Home 2011 25 Luglio
25 Luglio
Università pubblica per oltre metà dei maturandi PDF Stampa E-mail
Oltre la metà dei maturandi sceglie l’università pubblica. Lo rivela un’indagine svolta da Studenti.it sulle scelte dei ragazzi, una volta conseguito il diploma. Coinvolti nel sondaggio oltre 800 giovani: il 57 per cento dei neo-diplomati sceglierà l’università pubblica, il 6 per cento sceglierà un ateneo privato, il 4 per cento andrà a studiare all’estero. Intende lavorare subito il 16 per cento, mentre il 3 per cento seguirà un corso di formazione professionale, incerto il 12 per cento degli studenti.
(Fonte: Bergamosera 15-07-2011)
 
Giovani neet (not in education, employment or training) PDF Stampa E-mail

A Napoli sono uno su tre. A Roma, spostando l'obiettivo di poco verso nord, il rapporto sale a uno su quattro. A Torino, in pieno settentrione, non si va oltre uno su sette. Parliamo dei laureati che alla soglia dei 35 anni ossia un'età che dovrebbe segnare già un punto decisivo in una carriera professionale di un certo livello — non solo non lavorano, ma neppure provano a cercare un impiego né fanno formazione per perfezionarsi. Questi giovani vengono spesso definiti invisibili o neet, acronimo di not in education, employment or training. Qualcuno li chiama semplicemente scoraggiati. Altri ancora, generalizzando (e forse banalizzando), li inquadrano nella categoria dei bamboccioni. Luca Bianchi, vicedirettore di Svimez, invece, parla di generazione brain waste: letteralmente spreco di cervelli. Il termine è di solito associato ai lavoratori che svolgono mansioni sottodimensionate rispetto alla preparazione acquisita in anni di università ma, evidentemente, può calzare perfettamente anche nel nostro caso.
(Fonte: Corriere del Mezzogiorno 13-07-2011)

GIOVANI CHE NON STUDIANO E NON LAVORANO

 
Borse di studio a copertura totale o parziale per frequentare facoltà e master PDF Stampa E-mail

Con l’avvicinarsi dell’autunno, le Università pubbliche e private si danno da fare per aiutare e conquistare nuovi studenti. Tra le offerte ci sono per esempio quattro borse erogate dalla Luiss School of government grazie a Unicredit & Universities Foundation per gli studenti meritevoli che concorrono all’ammissione al Master in International public affairs. Inoltre l’ateneo romano ogni anno mette a disposizione 500 borse di studio e agevolazioni su alloggi, trasporti, acquisto del pc per chi non ha i mezzi per pagare la retta universitaria.

Spostandoci a Milano sono in media un migliaio i sostegni allo studio dati alle matricole da parte della Bocconi. Mentre per coloro che scelgono i Master sono previsti finanziamenti o da parte delle aziende sponsor o da parte della stessa Università a seconda delle circostanze e delle esigenze. In Cattolica poi, dove per le facoltà più di 9.500 studenti beneficiano di forme diversificate di agevolazione allo studio e oltre 400 disabili possono usufruire di particolari servizi, nell’anno accademico 2011-2012, saranno assegnati con il sostegno di Promos Camera di Commercio una ventina di «assegni» alle candidature più interessanti provenienti dai Paesi in via di sviluppo (Sud America, Asia, Medio Oriente, Africa) che prevedono l’abbattimento del 50% della quota d’iscrizione e un rimborso spese di 5mila euro per la permanenza a Milano. Una quindicina di studenti provenienti dall’Africa potranno inoltre avere l’opportunità di seguire gratuitamente master internazionali in lingua inglese grazie ai proventi ricevuti con le destinazioni del 5 per mille. Per il Master in nutrizione e fitness sportivo la Statale (che per il prossimo anno accademico metterà a disposizione 321 borse per un milione e mezzo di euro) prevede invece di dare 3 mila euro di contributo per uno dei 15 partecipanti (iscrizioni fino al 29 settembre). La Liuc di Castellanza poi, che concede tramite l’iniziativa «Premiamo il merito» il pagamento della retta universitaria dal 12,5% al 50% in base al voto di maturità ed eroga circa 250 borse ogni anno, prevede 3 o più rimborsi totali e parziali per il Master in merchant banking che partirà nel gennaio prossimo (richiesta fino al 14 ottobre). Infine Bicocca prevede di poter mettere a disposizione circa 440 borse per coloro che frequenteranno le facoltà e 70 contributi per 6 master, per un importo di circa 300 mila euro.
(Fonte: Corsera 15-07-2011)
 
