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25 Gennaio
Il Fondo per il merito PDF Stampa E-mail
Il Fondo per il merito (art. 4 della riforma dell'Università) è una misura volta a promuovere l’eccellenza fra gli studenti universitari dei corsi di laurea e di laurea magistrale attraverso l’erogazione di premi, buoni studio e garanzie pubbliche per prestiti, da restituire una volta trovato lavoro. Nell’aspetto più autenticamente innovativo il Fondo consiste nella garanzia dello Stato, riconosciuta a studenti selezionati sulla base di prove standard uniformi valide su tutto il territorio nazionale, per il finanziamento da parte di banche delle spese per gli studi. In Italia, con la disposizione in oggetto sembra trovare timidamente ingresso un nuovo diritto, il “diritto al merito”, appunto, non ancorato a parametri reddituali ma alla misurazione delle capacità del singolo, che non sostituisce ma si affianca al tradizionale “diritto allo studio”. Per evitare disparità di trattamento nell’istruzione i benefici del Fondo sono cumulabili con quelli previsti dalle norme in materia di diritto allo studio, superandosi tuttavia le logiche spesso retoriche legate a quest’ultimo istituto. Lo spirito della riforma sembra, infatti, anche quello di incentivare l’investimento del privato in un bene immateriale quale la cultura e la formazione di eccellenza, che facilita al termine degli studi l’ingresso nel mondo del lavoro. In tale ottica il Fondo per il merito sembra rispondere anche a un’esigenza che proviene dal mercato del lavoro che cambia e si evolve richiedendo personale altamente qualificato. Il meccanismo introdotto nel nostro Paese è una garanzia a fronte del finanziamento di terzi la cui operatività sarà regolata nel decreto interministeriale attuativo della normativa in discorso.  In armonia con il principio di un corretto utilizzo delle risorse pubbliche, il Fondo potrebbe non richiedere finanziamenti pubblici per la sua attivazione. Il rischio dell’escussione della garanzia pubblica appare, infatti, limitato, considerato che chi riceve una formazione di eccellenza difficilmente resterà fuori dal mondo del lavoro e potrà dunque onorare l’impegno di restituzione del prestito. Inoltre, si prevede che il Fondo possa essere alimentato, tra l’altro, con risorse dei privati che si vedono riconosciuti dei benefici fiscali in forma di oneri deducibili per le somme ivi versate. Le aziende, in sostanza, dovrebbero intravedere il vantaggio di interagire con la misura agevolatrice in questione investendo denaro che avrà come ritorno la formazione di personale di eccellenza da assumere. Un nodo da sciogliere riguarda il ruolo delle Regioni nel rendere concretamente operativa la misura agevolatrice. Nella previsione normativa l’attuazione del Fondo per il merito è riservata alla decretazione attuativa dei Ministri dell’istruzione e dell’economia, sentita la Conferenza Stato – Regioni. L’intervento regionale, benché non assuma i caratteri dell’intesa, rischia tuttavia di determinare un aggravio procedimentale.
(S. Pasquino, Il Sole 24 Ore 10-01-2011)
 
Le modifiche allo statuto degli atenei PDF Stampa E-mail
Il DDL Gelmini dedica alla questione della governance degli atenei un articolo che invita perentoriamente tutte le università statali “entro sei mesi dalla data di entrata in vigore della presente legge, a modificare i propri statuti in materia di organizzazione e di organi di governo dell’ateneo”. Ciò porterà alla scomparsa delle attuali facoltà, le cui funzioni saranno assorbite dai dipartimenti (ai quali sono state attribuite anche responsabilità didattiche). Ciò comporterà che tutti i dipartimenti siano ridisegnati di conseguenza, nonostante il recente accorpamento. E si dovranno poi affiancare nuove strutture interdipartimentali sostitutive delle attuali facoltà; strutture più ampie che rimangono ancora una “cosa” senza nome: “scuole” o “poli”, anche se nulla impedisce di mantenere la denominazione “facoltà di…”. Ugualmente delicata è la questione della composizione dei nuovi organi collegiali, con l’inserimento di figure quali il “direttore generale” e la previsione di consiglieri d’amministrazione esterni al mondo accademico. La nuova legge prevede un forte accentramento dei poteri ed esclude dall’elettorato attivo per le massime cariche accademiche sia i ricercatori universitari, che votavano a pieno titolo per l’elezione del rettore, sia il personale tecnico-amministrativo che partecipava con voto ponderato. Infine la riforma Gelmini prevede che la riforma dello Statuto sia un processo guidato dall’alto, affidando il compito di stilarlo a una commissione di soli quindici membri (tra cui due studenti) nominata dal rettore. In base a quali criteri saranno nominati? Ed è possibile pensare che lo Statuto dell’ateneo sia redatto senza un’ampia consultazione della comunità accademica?
(STEP1 11-01-2011)
 
