Il 3 maggio nell’Aula Magna dell’Università di Bologna, si è tenuto il Convegno “Italia: Società e Stato” il primo organizzato dall’Associazione dei Professori Emeriti dell’Alma Mater -Università di Bologna (AME), per approfondire il tema del 150° anniversario della proclamazione dello Stato italiano al di là dei toni celebrativi che quest'anno hanno caratterizzato la ricorrenza. Tre le relazioni, svolte tutte da Professori Emeriti dell’Ateneo.
Gualtiero Calboli ha trattato “La Romanizzazione dell’Italia: dal Latino all’Italiano”. Partendo dal nome Italia egli ha percorso l’estensione della denominazione d’Italia dal sud al centro e poi al nord della penisola, al di qua delle Alpi. La Romanizzazione ha significato l’unificazione. Essa è stata esaminata nei suoi aspetti militari, politici, sociali, economici, con lo sviluppo del ‘giardin dell’Impero’, cioè di un paese ben organizzato, con una produzione agricola d’avanguardia e una disposizione sul territorio delle componenti sociali esemplata sull’Urbe e caratterizzata da un’interazione fra città e campagna, che porterà allo sviluppo dei municipia, quali premesse fondamentali allo sviluppo successivo (medievale) della società borghese. Strumento fondamentale di questa Romanizzazione-unificazione è stato il sistema colonario, lo sviluppo di una mirabile rete di strade, una centuriazione della terra guidata dai gromatici con una precisione scientifica, e così ben costruita da rimanere largamente tuttora. Il rapporto città-campagna si è connesso col sistema sociale patroni-clienti, legato alla protezione giudiziaria, economica, sociale dei clientes da parte del patrono, al quale i clientes garantivano l’appoggio elettorale e politico. Da un lato quindi la città, dove si svolge la vita commerciale, giudiziaria, politica, si collega alla campagna, e dall’altro la campagna, dove si è concentrato il sostrato degli antichi abitanti, presenta la base per la successiva disseminazione dialettale. Lo scambio urbanitas, che dal punto di vista linguistico significa, lingua latina corretta, e unificazione linguistica dell’Italia, con le scuole, le leggi, la giurisprudenza, la letteratura, dall’altro la rusticitas, da cui nasceranno i varî dialetti, derivati dal latino ‘volgare’, quando il sistema politico-sociale dell’Impero collasserà e scompariranno le scuole, escluse quelle confessionali, e nasceranno fuori d’Italia, le diverse lingue romanze. Ma da quelle scuole confessionali delle Cattedrali e dei Conventi, a partire dal rinascimento carolingio, e poi dalle Università, rifiorirà il latino della urbanitas, come lingua comune, unitaria, dell’Europa, e come ideale di unità, accanto al latino della rusticitas e volgare, divenuto – si esemplificherà qualche passaggio – dialetti e lingue romanze, derivate e continuatrici del Latino.
Francesco Galgano ha analizzato le tematiche riguardanti l'“Unità culturale, unificazione giuridica e unificazione economica” ponendo in evidenza come il Risorgimento italiano fosse teso a realizzare, simultaneamente, tre obiettivi: anzitutto la liberazione del territorio italiano dalle dominazioni straniere; in secondo luogo, l'unificazione politica dell'Italia; infine, l'instaurazione di uno Stato di libertà. Solo quest'ultimo era stato l'obiettivo della Rivoluzione francese, che era intervenuta in uno Stato che aveva già realizzato, ad opera della monarchia, l'indipendenza dagli stranieri e l'unità politica. L'obiettivo del Risorgimento fu ben più arduo e complesso, e lo si dovette realizzare, per cogliere le opportunità del momento, in un tempo alquanto ristretto. Ne conseguirono vizi d'origine, che hanno a lungo pesato nel periodo successivo: la conquistata unità esigeva, per essere difesa, uno Stato fortemente accentrato; e si pensò all'unificazione politica, ma non anche all'unificazione economica. Il Nord e il Sud del paese continuarono a vivere secondo diverse concezioni della ricchezza, vista al Nord come fattore di sviluppo e al Sud come fonte di rendita. Si perpetuò l'immagine di un Settentrione in progressivo sviluppo e di un Meridione in correlativo impoverimento.
Giuseppe De Vergottini ha illustrato l’analisi dell’“Evoluzione del sistema politico italiano”. Sistema che, dagli albori dell’unità, è caratterizzato dallo Statuto Albertino che rimarrà, almeno formalmente, la costituzione nazionale fino all’Assemblea Costituente del 1946-1947. Il disegno dello Statuto, nel suo assetto istituzionale complessivo rimarrà invariato fino all'avvento del Fascismo ma già a fine ottocento subirà profonde modifiche con l'avvento dei partiti di massa. Innovazioni sensibili si avranno anche quanto al regime dei diritti costituzionali, con una progressiva liberalizzazione dell'originale disegno statutario seguita da una forte battuta d'arresto durante il fascismo. La costituzione del 1948 salverà l'impostazione complessiva della separazione dei poteri, propria della struttura costituzionale, pur col cambiamento radicale della forma monarchica in repubblicana, con l'introduzione della Corte Costituzionale e con la regionalizzazione. Una completa rottura col passato si avrà solo nella concezione dei diritti fondamentali orientati dal principio di eguaglianza sostanziale e da una forte connotazione solidaristica. I successivi sviluppi del regime politico-costituzionale saranno segnati da alterne fasi caratterizzate da momenti di sviluppo e da momenti di stagnazione ma fortemente influenzati dall'ingresso dell'Italia nelle organizzazioni europee. (Fonte: Pianeta universitario.com 28-04-2011) |