Comunicato della giunta della CRUI sulla manovra finanziaria |
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I Rettori riconoscono che il Fondo di finanziamento ordinario degli atenei non è interessato dalla manovra in corso, ma dall’altra parte ricordano anche che per il 2011 restano i pesanti tagli previsti dalla manovra del 2008. Quei tagli, chiedono i Rettori, vanno recuperati. Pena l’impossibile svolgimento delle attività per il prossimo anno. È quanto emerso dall’ultima assemblea CRUI, dedicata ai finanziamenti per gli atenei e al ddl di riforma Gelmini. Se non viene messo in atto un immediato recupero dei tagli previsti per il 2011, hanno detto infatti i rettori, “lo svolgimento delle normali attività istituzionali per il prossimo anno accademico risulterà irrimediabilmente compromesso e, in non pochi casi, impossibile”. Comunicato della CRUI La Giunta della Conferenza dei Rettori delle Università Italiane, presa visione della manovra finanziaria varata dal Governo di cui al DL n. 78/2010, constata come essa non affronti la questione, assolutamente prioritaria per il sistema universitario, del recupero dei tagli previsti per il 2011. Anche per il nostro comparto il provvedimento si limita infatti a una serie di interventi riduttivi destinati ad incidere in modo pesante nei prossimi anni sulle condizioni del personale docente e tecnico-amministrativo. Ferma restando l’urgenza di rifinanziamenti per il 2011 in quantità adeguata alle esigenze del sistema universitario più volte segnalate, la CRUI chiede con forza che in questa fase, apparentemente finalizzata al solo contenimento della spesa pubblica con misure che incidono sul trattamento economico dei singoli dipendenti, non siano pregiudicate con tagli indiscriminati le condizioni operative essenziali per il mantenimento della funzionalità degli Atenei. Nella medesima prospettiva la CRUI auspica con altrettanta forza che la distribuzione dei sacrifici sia comunque improntata a criteri di equità, senza discriminazioni fra i diversi comparti ed evitando effetti distorsivi e ingiusti al loro interno. A questo riguardo, in vista della conversione parlamentare del Decreto Legge, la CRUI ritiene indispensabile esentare dal blocco degli scatti il personale ricercatore e docente più giovane, almeno entro la V classe stipendiale di ciascuna fascia. Inoltre, richiede, per evidenti ragioni di equità, che venga estesa anche ai professori e ai ricercatori universitari la disposizione di cui al comma 22 dell’articolo 9 che ripristina, a conclusione del blocco per il 2011-2013, scatti e aggiornamenti stipendiali recuperandone gli importi. La CRUI rileva come i sacrifici richiesti a quanti lavorano negli Atenei in tanto possano essere riconosciuti nella loro inevitabilità in quanto se ne veda la concomitanza con azioni e atteggiamenti di segno positivo, che denotino una effettiva considerazione dei problemi e la volontà di affrontarli. Da questo punto di vista suscitano estrema preoccupazione e vivissimo allarme i continui rinvii della discussione in aula al Senato del Disegno di legge di riforma universitaria, approvato da varie settimane, al termine di un iter positivo, dalla VII Commissione. Procrastinarne ulteriormente l’approvazione, allontanando sempre più nel tempo il passaggio alla Camera, costituirebbe un pericoloso segnale di disinteresse nei confronti delle problematiche del mondo universitario, da troppo tempo in attesa di una riforma strutturale e di una più adeguata definizione dei doveri e dei diritti e dei docenti. (CRUI 11-06-2010) |
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Mozione del CUN sulla manovra finanziaria |
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Nell’adunanza del 9 giugno il Consiglio Universitario Nazionale, premesso che da anni è in atto un processo di trasformazione del Sistema Università e Ricerca (sul quale il CUN ha espresso proposte, pareri e suggerimenti), al cui interno soltanto alcune iniziative - razionalizzazione dell’offerta formativa, intervento sulla governance, ridisegno dei processi di reclutamento ed altre - sono realmente conformi a obiettivi di riqualificazione e razionalizzazione, mentre altre, quali i tagli finanziari di sistema e della ricerca, la riduzione dell’organico, la contrazione dei fondi per la ricerca ed il ridimensionamento del diritto allo studio, non possono essere ritenute tali. Ritiene che l’obiettivo della affidabilità dell’economia italiana, a fronte delle aspettative dei mercati finanziari internazionali, va prioritariamente perseguito con progetti di riforma strutturali fondati su criteri di equità e di giustizia sociale interna. Visto il testo della manovra del DL 31 maggio 2010 n.78 “Misure urgenti in materia di stabilizzazione finanziaria e di competitività economica” lamenta come