Come ricorda Irene Tinagli in una nota su "ItalianiEuropei", il dibattito pubblico sull'adeguatezza della governance economica europea la accompagna dal suo avvio, che risale al Trattato di Maastricht del 1992 e al Patto di stabilità e crescita del 1997. Next Generation EU, del luglio 2020, rappresenta perciò una novità: di strumento, di contenuti, di procedure e di modalità di finanziamento, affidata a regole, valutazioni e controlli. Una novità complessa e articolata, difficilmente assimilabile con poche frasi ad effetto. Tanto più se la banalizzazione che ne viene fatta, relativamente al suo strumento più rilevante, il PNRR (Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza), è quella di un "serbatoio di risorse da spendere". Nel Piano la ricerca trova posto all'interno della "quarta missione", insieme all'Istruzione, sotto il titolo "Dalla ricerca all'impresa" che già indica l'obiettivo e prefigura i percorsi. Complessivamente oltre 11 miliardi di solo PNRR sui cinque anni, integrati da circa 1.5 di ReactEU e Fondo complementare. Quasi 13 miliardi, quindi, su una capienza complessiva di oltre 235. |