Home 2011 5 Settembre
5 settembre
L'ammissione alle Facoltà di Medicina e Chirurgia PDF Stampa E-mail
"E' giunto il momento di rivedere i test di ammissione alle facoltà di medicina e di mettersi tutti attorno ad un tavolo per capire come riformare le prove. Migliorando, ad esempio, il peso del curriculum dello studente e rafforzando l'orientamento universitario già alle superiori". A parlare all'Adnkronos Salute è Andrea Lenzi, presidente del Consiglio universitario nazionale (Cun), organo elettivo di rappresentanza del sistema universitario, con il compito di formulare pareri e proposte al ministero dell'Istruzione, università e ricerca. "Tra le cose che andrebbero limate - spiega Lenzi, intervenendo nel dibattito in vista dei test d'ingresso alle facoltà di medicina, in programma il 5 settembre - c'è il peso delle domande di cultura generale all'interno della prova, che non sono sbagliate - precisa - ma sono la causa di troppi dispiaceri tra i candidati, magari super preparati in materie scientifiche. Invece si dovrebbe valutare meglio il curriculum precedente degli studi, e la pregressa storia di maturità del ragazzo". Secondo Lenzi, bisognerebbe poi "procedere a colloqui orali affidati a selezionatori esterni, in grado di valutare in maniera indipendente e trasparente l'aspetto motivazionale e psicologico del giovane". Infine, conclude, bisognerebbe "introdurre l'orientamento universitario già alle superiori, così da spiegare in modo chiaro cosa significa fare il medico prima di qualsiasi scelta. E magari scovare qualche 'genio' prima che perda anni in altre facoltà".
(Fonte: Adnkronos Salute 16-08-2011)
 
Per gli aspiranti medici la strettoia del numero chiuso PDF Stampa E-mail
Nonostante le statistiche dicano che il nostro Paese soffre una forte carenza di medici e chirurghi, il numero chiuso “taglierà le ali” a parecchi aspiranti dottori. In particolare quest’anno saranno tanti i partecipanti ai test di ammissione che non riusciranno a entrare, visto l’impressionante boom di iscrizioni per accedere ai corsi di laurea in Medicina e Chirurgia di tutta Italia. Alla vigilia del 5 settembre, fatidica data in cui tutte le facoltà di Medicina sottoporranno le aspiranti matricole al test, sono tra i 63 e i 65mila gli iscritti alle prove d’ammissione, ben settemila in più dell’anno scorso. All’Università di Torino l’aumento è del 9 per cento, a Parma del 14, a Palermo del 20. I posti disponibili totali sono 10.360. E più la città e l’ateneo sono grandi, più sono gli iscritti, tanto che a Bologna e Parma verrà ammesso un candidato su otto, uno su nove a Roma, uno su dieci a Bari. Il rapporto migliore per l’ammissione si registra all’Università di Siena. Ma quest’anno c’è una novità. Per dare la possibilità a ogni studente di provarci in più atenei il ministero dell’istruzione ha deciso di organizzare delle aggregazioni tra atenei regionali. Un esempio? In Friuli il test varrà per Trieste e Udine. Alla Sapienza un solo test per sei corsi di laurea. Ottanta domande a risposta multipla che terranno gli oltre 60mila candidati col fiato sospeso. Cultura generale, logica e, in fase sperimentale solo in alcuni atenei, domande di lingua inglese preparate dall’Università di Cambridge.
(Fonte: G. Cimpanelli, università.it 29-08-2011)
 