questa operi: - tagli lineari sul budget del MIUR con impatto negativo sulla sua già sofferente operatività; - sensibile riduzione per il quinquennio 2011-2015 degli scatti nelle retribuzioni del personale docente, i quali non saranno più recuperati, a differenza di altri settori e di altre categorie non contrattualizzate; - blocco delle progressioni del personale tecnico amministrativo con incertezza sui tempi e modalità del recupero finanziario e previdenziale; - contrazione delle liquidazioni con la penalizzazione in particolare delle giovani generazioni; - fenomeni di prepensionamento con irrimediabile perdita di competenze e di efficacia del Sistema indotti da interventi sulle modalità di erogazione del TFR e dell'indennità di buonuscita. Il CUN giudica l’insieme di questi provvedimenti insostenibile e incongruo per il Sistema Università e Ricerca, anche rispetto al disegno di trasformazione in corso; sottolinea la mancanza di criteri di equità dei provvedimenti della manovra e la conseguente forte penalizzazione economica nel breve e medio periodo, con particolare riferimento al personale entrato di recente nel sistema. A titolo di esempio un ricercatore confermato al primo livello ha attualmente una retribuzione pari a meno di un terzo di quella di un ordinario a fine carriera, ma il danno finanziario nel triennio prodotto dagli effetti della manovra, sarà di importo superiore; al contempo un professore ordinario neo assunto ha una retribuzione comparabile a quella di un ricercatore con 30 anni di servizio, ma subirà un danno finanziario triplo sia nel triennio sia per tutto il resto della carriera; rileva infine che non sono stati rispettati gli impegni economici finanziari più volte espressi dai ministri del MIUR e del MEF di sostegno alla riforma universitaria e che permane la carenza di risorse necessarie per dare pieno riconoscimento al ruolo della ricerca scientifica e dell’alta formazione per il futuro del Paese. Al riguardo ricorda che la percentuale del PIL destinata all’istruzione superiore è dello 0,8% contro l'1,3% dei paesi OCSE; che l'entità della spesa per la formazione universitaria rispetto al totale della pubblica per servizi è dell'1,6% contro una media del 2,9% nell’Unione Europea; che l'entità della spesa annua italiana per studente per la formazione universitaria è di 6.900 euro contro i 9.600 della media europea; che il rapporto tra studenti e docenti italiani è di quasi sei punti superiore alla media OCSE (21,4 contro 15,8); che la percentuale nazionale di laureati e dottori di ricerca sulla popolazione attiva è più che dimezzata rispetto agli altri paesi di economia avanzata (12 contro 26); che il numero dei dottori di ricerca per ogni 100.000 abitanti è pari a 16 contro la media europea di 50 e degli USA di 48. Il CUN nel confermare il proprio contributo all’elaborazione di processi di razionalizzazione e riqualificazione del SUR, chiede con forza che quanto prima siano adottati provvedimenti che rimuovano iniquità e penalizzazioni e garantiscano per il 2011 un FFO pari almeno a quello previsto per il 2010, la rideterminazione nel 2014 delle classi stipendiali con l’inclusione del triennio 2011-13 e il mantenimento delle modalità di calcolo e di erogazione delle liquidazioni. (F.to da segretario e presidente CUN 09-06-2010) |
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Blocco retributivo senza ricupero per i professori e ricercatori, invece con ricupero per i magistrati |
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Per i professori e ricercatori universitari, il cui trattamento retributivo è fermo dal 1990 ed assai inferiore a quello dei magistrati, gli scatti di classe o biennali e gli adeguamenti sono bloccati (art. 9, c. 21, D.L. n. 78/2010) per tre anni, “non sono utili ai fini della maturazione delle classi e degli scatti di stipendio previsti dai rispettivi ordinamenti” e “hanno effetto per i predetti anni solo ai fini esclusivamente giuridici”. Per Magistratura ed Avvocatura dello Stato, allo stesso articolo, c. 22, non solo la riduzione stipendiale “non opera ai fini previdenziali” ma la maturazione dei vari scatti ”è differita, una tantum, per un periodo di trentasei mesi, alla scadenza del quale è attribuito il corrispondente valore economico maturato” e “Il periodo di trentasei mesi differito è utile” anche per la maturazione delle successive classi di stipendio e aumenti biennali. Per chi, poi, in tale periodo cessa dal servizio alla fine del medesimo ”si procede a rideterminare il trattamento di pensione, considerando a tal fine anche il valore economico della classe di stipendio o dell’aumento biennale maturato; il corrispondente valore forma oggetto di contribuzione per i mesi di differimento”. (CIPUR 07-06-2010) |
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