Home 2011 1 Novembre
1 Novembre
Discipline umanistiche. Necessità di internazionalizzazione PDF Stampa E-mail
L’italiano è stato, con francese, inglese e tedesco, una delle lingue di cultura europee, e ancora all’inizio del XIX secolo il bacino dei suoi parlanti, dialettofoni inclusi, era per ampiezza il settimo del mondo. Oggi però, tranne che in alcune nicchie, l’italiano come lingua di cultura conta poco, il nostro bacino linguistico è scivolato al 22° posto, e si prevede che scenderà al 40° nei prossimi decenni. Quelle lingue di cultura che dialogavano tra loro, riflettevano inoltre un’Europa delle potenze che dominava il mondo e oggi non esiste più. Un declino più drammatico rispetto all’italiano ha colpito il tedesco, che fino alle guerre mondiali signoreggiava in larghi campi della scienza, e persino il francese, che pure è stato una lingua imperiale e caparbiamente difesa. L’inglese ha invece subito una trasformazione radicale che, dopo aver investito le scienze naturali e mediche, e poi quelle socioeconomiche, sta coinvolgendo le discipline umanistiche. Esso ha smesso cioè di essere solo una lingua nazionale, ed è diventata la lingua di un "sopramondo" del quale fanno parte anche i grandi popoli asiatici, che la hanno scelta come lingua veicolare per le scienze e l’alta cultura. Non abitare questo sopramondo, non avere articoli pubblicati su riviste presenti nelle grandi banche date internazionali — che ormai esistono anche per le discipline umanistiche — e quindi facilmente reperibili e leggibili da un indiano come da uno scandinavo, vuol dire non esistere. E’ questo il rischio che corre la parte migliore, ma non internazionalizzata, della nostra cultura umanistica: ottime ricerche non varcano i confini nazionali e partecipano solo di rado al dibattito internazionale; e troppo spesso i nostri giovani restano imprigionati in un ambito che ha limiti intellettuali angusti, perché ormai è altra la scala necessaria. Si tratta quindi di valorizzare la parte alta della nostra cultura, che specie in alcuni settori è ancora tra le migliori del mondo, ma per valorizzarla occorre individuarla, con la collaborazione delle Società scientifiche nazionali, e aiutarne l’internazionalizzazione. Questa è l’essenza della valutazione che l’ANVUR dovrebbe fare, sulla base della specificità delle discipline umanistiche, ma anche del loro ritardo nell’elaborazione di strumenti validi e condivisi di valutazione. Come ha scritto il suo presidente Fantoni, questa valutazione dovrà essere costruita tenendo sì conto di quelle specificità, ma anche delle esperienze internazionali, senza usare le prime come scusa per restare all’interno di uno stagno solo illusoriamente protetto. Lo Stato italiano, come ha fatto quello francese con Persée (http://www.persee.fr/web/guest/home), dovrebbe impegnarsi a portare in rete tutte le annate delle principali riviste umanistiche italiane.
(Fonte: A. Graziosi, federalismi.it n. 19/2011, 05-10-2011)
 
Classifica degli atenei. Gli atenei italiani nel ranking 2011-2012 del Times Higher Education PDF Stampa E-mail

Nell'elenco dei primi 400 atenei nel mondo secondo il Times Higher Education per il 2011-2012 il sistema universitario italiano sembra godere di una valutazione migliore rispetto agli anni passati. Pur non essendo presenti tra i primi 200, compaiono in classifica 14 atenei italiani: al 228° posto, a pari merito, Milano Statale e Milano Bicocca. Seguono Trieste (237), Bologna (246), Padova (249), Trento (284), Ferrara (312), Pisa (323), Sapienza di Roma (324), Politecnico di Milano (340), Modena e Reggio Emilia (340). Infine, nelle posizioni comprese tra 351 e 400, gli atenei di Bari e del Salento e il Politecnico di Torino. Una precisazione: l'Università di Bologna, che sembrava guidare le top italiane, era al primo posto in virtù del fatto che nella lista generale che appare sul sito del "Times" le università che compaiono dal 200° posto in poi sono elencate in ordine alfabetico. Maggiori informazioni nel sito THE:
http://www.timeshighereducation.co.uk/world-university-rankings/
(Fonte: I. Ceccarini, www.rivistauniversitas.it 13-10-2011)

