avanzati.
La prospettiva per il secondo triennio è a questo punto assai complessa e le valutazioni quantitative sono difficili perché esiste un'evidente discrepanza tra le risorse presumibilmente disponibili (circa 1000 P.O. annui, come si è visto) e il fabbisogno realisticamente derivante dal modello: oltre 300 P.O. necessari per promuovere 750 associati a ordinario (al costo medio di 0,44 P.O. per chiamata, tenuto conto del 20% di chiamate esterne), circa 450 P.O. per promuovere ad associato (al costo medio di 0,3 P.O.) almeno 1500 ricercatori (tenendo conto anche del backlog nelle coorti più giovani e del persistente deficit di professori) e circa 750 P.O. per reclutare almeno 1500 nuovi ricercatori di tipo b) ogni anno (tenendo conto delle possibili perdite per mancata abilitazione nella fase del passaggio in ruolo).
Il deficit tra risorse e fabbisogno risulta, anche nelle ipotesi moderatamente ottimistiche sulla cui base si è svolto fin qui il ragionamento, non inferiore a 500 P.O. annui, ed è destinato ad aggravarsi nel tempo per la riduzione dei pensionamenti, per l'esaurimento dei ricercatori a T.I. e per i vincoli nell'utilizzo del turnover. Sembra quindi ineludibile un intervento ministeriale e governativo su almeno due punti-chiave:

-        Attuazione di un secondo piano straordinario per il triennio 2015-18 per garantire adeguati sbocchi ai ricercatori T.I. e T.D.b abilitati e per permettere al sistema di raggiungere il valore a regime per i professori di prima e seconda fascia (almeno tremila più di quelli previsti per il 2015)

-           Eliminazione di ogni vincolo permanente nell'utilizzo del turnover che risulti incompatibile con il mantenimento del personale docente e di ricerca a livelli almeno comparabili con quelli attuali.
(Fonte: Nota del prof. Paolo Rossi del 22-04-12 allegata alla mozione del CUN del 03-05-2012)