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8 Giugno
Il Politecnico di Bari è l’università italiana del centro-sud con le migliori prestazioni scientifiche secondo il SIR PDF Stampa E-mail
Il Politecnico di Bari è (insieme con la piccola Università del Sannio) l’università italiana del centro-sud con le più elevate performance nella ricerca scientifica. È quanto risulta dal SIR (Scimago Institutions Ranking) 2010 World Report, la più completa classifica delle istituzioni di ricerca nel mondo, che ne ha valutate 2.833, tra cui 55 università pubbliche italiane. L'indagine, oltre a misurare la quantità complessiva di ricerca prodotta (dato questo che naturalmente privilegia le istituzioni più grandi, che non sono necessariamente le più efficienti e prestigiose) ne ha valutato la qualità, attraverso il loro impatto scientifico normalizzato (rapportato cioè alla dimensione ed agli ambiti scientifici di ricerca).
(Fonte: Il Corriere del Mezzogiorno 03-06-2011)
 
Nella produttività scientifica primeggia l’Università di Foggia secondo il SIR PDF Stampa E-mail
L'Università di Foggia fra le prime al mondo per produttività scientifica. Anche quest’anno l’Ateneo dauno è nella classifica delle prime 2000 realtà scientifiche mondiali secondo il rapporto del SIR (Scimago Institutions Ranking) World Report. Il rapporto per l’anno 2010 posiziona al 1531° posto (su 2833) l’Università di Foggia, con un miglioramento rispetto all’anno scorso (quando Foggia era al 1857° posto). Questo perché il numero delle pubblicazioni su Scopus (il database scientifico) è quasi triplicato.
(Fonte: Gazzetta del Mezzogiorno 03-06-2011)
 
Tasse universitarie, diritto allo studio e prestiti agevolati nelle statistiche del MIUR PDF Stampa E-mail

Rispetto al 2007-08, nell'anno accademico 2009-10 è aumentato il numero degli studenti parzialmente esonerati dal pagamento delle tasse sia nei corsi universitari che in quelli AFAM, in relazione alle agevolazioni di cui hanno usufruito gli iscritti ad università, accademie e conservatori in possesso di determinati requisiti socio-economici. È uno dei dati resi noti dall'Ufficio Statistico del Miur nei numeri Tre e Quattro del Notiziario 2011, nei quali viene fornita un'attenta panoramica della contribuzione finanziaria da parte degli studenti iscritti ai corsi universitari e degli istituti Afam e delle forme di diritto allo studio godute nell'ultimo anno accademico.

Dall'indagine ministeriale è emerso che nell'ultimo triennio, la contribuzione media degli iscritti ai corsi di laurea è aumentata dell'8% negli Atenei statali e del 3% in quelli non statali. La contribuzione studentesca varia a seconda del territorio. Per i corsi di laurea, l'area più costosa è risultata quella del Nord - Ovest, mentre per i corsi di perfezionamento e i master l'area Nord - Est è quella che ha richiesto il maggior sacrificio finanziario. In questi territori, uno studente iscritto in un Ateneo statale ha pagato quasi il doppio rispetto a uno studente delle Isole.

Tra gli Istituti statali dell'AFAM, gli ISIA (Istituti Superiori per le Industrie Artistiche) sono quelli in cui è stata registrata la contribuzione media più elevata (1.328 euro); al contrario, per frequentare l'Accademia Nazionale di Arte Drammatica sono bastati solo 62 euro. Agli iscritti presso Accademie legalmente riconosciute è stata invece richiesta una contribuzione media quasi cinque volte maggiore di quanto dovuto per la frequenza delle Accademie di Belle Arti statali.

Per quanto concerne più in particolare gli interventi di diritto allo studio nel settore universitario, nell'A.A. 2009-10 gli studenti hanno usufruito di oltre 135 mila sussidi di varia natura, di cui 10.700 borse di studio a completamento di quelle erogate con fondi regionali o dei singoli Atenei, con un aumento nel quinquennio pari al 14%. Buona parte dei sussidi hanno favorito la mobilità internazionale, in particolare per gli iscritti ai corsi di dottorato, con l'obiettivo di favorire l'esperienza all'estero nell'ambito di progetti di ricerca e usufruire di un 50% di maggiorazione dell'importo della borsa. Per gli iscritti ai corsi di laurea, una preziosa forma di aiuto è stata l'attività di collaborazione a tempo parziale (circa 27.000 studenti), seguita dai programmi di mobilità e scambi culturali e dalla gestione di mense e alloggi (che da sola impegna l'80% della spesa in DSU).