 
Classifica CENSIS delle università statali 2011 PDF Stampa E-mail

Oltre alle classifiche internazionali che ogni anno sono aggiornate, è ora disponibile on line anche la classifica di oltre 400 Facoltà e di 57 Atenei italiani statali, effettuata dal CENSIS.
L'iniziativa figura su Censisguida.it  - Centra il tuo futuro (www.censisguida.it), un portale altamente specializzato di recente istituzione, destinato ad aiutare gli utenti ad orientarsi nell'universo dell'Alta Formazione, fornendo aggiornamenti dal mondo dell'Università e del lavoro, interviste ad esperti e servizi personalizzati per chi offre e per chi cerca.
Le valutazioni CENSIS dei singoli gruppi di Facoltà hanno cercato di applicare parametri omogenei, attribuendo un punteggio medio finale come risultanza di quattro dimensioni osservate:

• produttività (dispersione; indice di regolarità dei crediti; tasso di iscritti regolari);

• didattica (rapporto docenti di ruolo per crediti erogati e per iscritti; posti aula per iscritto; rapporto ricercatori/ordinari; insegnamenti monitorati/insegnamenti totali);

• ricerca (unità di ricerca finanziate con Programma PRIN e da VI e VII Programma Quadro; finanziamento medio ottenuto; tasso di successo ai Programmi PRIN; finanziamento medio per ricerca internazionale per docente di ruolo);

• rapporti internazionali (mobilità studenti in uscita e in entrata; Università ospitanti; opportunità internazionali; corsi di laurea a doppio o titolo congiunto).

Per info su classifica Censis:
http://www.censisguida.it/document/it/classifica_2011_degi_atenei_statali/news
Per nota metodologica sui criteri:
http://www.censisguida.it/document/it/nota_metodologica/universita_e_alta_formazione
(Fonte: M. L. Marino: www.rivistauniversitas.it 26-10-2011)

 
Specialisti ancora in formazione all’interno delle attività ordinarie delle ASL? PDF Stampa E-mail
L’emendamento all’AC 4274 proposto dai Ministri della Salute e dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, di concerto con il Ministro dell’Economia e delle Finanze, appena approvato dalla commissione affari sociali della Camera, sancisce l’intenzione dell’inserimento degli specialisti ancora in formazione all’interno delle attività ordinarie delle Aziende sanitarie locali. Il complesso del provvedimento rappresenta un’intrusione demolitrice senza precedenti della medicina universitaria e tramite essa dell’autonomia stessa dell’Università: si assegna, infatti, esclusivamente alle Regioni anche il “potere” di indicare quali Unità Operative a direzione universitaria attivare e si consegna la selezione dei responsabili delle U.O. universitarie alla sola direzione sanitaria. Se approvato dal Parlamento il DDL segnerà una tappa storica dell’azione fagocitatrice delle regioni nei riguardi di un’altra autonomia anche se costituzionalmente garantita e già messa in forse dalla deriva regionalistica del diritto allo studio e dalla pioggia di regolamentazioni di dettaglio che si è abbattuta su ordinamenti, reclutamento e meccanismi di governo.
(Fonte: V. Mangione, Segreteria Nazionale CIPUR 12-10-2011)
 
Lo sviluppo si fa anche con la formazione. Semplificare le regole senza leggi architettoniche PDF Stampa E-mail
Fabio Beltram apre il nuovo anno accademico della Normale di Pisa: "L'incapacità di progettare, forse di concepire, un vero sviluppo che affligge il nostro paese mi sconcerta. Il nostro è un paese in crisi perpetua che non sa capire che la vera manovra per lo sviluppo si fa qui, con la formazione, con la cultura, con la ricerca, con le intelligenze". E ancora: "Sono molto preoccupato per il vostro futuro", tracciando il bilancio di quest'ultimo anno, il primo della gestione dopo la direzione di Settis. Ha sottolineato come le curve di gradimento della scuola da parte degli studenti, siano in crescita: più domande per i corsi di orientamento, più richieste di iscrizione. Ha ricordato come nella hit di Shanghai la Normale figuri fra i dieci migliori atenei del mondo in compagnia di colossi come Harvard o Cambridge. Prima di Beltram era intervenuto il presidente della CRUI, la Conferenza dei rettori italiani, Marco Mancini con un appello chiaro: "Ridiscutiamo dell'autonomia degli atenei", chiedendo "una semplificazione delle regole su didattica e reclutamento dei docenti nelle università dal momento che proprio i finanziamenti delle accademie saranno agganciati a parametri nazionali di produttività". "Basta con le leggi architettoniche" ha aggiunto, "abbiamo bisogno di norme più leggere e di semplificazione". Il presidente della CRUI chiede al ministro Gelmini e al governo "un programma pluriennale di investimenti perché senza un programma non possiamo pianificare nulla" e un nuovo sistema per tornare a reinvestire sulle infrastrutture e sull'edilizia residenziale in particolare.
(Fonte: La Repubblica Firenze 18-10-2011)
 
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