Home 2011 28 Marzo
28 Marzo
I finanziamenti alle università private PDF Stampa E-mail
Nell'ultima versione del maxiemendamento alla Finanziaria approvato dalla Camera c'è un finanziamento di 25 milioni in più per "le università non statali legalmente riconosciute". Anche per le università statali il governo ha allargato i cordoni della borsa: con 800 milioni in più per il 2011, 500 per il 2012 e altrettanti per il 2013. Il taglio da tre anni a questa parte aveva decurtato del 45% i fondi destinati alle università private. Lorenzo Ornaghi, il rettore dell'Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, aveva criticato questa scelta: "Gli effetti perversi dei provvedimenti dei governi dal 2007 a oggi stanno colpendo in maniera irragionevolmente dura, con diversi 'tagli tecnici lineari', le università non statali più di quelle statali, e fra tutte le non statali la nostra più delle altre". Ornaghi ha sciorinato i dati: "Ci sono stati tolti 12 milioni (dai 55 del 2007 siamo passati ai 42,9 del 2009), dal prossimo anno saremo privati di altri 13 milioni; il finanziamento statale diventa la metà di quello che era nel 2007 (da 55 milioni a 30,1)". Dunque, con il maxiemendamento, ai 30,1 milioni ne sono stati aggiunti 25 per un totale di 55,1 milioni e perciò il finanziamento è stato ripristinato ai livelli del 2007. Gli studenti replicano così al rettore dell’università Cattolica di Milano, L. Ornaghi, che, a sentir loro, “non ha mandato giù i tagli agli atenei privati, in particolare il suo, e ha chiesto e ottenuto autonomamente ben 25 milioni in più per le università private”. “Teniamo a spiegare al rettore Ornaghi – scrivono – che il suo ateneo è per l’appunto privato, e come tale chiede agli studenti una contribuzione studentesca senza quel limite del 20%, rispetto ai fondi inviati dallo Stato, che caratterizza gli atenei statali. Questo significa che egli dovrebbe già ringraziare che lo Stato fornisce un sostegno a un ateneo che prende dagli studenti ben 149.415.302 euro, e che quei 25 milioni che pretende dallo Stato sono presi dalle tasche di contribuenti la cui stragrande maggioranza non potrà mai pagare 3 mila euro per iscriversi al suo ateneo”.
(Fonte: R. Lupoli, università.it 17-11-2010)
 
Si riducono i finanziamenti alla ricerca PDF Stampa E-mail
Nell'arco di tre giorni, il Presidente della repubblica Giorgio Napolitano interviene sui finanziamenti alla ricerca in Italia. "No ai tagli con il machete", ha detto venerdì scorso in occasione della visita al Cern di Ginevra. E oggi, in un messaggio per la della XVI edizione della convention scientifica di Telethon chiarisce: "La ricerca è una priorità assoluta: bisogna investire con coraggio". Ma gli ultimi dati ufficiali, diffusi dallo stesso ministero dell'Università e della ricerca, sono piuttosto scoraggianti. "Rispetto all'anno precedente, la quota di stanziamenti assegnati per la ricerca universitaria è diminuita di circa il 7% a seguito, probabilmente, del calo delle risorse assegnate complessivamente agli atenei", spiega in maniera piuttosto laconica l'ultimo report del ministero sugli Stanziamenti pubblici per la ricerca scientifica nel 2010. Gli atenei ricevono meno risorse e non possono che tagliare anche la ricerca: il motore dello sviluppo economico del Paese. In appena 12 mesi 340 milioni di euro, di cui 234 utilizzati per la ricerca di base, hanno preso altre vie. E non consola neppure il dato che racconta le "intenzioni di spesa per la ricerca scientifica" dell'Italia: il cosiddetto Gbaord (Government appropriations and outlays for research and Development). L'indice che "misura - spiega la nota - in rapporto al Prodotto interno lordo (Pil), le intenzioni di spesa per la ricerca scientifica di ciascun Paese". Nel 2010 si è registrato un netto passo indietro: dallo 0,64 del 2009 allo 0,59 del 2010. E neppure il conteggio in euro per abitante contribuisce a risollevare gli animi: 163 nel 2009 e 152 euro per abitante l'anno successivo. Il Belpaese, tra quelli più industrializzati è il fanalino di coda. "Nel 2009 Francia, Germania e Regno Unito insieme hanno contribuito per il 54% al totale degli stanziamenti dell'Unione Europea e la quota della sola Germania è pari al 24%: più del doppio di quella dell'Italia (11%). Ma il governo promette di invertire la rotta. "Per la ricerca lo Stato spende lo 0,56% del Pil, ci impegniamo a portare questo dato allo 0,67% entro il 2013", ha detto qualche giorno fa il sottosegretario all'Istruzione e alla Ricerca, Giuseppe Pizza, a margine di un’iniziativa di Finmeccanica sull'innovazione e sulla ricerca.
(Fonte: S. Itravaia, La Repubblica Scuola 07-03-2011)
 
