GLI ISTITUTI TECNICI SUPERIORI PILASTRO EDUCATIVO DELL’ISTRUZIONE TECNICA SUPERIORE Stampa

Nel suo discorso d'insediamento il presidente del Consiglio Mario Draghi parla degli ISTITUTI TECNICI SUPERIORI (ITS) come del "pilastro educativo" della rinascita nazionale. La nicchia sta per diventare mainstream, tanto che il Recovery Plan prevede di quintuplicare le risorse per questi istituti in cui la competenza tecnologica segue passo passo la pratica aziendale. Guai a chiamarli "scuole": gli Its sono istituti di istruzione post diploma, ovvero imparentati con le università. Non danno lauree, non ti fanno dottore, ma affinano alte competenze tecnologiche e garantiscono la quasi certezza di un posto di lavoro: dopo due anni passati tra aule, laboratori e impianti industriali, l'80 per cento dei ragazzi è assunto in azienda, nel 90 per cento dei casi con funzioni coerenti al percorso appena concluso. Se poi i ragazzi sono quelli dei corsi in meccatronica e tecnologie digitali dell'Its Umbria, gli stessi numeri tendono a scavallare quota 100 per cento. "Questi istituti funzionano se rispondono a un bisogno reale del territorio" dice Antonella Zuccaro, a capo del team di ricerca Indire, che stila la graduatoria nazionale. "In Umbria, come in altri Its dedicati all'aerospazio, alla nautica, alla meccanica o ad altre filiere produttive, l'osmosi con il mondo imprenditoriale espone da subito i ragazzi alla dimensione pratica della conoscenza". "La nostra vera forza è la flessibilità" spiega il direttore Modugno. "A stabilire il piano di studi è un comitato scientifico dove siedono manager, imprenditori e docenti universitari, mentre a tradurlo in pratica sono decine di accademici, professori, tecnici o manager che si trasformano in docenti Its solo per il tempo necessario a raggiungere i nostri obiettivi". Non per nulla in dieci anni gli Its sono rimasti una scelta per pochi, con 18 mila studenti a fronte di 1.650.000 iscritti all'Università e 2.700.000 alunni delle superiori: "Nonostante l'alto tasso di abbandoni, le famiglie italiane hanno ancora il mito dell'Università" spiega Antonella Zuccaro. "Ma a frenare la crescita degli Istituti tecnici superiori è anche un cronico deficit di programmazione: prima del diploma i ragazzi sono in grado di valutare l'offerta universitaria ma non i corsi Its che farebbero per loro". Poi però venne Draghi, e prima di lui la ministra Azzolina, che già a settembre affidava al Recovery Plan il compito di strappare gli Its alla marginalità. La seconda vita degli Its parte da un miliardo e mezzo di fondi straordinari in cinque anni: si tratta di iniettare solidità senza togliere flessibilità. Non semplice: "Vogliamo moltiplicare le classi, ampliare i laboratori, creare un campus per i fuorisede" sogna Modugno. Passare dalla nicchia per pochi all'eccellenza di massa. (F: R. Oriani, Rep Venerdì 09.04.21)