Corso di Medicina ridotto di un anno e tirocini di Giurisprudenza anticipati PDF Stampa E-mail

Accorciare a 5 anni il corso di laurea in Medicina, prima di accedere alla specializzazione, è una proposta di cui il ministro Gelmini starebbe ora discutendo con il ministro della Salute Fazio perché, come ha dichiarato Gelmini stessa, il percorso per i futuri medici è davvero lungo: «Ora sono 6 anni per la laurea, poi 4 o 5 di specializzazione, poi il dottorato. Non si finisce mai. L'obiettivo sarebbe quello di accorciare almeno di un anno». Bisognerebbe considerare l’ipotesi di trasformare il sesto anno del corso di laurea in un anno di “frequenza attiva del Servizio Sanitario prima dell’esame di abilitazione”. Attraverso un anno di tirocinio, gli studenti avrebbero più possibilità di mettere in pratica le conoscenze teoriche.

Ma cosa ne pensano i diretti interessati? L’abbiamo chiesto a Marco Bonsano, presidente di Sism (Segretariato Italiano Studenti Medicina) e studente al quinto anno dell’ateneo genovese: «La qualità di un corso», spiega, «non è proporzionale alla durata del corso. Secondo me accorciare di un anno non fa molta differenza, i problemi prioritari sono altri, ad esempio bisognerebbe reintegrare alcune materie trascurate, ma solo in seconda battuta bisognerebbe ridurre il numero di anni di corso».

La proposta avanzata di abbreviare i tempi per gli studi in Medicina ha riscosso successo negli Ordini dei Medici. Di parere diverso il Presidente del CUN, Andrea Lenzi, il quale esclude che si possa pensare a una riduzione di Medicina ex abrupto. “Intanto perché abbiamo vincoli imposti dall'Europa: in tutti i Paesi il corso di medicina dura 6 anni. E poi perché sarebbe davvero curioso che da un lato abbiamo portato Odontoiatria da 5 a 6 anni e dall'altro tagliamo un anno a Medicina”.

Anticipare invece il tirocinio previsto per i laureati in Giurisprudenza collocandolo, come ha spiegato il ministro Gelmini, «all'ultimo anno prima della laurea in modo che dopo il diploma occorra soltanto un anno di pratica», è un’ipotesi interessante per gli studenti? Secondo Cristina Pascariello, segretario generale di Elsa Milano (The European Law Students' Association), non sarebbe una cattiva idea: «Dopo la laurea in Giurisprudenza ci sono 2 anni di tirocinio prima dell’esame, ma poi tra esame scritto e orale passano molti mesi quindi prima di inserirsi nel mercato del lavoro possono passare anche 3 anni come minimo. L’ideale sarebbe anticipare il tirocinio di un anno, e sostituirlo a un esame non fondamentale. Giurisprudenza è un corso molto teorico, a differenza invece degli Stati Uniti dove i docenti universitari, già nel corso delle lezioni, sottopongono agli studenti degli atti e dei casi, dando una preparazione molto più pratica». Spiega il giovane avvocato Stefano Marangon, «la cosa importante sarebbe riuscire a svolgere tirocini in linea con le materie dell’ultimo anno, ad esempio 3 mesi in uno studio che si occupa di penale, per poi sostenere l’esame di procedura penale. La cosa difficile sarebbe invece quella di far retribuire tutti i tirocini formativi».
(Fonte: walkonjob.it  11-07-2011)
 
Gli Ordini dei Medici trovano utile la riduzione della durata del corso di medicina PDF Stampa E-mail
La riduzione della durata dell'iter formativo in Medicina, che tra laurea e specializzazione può superare i 12-13 anni, "e' un'iniziativa utile se ben studiata". Così il presidente della federazione degli Ordini dei Medici (Fnomceo), Amedeo Bianco, accoglie la proposta del ministro Gelmini di ridurre di un anno il lungo percorso che forma i medici. "L'importante - secondo Bianco - non e' tanto abbreviare il corso di laurea passando da 6 anni a 5, che non mi sembra fattibile, quanto intervenire sulle scuole di specializzazione, soprattutto migliorando e potenziando le attività professionalizzanti". L'ideale, sostiene Bianco, sarebbe "far scendere prima sul campo i giovani medici, metterli prima a contatto con la prevenzione, l'assistenza, il mestiere insomma, già durante la scuola di specializzazione, integrando momenti formativi e pratica professionale, coinvolgendo i servizi sanitari regionali".
(Fonte: AGI 11-07-2011)
 
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