Modelli e parametri per la valutazione PDF Stampa E-mail

Nell’incontro “Quale assetto organizzativo per le università italiane?”, organizzato all’Università di Catania è intervenuta anche Fiorella Kostoris, membro dell’ANVUR. «Non esistono in Europa modelli dominanti. Nell’estrema varietà di modi in cui affrontare la governance, c’è una correlazione tra il modo in cui si fa valutazione e quello in cui si fanno ricerca e didattica» ha affermato. «Sarebbe utile separare la valutazione della didattica da quella della ricerca, come avviene in Inghilterra. L’unico paese in cui c’è un’agenzia simile all’Anvur è la Francia (con l’Aeres, Agence d'évaluation de la recherche et de l'enseignement supérieur). Il sistema inglese – ha proseguito – somiglia a quello statunitense, ma la valutazione della ricerca in Inghilterra è affidata ad un’agenzia molto forte e centrale, mentre negli Usa il giudizio è affidato al mercato stesso. Niente a che vedere con un organismo che valuta dall’alto. Da noi un sistema di valutazione all’americana non sarebbe possibile, quindi dobbiamo far funzionare al meglio l’Anvur». Un punto molto importante è rappresentato dai parametri che saranno utilizzati per la valutazione: «le regole che dovrebbero essere utilizzate sono note da qualche tempo, dal 2004, poiché al momento sono le stesse del Civr (Comitato di indirizzo per la valutazione della ricerca) numero 2. Se dovessimo cambiare questi parametri, dovremmo perdere tempo per trovarli e farli conoscere. Spero, dunque, che con i colleghi dell’Agenzia raggiungeremo un accordo». «Costi e tempi della valutazione sono fondamentali» ha continuato Kostoris, con un avvertimento: «se la distribuzione dei fondi seguirà il modello anglosassone, in cui solo il 50% “migliore” dei valutati riceve fondi, con un Ffo in caduta libera avremo una serie di situazioni preoccupanti». Kostoris ha anche inserito nel suo ben documentato intervento questa affermazione: «L’Anvur non dovrà limitarsi alla valutazione delle università. Tra i compiti dell’Agenzia c’è pure quello di valutare il Ministero». E questa è sembrata soprattutto una promessa.
(Fonte: http://www.step1.it/index.php?id=6931-call-me-responsable 28-03-201)

 
Tempi lunghi sulla valutazione PDF Stampa E-mail
Parliamo di Anvur da quattro anni, ed è ora di passare ai fatti. Questa lunghissima fase transitoria ha creato molte difficoltà operative, abbiamo "salvato" con grande fatica la precedente struttura tecnica per non disperdere il patrimonio di dati e di trasparenza. Ma questo non ha permesso al Comitato nazionale di valutazione del sistema universitario di sviluppare nuove iniziative per le quali eravamo pronti. Noi ovviamente non ci siamo fermati, e abbiamo anche avviato le nuove rilevazioni sul 2011 che impongono alle università di inviare i dati su studenti, risultati e strutture entro il 10 aprile, ma non potevamo certo avviare nuovi progetti. E poi i tempi lunghi rischiano di nascondere un altro problema: il fastidio con cui una parte dell'università, e molta politica in entrambi gli schieramenti, ha sempre guardato alla valutazione. Pensiamo all'accreditamento dei corsi di laurea, su cui giustamente insiste anche la riforma: i meccanismi per accreditare i corsi sono pronti da cinque anni, e la loro applicazione avrebbe evitato tutti i problemi legati all'esplosione del numero dei titoli e alla loro successiva razionalizzazione. Eravamo pronti a mettere sotto esame mille corsi l’anno, e in cinque anni il lavoro sarebbe stato completato: nessuno, però, ha voluto investire i 13 milioni di euro necessari.
(Fonte: L. Biggeri, Il Sole 24 Ore 28-03-2011)
 
L’ANVUR secondo uno dei membri nominati PDF Stampa E-mail
«L’Agenzia nazionale di valutazione dell’università e della ricerca sarà operativa tra pochi giorni: entro breve saremo convocati dal ministro Gelmini», ha anunciato Fiorella Kostoris, docente di Economia politica e membro della nuova Agenzia nazionale di valutazione, Anvur. «Le nomine dei membri dell’Anvur sono state già approvate con decreto del presidente della Repubblica – ha proseguito – e il consiglio direttivo è già formato e ha passato tutte le procedure. Dopo una verifica della Corte dei Conti – ha aggiunto – saremo convocati dal ministro». Sono tre, ha spiegato Kostoris, i compiti attribuiti per legge all’Anvur. «Valutare la qualità della didattica e della ricerca universitaria, istruire il funzionamento dei nuclei di valutazione interna alle università, dare al ministro i criteri con cui allocare i finanziamenti alle università e agli enti di ricerca in base alla qualità valutata». «Un compito impegnativo – ha commentato Kostoris – ma premiare il merito risponde a principi di etica, giustizia ed efficienza. Il fatto che come membri dell’Anvur siamo stati votati da maggioranza e da opposizione sia alla Camera, sia al Senato – ha concluso – credo offra ulteriori garanzie di autonomia, imparzialità e professionalità».
(Fonte: ANSA 14-03-2011)
 
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