Nei test di ammissione manca l'aggancio con l'istruzione secondaria PDF Stampa E-mail
La ragionevolezza del meccanismo dei test di ammissione, che consente di evitare affollamenti delle strutture, diminuire la dispersione, contenere il delta fra offerta e domanda è indubbia. I problemi riguardano lo strumento (i test) e la sua coerenza con il sistema d'istruzione nel suo complesso. Confrontati con quelli di qualche anno fa, gli ultimi test sono complessivamente ben fatti: sensata la ponderazione fra parti generali e disciplinati a favore delle prime (le seconde saranno oggetto"di studio durante i corsi), benvenuta l'attenzione alle competenze logiche e testuali, a scapito della «cultura generale», troppo aleatoria. Quello che manca è l'aggancio con l'istruzione secondaria. È singolare .che uno studente debba conseguire un diploma «in uscita» che lo abilita a proseguire gli studi e si veda poi limitare il diritto di accesso da un altro filtro, del tutto indipendente dal primo. La direzione dello sbarramento «in entrata» è quella giusta, ma ne vanno tratte tutte le conseguenze: va cioè abolito l'esame di Stato e il valore legale del titolo. Infine, la secondaria superiore non esercita in alcun modo gli studenti ad affrontare prove analoghe ai test. A questo. solo le scuole possono ovviare nei fatti. Magari aiutate da un nuovo regolamento sulla valutazione che aggiorni l'attuale normativa. Che è un regio decreto del 1925.
(Fonte: P. Ferratini, Corsera 30-08-2011)
 
Visti d’ingresso per studenti stranieri PDF Stampa E-mail

I visti di ingresso e i permessi di soggiorno per studio che potranno essere rilasciati a studenti stranieri per l'anno accademico 2010-2011 sono 48.877. Il numero è stato stabilito con il decreto del ministero degli Affari esteri del 3 agosto, pubblicato sulla «Gazzetta Ufficiale» n. 202 del 31 agosto. In particolare, si tratta di 42.482 permessi per l'accesso ai corsi universitari presso gli atenei statali e non statali e 6.395 permessi per studiare presso le istituzioni di alta formazione artistica musicale e coreutica nazionali, statali e non.
(Fonte: Il Sole 24 Ore 01-09-2011)

 
Gli aspetti economici per la scelta dell’ateneo PDF Stampa E-mail
Per la scelta dell’università da frequentare esiste ora una nuova analisi, eseguita da Federconsumatori, che definisce le università più economiche d’Italia per quanto riguarda le tasse universitarie annuali. Negli ultimi 5 anni si è registrato un aumento generale delle tasse, ma le differenze tra i vari atenei sono molto nette e marcate. Un primo dato riguarda la differenza tra Nord e Sud: le università del meridione sono infatti più economiche. L’Università Aldo Moro di Bari è in assoluto la più economica d’Italia, nonostante gli incrementi, che però hanno colpito soltanto gli studenti che appartengono a fasce di reddito più elevate. Per fare alcuni esempi, iscriversi a un corso di laurea in ambito umanistico o tecnico in un ateneo dell’Italia meridionale è più economico che frequentare un corso di laurea in medicina a Milano. Una laurea in Ingegneria all’Università Federico II di Napoli può costare al massimo 1.432 euro l’anno, mentre Medicina all’Università Bicocca di Milano può arrivare fino ai 3.000 euro. L’università più cara è quella di Parma, nella quale si paga il 71% in più, rispetto alla media nazionale. Inoltre Federconsumatori fa notare che, oltre alle tasse universitarie, anche il costo della vita al Nord è più elevato: nelle regioni settentrionali si parla di un 13% in più rispetto a quelle meridionali, che gli affitti sono più alti nelle zone dell’Italia centrale e che i testi dei corsi umanistici sono più cari rispetto a quelli dei corsi scientifici. Nel complesso, quindi, una matricola che si trova ad affrontare la scelta del proprio futuro deve tenere in considerazione non solo dati qualitativi, didattici e attitudinali, ma anche molti fattori legati agli aspetti economici. L’indagine è stata fatta su un campione di circa 4.500 studenti di tutte le università italiane, iscritti all’anno accademico 2008 – 2009 ai corsi universitari di primo e secondo livello. Il primo dato evidente è che sono diminuiti molto gli studenti fuori sede: solo il 24%. La maggior parte vive in casa con i genitori e chi è costretto a spostarsi condivide l’alloggio o usufruisce di una sistemazione messa a disposizione con gli strumenti del diritto allo studio. Solo il 4,3% ha la possibilità di avere un proprio alloggio indipendente. Oltre a questo gli studenti tendono a non gravare completamente sulle spalle della famiglia, ma a impegnarsi in attività lavorative, e nel 68% dei casi gli studenti ultra-ventisettenni sono anche occupati in un lavoro stabile e continuativo.
(Fonte: controcampus.it 30-08-2011)
 
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