Nel 2010-2011 prosegue il riordino dell'offerta formativa dopo il boom del «3+2». I numeri non dicono tutto, ma aiutano a capire: nel momento di massima fantasia didattica, nelle università italiane si era arrivati a 5.400 corsi di laurea. Correva l'anno accademico 2007/2008. Tre anni dopo, l'offerta formativa conta 800 lauree in meno: nel 2010/2011 - secondo l'indagine condotta tra gli atenei dal Sole 24 Ore - saranno attivati 4.575 corsi. Nel gergo degli addetti ai lavori, si parla di «riordino», «cura dimagrante» e «razionalizzazione». La sostanza è che i nuovi requisiti minimi per l'attivazione dei corsi previsti dal Dm 15/2005, uniti al taglio delle risorse disponibili, hanno indotto quasi tutti gli atenei a eliminare le proposte didattiche troppo specifiche (e non di rado stravaganti). Nei giorni scorsi l'ha rilevato anche il Consiglio universitario nazionale (Cun), presentando i dati consuntivi del 2009/2010. Un'offerta eccessivamente frammentata, però, ha portato alla nascita di corsi che non avevano alcuno sbocco occupazionale o che si possono tranquillamente accorpare ad altri.A fronte di una flessione totale del 6,3%, i dati raccolti dal Sole 24 Ore mostrano per il 2010/2011 un calo più intenso tra i corsi di primo livello e a ciclo unico, e una situazione sostanzialmente invariata tra i corsi di secondo livello. Il che corrisponde a un criterio di buon senso: limitare i percorsi didattici iniziali (quelli che possono essere scelti dalle matricole al primo anno) e lasciare maggiori possibilità di personalizzazione dei percorsi formativi nel biennio successivo. Tra le principali facoltà, quelle che perdono più corsi di primo livello sono scienze statistiche, economia, architettura e psicologia. Anche ingegneria, comunque, subisce una sforbiciata vicina al io per cento. In controtendenza, invece, il gruppo medico, dove pesa però l'incremento delle lauree legate alle professioni sanitarie: qui la grande richiesta da parte del mercato vince sulla razionalizzazione. Quello che i numeri non possono raccontare sono le difficoltà affrontate dagli atenei per attuare il riordino. Valgano per tutti due esempi tratti dall'area economica. «Eravamo partiti con 25 lauree triennali e altrettante specialistiche, poi abbiamo invertito la rotta - spiega Massimo Mario Augello, preside di economia a Pisa -. Abbiamo un migliaio di immatricolati all'anno e abbiamo pensato che l'offerta dovesse essere incentrata solo su tre aree». Osserva invece Carmelo Buttà, preside di economia a Catania: «Per l'anno prossimo confermiamo tre triennali e tre specialistiche, ma negli anni scorsi abbiamo fatto diversi tagli, chiudendo anche una laurea triennale in economia del turismo con Zoo studenti, ben oltre la soglia minima dei 5o iscritti». Gli atenei hanno avuto un triennio per adeguarsi alle nuove classi di laurea disciplinate dal Dm 270/2004 e il percorso vede ora il traguardo. «Con il prossimo anno accademico la situazione dovrebbe stabilizzarsi», commenta Pierluigi Riva, direttore generale della Liuc di Castellanza. Il.rischio, però, è che - tagliati i corsi - vengano moltiplicati i curricula, cioè i sotto-percorsi didattici. Il tutto lasciando invariato (o quasi) il numero delle cattedre e degli insegnamenti. Ecco perché, fanno notare i più attenti tra i docenti, il vero salto di qualità si avrà solo quando tutti gli atenei inseriranno informazioni complete nella banca dati dell'offerta formativa pubblicata sul sito del ministero dell'Università e quando tutti i docenti saranno "tracciati" nell'anagrafe nazionale. Solo allora la trasparenza sarà reale e i ragazzi e le loro famiglie saranno davvero in grado di leggere dietro i numeri e i titoli dei corsi.
- Sul libretto universitario dello studente tipo, la media-voti misurata da AlmaLaurea è 26,3.
- I docenti più severi sono a economia, giurisprudenza e ingegneria (media 25,5), i più generosi a lettere (27,9)
- La quota di studenti che termina gli studi in regola con i tempi sfiora il 40 per cento. I più puntuali sono quelli del gruppo medico (66,8%), i più lenti quelli del gruppo disciplinare di architettura (24,5%).
- Dopo la laurea triennale, tre ragazzi su quattro proseguono gli studi, quasi sempre con la laurea di secondo livello. Il dato più alto è quello degli psicologi (93,4%), il più basso quello degli agrari (65,9%) Secondo i dati di AlmaLaurea, a un anno dalla laurea (di primo, secondo livello o a ciclo unico), il reddito netto mensile è poco superiore i mille euro: 1.174 euro per gli uomini, solo 945 per le donne.
(E. Della Ratta, C. Dell'Oste, Il Sole 24 Ore 07-06-2010) |