VALORIZZAZIONE DELLA RICERCA Stampa

Rapporto edito da Associazione Spazio Aperto – www.spazioaperto.org – 14.04.2021.
Lo sviluppo di una civiltà è da sempre legato alla capacità di trasformare un'intuizione "scientifica" –anche nella sua forma più arcaica e rudimentale – in un'innovazione tecnologica capace di indirizzare il corso degli eventi. Questo legame tra ricerca scientifica ed avanzamento culturale è quanto mai attuale in considerazione del fatto che il progresso tecnologico di un paese – ora più che mai – è in grado di determinarne il benessere collettivo, nonché il suo peso socio-economico a livello internazionale. L'Italia, storicamente, ha più volte giocato un ruolo predominante, non solo nell'antichità e nel Rinascimento, ma anche in tempi più recenti, esprimendo alcune delle menti e dei gruppi di ricerca più all'avanguardia in molte discipline scientifiche.
Il processo attraverso il quale avviene il trasferimento dalla conoscenza scientifica all'innovazione tecnologica, pur non essendo sempre lineare, soprattutto in contesti di profonda mutazione degli scenari geo-politici e di congiunture socio-economiche particolarmente complesse ed in evoluzione, come quelle che conseguono e conseguiranno all'attuale crisi sanitaria, costituisce un percorso che va incentivato, assistito, accompagnato. Nella disamina che segue, si vedrà come l'Italia disponga tutt'oggi di un potenziale altissimo in termini di qualità della ricerca scientifica sia essa pubblica che privata; tuttavia, si potrà notare, anche, come all'atto pratico, ricerca e industria vivano una separazione sostanziale che ha comportato, e ancora oggi determina, una incapacità nella valorizzazione dei migliori risultati della ricerca per il nostro Paese. Si sottolinea sin da ora come il lavoro qui presentato si riferisca principalmente al mondo delle discipline scientifiche, e non – o solo parzialmente – alle scienze socio-umanistiche. Oggi, pur essendo stato intrapreso un percorso teso a colmare il divario rispetto a Paesi storicamente considerati "Start-up Nations" (Israele, Gran Bretagna, USA, Germania, Svezia) – così come fatto da Francia e Cina che, in pochissimi anni, sono riuscite ad entrare a pieno titolo in questo ristretto club di nazioni "innovatrici" – per l'Italia il cammino è ancora lungo, nonostante talune iniziative di successo, a causa soprattutto dell'assenza di un attore nazionale capace di coordinare i tanti sforzi messi in campo,
che troppo spesso si vanificano in mille iniziative finanziate, ma non coordinate. La disamina e la proposta qui descritte nascono da un lavoro di analisi avviata già prima della pandemia COVID-19 e sono finalizzate: (i) ad analizzare le iniziative presenti sul panorama italiano nel delicato ambito dell'innovazione, (ii) a compararle con le migliori pratiche internazionali, (iii) a suggerire alcune linee guida che possano contribuire a restituire all'Italia un posizionamento tra le economie a più alta "produttività scientifica", capace di favorire la nascita di imprese ad alto contenuto tecnologico attraverso le quali garantire la nascita di nuovi posti di lavoro ad alta qualifica professionale. (F: Dall'Introduzione al Rapporto 14.04.21)