Sulla mediocrità culturale |
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Se alle aristocrazie del censo non subentrano, grazie ad «ascensori sociali», élite qualitative, si ha fatalmente una mediocrità senza oro. In ciò il pensiero liberale ha trovato un proseguimento nelle riflessioni sulla meritocrazia, assente in Italia, come spiega Roger Abravanel. Senza un'eccellenza basata sul merito — curato come bene altrettanto prezioso dell'elevazione generale della società — la mediocrità di ferro non diventerà mai la mediocrità d'oro di Orazio, che Galasso giustamente auspica. Nelle università italiane, ad esempio, il voto che si dà all'asino è numericamente troppo propinquo a quello che si dà al sapiente, perché l'emergere sopra la massa per talento e studio è tuttora malvisto.
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Nuovo statuto per il Consiglio Nazionale delle Ricerche |
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Un Cnr snello, efficiente e pronto a parlare sempre più la lingua del mercato. Per dialogare con le imprese il più grande ente di ricerca italiano potrà partecipare a fondi d’investimento, realizzare spin off industriali o creare società, fondazioni e consorzi con i privati. A chiederglielo è il nuovissimo statuto approvato ieri dal Cda del Consiglio nazionale delle ricerche tra le proteste dei sindacati che lo bocciano. Nel mirino sono finite alcune richieste per il nuovo statuto - in parte poi riformate durante la riunione di ieri - arrivate dal ministro "vigilante" Gelmini, che secondo Uil, Cgil e Anpri (Associazione professionisti della ricerca italiani) rischiano di mettere a repentaglio «l'autonomia scientifica».
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Università federate al sud |
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Sei università del Sud formano una "federazione". Nel progetto rientrano gli Atenei di Bari, del Salento, di Foggia, della Basilicata e del Molise e il Politecnico di Bari. L'obiettivo della federazione è rendere migliori i servizi e le offerte didattiche. Si tratta di un progetto anticipatore rispetto alle direttive della riforma Gelmini che ha tra gli obiettivi la "razionalizzazione" delle risorse. Il primo protocollo d’intesa risale allo scorso giugno: da adesso prende avvio la riorganizzazione delle amministrazioni di tutte le università aderenti, oltre che la razionalizzazione didattica e dell’offerta formativa.
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Nelle università italiane i professori ordinari con più di 60 anni d'età sono quasi il 50% (circa 7.800), e oltre 3.000 di loro (il 20% del totale) ha più di 65 anni. Lo dice l'undicesimo rapporto sullo Stato del sistema universitario, presentato dal CNVSU (Comitato nazionale per la valutazione del sistema universitario), secondo cui la distribuzione per età è variabile da istituzione a istituzione. Le università meno giovani hanno generalmente professori più anziani, mentre l'eta' media dei professori ordinari è passata dai 58 anni del 1998 ai 63 anni nel 2010. Secondo il dossier, soltanto il 15% dei professori ordinari ha meno di 51 anni d'età (circa 1 su 7).
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