Per la redazione del nuovo statuto dell’Unibo coinvolta tutta la comunità accademica PDF Stampa E-mail
Il Rettore dell'Università di Bologna, Ivano Dionigi, ha identificato una vera e propria road map per arrivare alla fine di luglio, alla redazione del nuovo statuto di ateneo, "un documento fondativo che dovrà guardare avanti ai prossimi decenni avendo come bussola l'interesse degli studenti e della società". Le tappe identificate e proposte al Senato Accademico e al Consiglio di  Amministrazione sono: - un ulteriore mese di elaborazione da parte della Commissione statuto (fino alla fine di febbraio); - un periodo di audizioni tra i vari soggetti interessati e la Commissione Statuto (1 marzo – 15 aprile); - un successivo periodo d’informazione e dibattito nei Dipartimenti, Facoltà e Aree scientifico-disciplinari e con le diverse componenti della comunità universitaria (16 aprile - 31 maggio); - giugno e luglio per la redazione finale e l'approvazione del documento (entro il 29 luglio). Il tutto preceduto da un'Assemblea d'Ateneo a metà febbraio. "Il nuovo statuto - spiega il Rettore Dionigi - esige, oltre rapporto competente e tecnico della Commissione istruttoria, la partecipazione di tutti i protagonisti della comunità accademica per affermare l'autonomia e anche la specificità dell'ateneo bolognese, partendo dal principio che l’università è il luogo dell'autogoverno. Confido che tutta la comunità accademica faccia proprio l'invito del Presidente della Repubblica ad adottare in questa fase decisiva per la vita dell'ateneo uno spirito critico e costruttivo”.
(UNIBO 19-01-2011)
 
I tempi per attuare la riforma universitaria. 47 provvedimenti attuativi PDF Stampa E-mail

L'impianto della legge 240/2010 delega il governo ad adottare, entro un anno, una serie di provvedimenti per renderla operativa. Tra regolamenti e decreti ministeriali, infatti, le caselle della riforma sono quasi tutte da riempire: 47 provvedimenti attuativi, cui parallelamente devono essere aggiunte le riforme dello statuto che ogni università dovrà approvare entro fine giugno (massimo settembre) per modificare i sistemi di governo e quindi introdurre rettori a tempo, consigli di amministrazione aperti agli esterni e direttore generale.

I primi provvedimenti da attuare. Uno dei punti chiave della legge è quello del restyling della governance degli atenei, incentrata sulla divisione dei compiti fra senato accademico e consiglio di amministrazione e guidata dai rettori a termine: affinché queste regole cambino davvero, bisognerà aspettare che le università riscrivano i propri statuti entro sei mesi. Chi non ce la fa avrà un tempo supplementare di tre mesi, scaduti i quali dovrà affidarsi a una commissione di tre componenti, nominati dal- ministero, che scriverà le modifiche statutarie. Sono 60 i giorni di tempo per ridisegnare la geografia frastagliata dei settori disciplinari in cui sono divisi i concorsi, mentre i provvedimenti ministeriali diventano essenziali per due pilastri della riforma, l'abilitazione nazionale indispensabile ai futuri docenti, da fare entro tre mesi e i parametri di giudizio sui docenti per distinguere i meritevoli da premiare e gli inattivi da punire. Entro 90 giorni, una serie di decreti, concertati tra ministero dell'università, dell’economia e della pubblica amministrazione, dovrà definire le procedure.

I provvedimenti da attuare in più tempo. Per ritoccare gli stipendi ci sono sei mesi di tempo e l'obiettivo è duplice. Prima di tutto bisogna decidere chi sottrarre al blocco triennale degli aumenti fissato dalla manovra estiva e poi bisogna disegnare le modalità per gli aumenti meritocratici ai professori del futuro. Il governo avrà invece un anno per attuare la delega contenuta nell'articolo 5 che lo incarica di trovare il modo di valorizzare l'efficienza e la qualità degli atenei. Il che vuol dire introdurre i meccanismi premiali nella distribuzione del Fondo del finanziamento ordinario, valorizzare la figura dei ricercatori rivedendone il trattamento economico, riscrivere le regole contabili sul modello aziendale e fissare i livelli essenziali delle prestazioni e del diritto allo studio. Su tutto questo una drastica accelerata dovrà riguardare anche l'Anvur, l'Agenzia nazionale di valutazione, che secondo quanto annunciano dal ministero sarà operativa a stretto giro e che sarà chiamata a fissare i parametri per le diverse svolte meritocratiche declinate dalla riforma su distribuzione dei fondi, valutazione dei docenti e incentivi agli studenti.
(B. Pacelli, ItaliaOggi 18-01-2011)
 
L’Europa leader mondiale nella fisica nucleare PDF Stampa E-mail
L'Europa ha ormai acquisito la leadership planetaria nella fisica nucleare. Ma per mantenere questo primato e spingere in avanti la conoscenza di frontiera, occorre che nei prossimi dieci anni siano realizzati nuovi acceleratori di particelle e siano rinnovate e potenziate le infrastrutture esistenti. Questa è la raccomandazione principale contenuta nel rapporto, presentato a Bruxelles, 'Long Range Plan 2010 for nuclear physics', realizzato dal comitato NuPECC (Nuclear Physics European Collaboration Committee) cui aderisce l'Istituto Nazionale di Fisica Nucleare (INFN). L'iniziativa ha avuto il sostegno dell’ESF (European Science Foundation). Il rapporto propone una roadmap completa con strategie e obiettivi scientifici condivisi dai massimi esperti europei. I fisici europei affermano che nel prossimo decennio avranno la possibilità di esplorare, soprattutto grazie all'acceleratore di particelle LHC del CERN di Ginevra - realtà del tutto sconosciute che potrebbero far luce sull'origine degli elementi presenti oggi nell'Universo. La realizzazione di nuovi acceleratori e il potenziamento delle capacità di ricerca delle infrastrutture esistenti offriranno ai ricercatori strumentazione innovativa, tra cui i fasci di nuclei radioattivi, che permetteranno di ricostruire in laboratorio, con tecniche d'avanguardia, le particolari condizioni che si sono realizzate al momento del Big Bang o durante la nucleosintesi attraverso fenomeni esplosivi nelle stelle.
(AGI - Roma, 19-01-2011)
 
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