Nonostante le Convenzioni in corso di stipulazione fra Atenei e istituti di credito, sono risultati ancora poco diffusi i prestiti agevolati. È interessante notare che dei 1.336 milioni di euro, complessivamente spesi dalle università nel corso del 2009, oltre la metà è stata assorbita dai contratti di formazione specialistica relativi agli specializzandi in Medicina e più di un terzo dalle borse di dottorato di ricerca. Anche negli Istituti AFAM è risultata in aumento la somma complessiva pari a 2,8 milioni di euro (compresi i finanziamenti da enti privati) erogata per sussidi e per borse di studio.
(Fonte: M.L. Marino, rivistauniversitas maggio 2011)
 
Aumentata del 24% in quattro anni la spesa media per tasse universitarie PDF Stampa E-mail

La spesa media per un universitario ha superato infatti quota mille euro. Sulla cifra pesano anche i cento euro di tasse regionali per il diritto allo studio. Una vera e propria stangata, soprattutto se paragonata al 2005-2006 quando i costi si aggiravano mediamente sui 757 euro: in quattro anni accademici, quindi, l'incremento è stato superiore ai centottanta euro, pari cioè al 24%. Secondo i dati statistici del ministero dell'Istruzione i costi sono maggiori soprattutto nell'area del Nord-Ovest in cui uno studente universitario paga oltre il doppio rispetto a un collega delle Isole: 1350 euro contro 650.

Ma è in aumento anche la quota degli studenti esonerati dal pagamento delle tasse universitarie: dal 2008-2009 al 2009/2010 la percentuale è passata dal 10,4% all' 11,2%. Un dato positivo ma comunque di difficile interpretazione, visto che ogni singolo Ateneo stabilisce i criteri per l'esonero con diverse valutazioni nel corso degli anni.

La conseguenza del caro università? Le immatricolazioni in Italia continuano a calare, dopo il picco raggiunto nel 2002-2003. Secondo la Strategia Europa 2020 il 40% dei 30-34enni deve avere un'istruzione universitaria o equivalente. La media Ue è pari al 32,2% e dieci paesi (tra i quali Francia e Regno Unito) hanno già superato il livello atteso. L'Italia è ferma al 19,8%.
(Fonte: L. Loiacono, Leggo 23-05-2011)
 
A quali condizioni aumentare le tasse universitarie PDF Stampa E-mail
In Italia le tasse nelle Università pubbliche si collocano per le fasce sociali più alte mediamente attorno ai 2 mila euro, ben al disotto delle 3 mila sterline e soprattutto delle attuali 9 mila sterline della Gran Bretagna. Potremmo anche in Italia ispirarci al sistema inglese aumentando le tasse per gli studenti provenienti da famiglie a reddito medio-alto? I vantaggi sarebbero rappresentati dal fatto che i bilanci universitari potrebbero disporre di maggiori risorse anche se non potrebbero in nessun modo compensare i gravi tagli da parte del governo. Allo stesso tempo pagando tasse più alte gli studenti e le loro famiglie avrebbero un maggior potere contrattuale nei confronti dell' università richiedendo ad esempio aule e spazi di studio più adeguati, tutoraggio didattico più puntuale e servizi più efficienti, mentre fino ad ora valeva un accordo implicito, siccome non pago molto non posso richiedere molto, in una concezione quasi assistenziale dell' università. Su un altro versante occorrerebbe creare un fondo per aiutare gli studenti meno abbienti con prestiti d' onore in modo da coprire le tasse e le spese di mantenimento, che potranno essere restituiti quando lo studente comincerà a lavorare. La situazione lavorativa in Italia è piuttosto complessa, secondo i dati di Alma Laurea i disoccupati a un anno dalla laurea sono il 50% e gli occupati non arrivano ai mille euro di stipendio. A 5 anni dalla laurea la disoccupazione raggiunge il 20% circa fra i laureati delle lauree specialistiche e il 15% per i laureati che provengono da corsi di laurea a ciclo unico, come i medici, i veterinari e gli architetti. Per questi motivi il rimborso del debito può essere più complesso in Italia, anche se questa strada potrebbe essere percorsa. Naturalmente il prestito d'onore dovrebbe essere vincolato al regolare superamento degli esami di ogni anno e a votazioni adeguate. Probabilmente questa forma di incentivazione potrebbe essere più utile rispetto ai premi di studio previsti dalla legge Gelmini, che dovrebbero essere assegnati agli studenti meritevoli indipendentemente dalla propria condizione sociale. Naturalmente si tratterebbe di provvedimenti che potrebbero provocare proteste degli studenti, ma forse potrebbero contribuire a migliorare lo stesso diritto allo studio che non significa solo l' accesso all' università ma un corso di laurea che dia una qualificazione e che venga effettuato nell' arco di tempo previsto. Probabilmente il compito attuale è quello di superare un'ottica assistenziale per favorire l'investimento individuale degli studenti sul proprio futuro, che tuttavia deve essere sostenuto da adeguati provvedimenti.
(Fonte: M. Ammaniti, archiviostorico.corriere.it, 31-06-2011)
 
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