Home 2011 10 Gennaio
10 Gennaio
Riforma Gelmini. Le questioni tecnico-giuridiche sollevate dal Presidente della Repubblica PDF Stampa E-mail

In merito alle questioni tecnico-giuridiche sollevate dal Quirinale, la prima riguarda l'art. 6 del ddl relativo al titolo di professore aggregato e alle modalità di attribuzione di tale titolo ai ricercatori a tempo indeterminato. Il Quirinale chiede di fare un «miglior coordinamento formale» e, se del caso, sopprimere il comma 5 dell'articolo in questione, che permette di conservare il titolo di professore aggregato per l'anno accademico in cui i ricercatori svolgono corsi e moduli, oltre che nei periodi di congedo straordinario per motivi di studio di cui il ricercatore usufruisce nell'anno successivo a quello in cui ha svolto l'anno d'insegnamento. Si tratta di una «svista» della Camera, spiega la relatrice a Montecitorio del ddl Paola Frassinetti, di una ripetizione di due commi, che prima abrogano una parte della legge 230 del 2005 sul reclutamento dei docenti universitari, poi la richiamano. Sotto questo aspetto, forse, aggiunge, lo strumento normativo più opportuno per fare la correzione chiesta dal Colle «potrebbe essere un decreto interpretativo ad hoc. Ma anche una norma interpretativa inserita in sede di conversione del decreto Milleproroghe».

Il Colle ha puntato poi il dito anche contro l'art. 4, e in particolare contro la previsione che riserva il 10% dei premi per merito agli studenti residenti nel luogo in cui ha sede l'università. La norma è stata voluta dalla Lega ed è politicamente la più "delicata". È stato il governatore del Piemonte, Roberto Cota tra i primi a sollevare il problema che nelle università dove è maggiore la presenza di studenti fuori sede, i residenti sono penalizzati. Argomentazioni bocciate dal Colle secondo cui invece la previsione di una riserva basata sul criterio dell'appartenenza territoriale appare «non pienamente coerente con il criterio del merito». E c'è già chi, come la senatrice Pd ex vice ministro dell'Istruzione, Mariangela Bastico parla di «norma incostituzionale» e che «disincentiva la positiva mobilità geografica degli studenti».

Delicata anche la questione sulla "nuova" disciplina dettata per i lettori di scambio all'articolo 26, che Napolitano chiede di formulare «in termini non equivoci e corrispondenti al consolidato orientamento della corte costituzionale». In pratica, i lettori internazionali hanno fatto causa perché gli spettavano gli arretrati. La legge ora garantisce i diritti arretrati, ma in una certa misura e con una limitazione rispetto a quanto richiesto dai lettori stranieri.

Da correggere infine, secondo il Colle, pure l'articolo 23, che disciplina i contratti d'insegnamento per esperti. Il punto contestato da Napolitano riguarda la previsione di un reddito minimo annuo (non inferiore a 40mila euro) tra i requisiti soggettivi di carattere scientifico e professionale per ottenere il contratto. Una norma voluta, spiegano fonti ministeriali, per evitare forme di precariato: non utilizzare giovani che non lavorano, come del resto chiesto anche da un emendamento del Pd. Norma però di difficile applicazione e bocciata anche dal sen. Valditara: prevedere il limite di 40mila euro per un dipendente della pubblica amministrazione chiamato con contratto a insegnare è «ridicolo».
(Il Sole 24 Ore 03-01-2011)
 
Alcune criticità della riforma secondo il Presidente della CRUI PDF Stampa E-mail
Come valuta l’evidenza posta dal Capo dello Stato sulle «criticità» della legge? «Il Presidente Napolitano pone l’accento su aspetti reali, frutto, in un caso, di oggettiva negligenza nel controllo di coerenza dei testi, e in altri due casi di interventi parlamentari probabilmente non necessari. Niente che non possa essere verificato e rimediato. Il punto più importante mi sembra in ogni caso un altro, e cioè il richiamo a un clima di dialogo e di confronto costruttivo nell’applicazione della legge. Di questa legge, beninteso modificabile e da modificare se si dimostrerà in qualche parte inadeguata o inapplicabile, ma che costituisce in ogni caso quanto di meglio si sia riusciti a mettere insieme in un periodo tra i più difficili della storia repubblicana. Non è meno rilevante il richiamo a tenere conto degli ordini del giorno votati dal Senato che pongono in evidenza gli ulteriori obiettivi da perseguire. La legge, in quest’ottica, da condividere senza riserve, appare come un punto di partenza dal quale prendere le mosse e su cui lavorare in un clima di larga partecipazione».
(Intervista a E. Decleva, Ilsussidiario.net 03-01-2011)
 
Il Ministro: modifiche alla riforma nel milleproroghe e decreti attuativi in sei mesi PDF Stampa E-mail
Le modifiche suggerite dal presidente della Repubblica alla legge che riforma l'università votata dal Senato lo scorso 23 dicembre saranno recepite in sede di conversione del decreto milleproroghe. Lo ha annunciato il ministro Gelmini, in un'intervista a ''Il Sole 24 Ore''. Il ministro conferma di voler ''seguire i suggerimenti del capo dello Stato e proseguire con il dialogo con gli studenti. Nella speranza che dopo l'approvazione della riforma ci sia meno spazio per l'ideologia, il 18 incontreremo al ministero i rappresentanti del consiglio nazionale universitario''. Dopodiché partirà la fase attuativa con quasi 50 provvedimenti da varare: il primo conterrà le nuove regole sui concorsi. Conferma l'obiettivo di terminarla in sei mesi? “Certamente sì, il primo impegno è presentare le norme relative al reclutamento, che sono essenziali per rimettere in moto un sistema bloccato. Il decreto è già pronto e lo presenteremo già nel mese di gennaio. Seguiranno immediatamente gli altri adempimenti, ovviamente a partire da quelli più urgenti”. Quali? “Sicuramente la nomina dei membri dell'Anvur e poi partirà il confronto sull'esigenza di cambiare gli statuti degli atenei. Reclutamento, valutazione e adeguamento degli statuti sono i tre aspetti più urgenti”.
(ASCA 07-01-2011)
 
Reclutamento. Se l’abilitazione nazionale è requisito sufficiente PDF Stampa E-mail
L'art. 17 della riforma introduce l'abilitazione scientifica nazionale come requisito "necessario" per accedere a un ruolo di prima/seconda fascia. In realtà sarà un requisito "sufficiente", giacché se un contendente consegue questa idoneità ne deriva che poi nessuno avrà la concreta possibilità di dire che un certo pretendente non va bene. Lo spazio di discrezionalità a livello locale s’incrementa, con un effetto complessivo assai regressivo rispetto alla situazione in cui eravamo arrivati (in realtà grazie alla Moratti).
(G. Tagliavini, NFA 28-12-2010)
 
Reclutamento. La “politica” universitaria è mondiale PDF Stampa E-mail
Sulla definizione di barone, guardiamo ai "full professor" europei. Chi non ricade in quella categoria? E negli USA? Davvero i full professor non hanno "protetti" e "preferiti" da piazzare magari in altre università? Io potrei enumerare almeno 4-5 casi di "baroni" che siano riusciti a piazzare i propri allievi in posti strategici, oppure anche al loro posto al momento della pensione. Potremmo forse dire che i "protetti" negli altri Paesi hanno dei curriculum migliori del protetto medio italiano. Ma non raccontiamoci barzellette: la "politica" universitaria gioca un ruolo importante in tutte le Università del mondo. Credere di poterla eliminare con delle regolette legislative per premiare il "merito" in maniera "scientifica" è piuttosto ingenuo.
(G. Lipari, NFA 28-12-2010)
 
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