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20 Giugno
Università a dieta PDF Stampa E-mail
Tremonti conferma la dieta per l'università italiana. Nel 2011, il fondo ordinario per il funzionamento degli atenei riceverà in dote, dallo Stato, 5,9 miliardi di euro, in calo del 17% rispetto al 2010 (quando l'assegno pesava 7,2 miliardi). Nel 2012, il fondo salirà a poco più di 6 miliardi, ma non potrà più contare sui, complessivi, 700 milioni (di cui 400, per il 2011) di aumento previsti nelle primissime bozze della manovra, cancellati, in fretta e furia, dalla versione ufficiale del provvedimento, pubblicato in Gazzetta lo scorso 31 maggio e, ora, sbarcato in Senato per la conversione definitiva in legge. Per Giuseppe Valditara, senatore del Pdl e relatore del ddl sull'università, attualmente fermo a Palazzo Madama, tutto questo «bloccherà il sistema di premialità che abbiamo disegnato con la riforma degli atenei e soprattutto metterà in ginocchio le università, che potrebbero non essere più in grado di garantire l'erogazione del servizio pubblico». Valditara ha annunciato quindi che presenterà un emendamento ad hoc alla manovra per chiedere il ripristino per il 2011 delle risorse del Fondo di finanziamento per l'università e la cancellazione dello blocco degli scatti: «che - ha dichiarato - possono essere congelati, ma non spazzati via per sempre». Del resto, la manovra non è stata tenera con gli atenei. A partire dalla sforbiciata lineare del 10% di tutte le spese dei ministeri, Viale Trastevere inclusa, che significherà, per le università, un ulteriore "alleggerimento" di circa 70 milioni, fino al 2013, sulla voce "istruzione universitaria". A essere più colpite, quindi, saranno tutte le "spese" che rappresentano il valore aggiunto della didattica, come le attività di laboratorio, i corsi di perfezionamento, le convenzioni università-lavoro. E se la manovra, ancora, esclude gli atenei dall'ulteriore riduzione del 20% (rispetto alle spese 2009) dei costi per studi e consulenze, dall'altra, mette mano al portafogli per quanto riguarda relazioni pubbliche, convegni, mostre, pubblicità e rappresentanza, che dovranno essere contenute di un analogo 20%, rispetto sempre all'anno prima. Bisognerà, invece, sforbiciare del 50% le spese per le "missioni estere", con penalizzazione per i viaggi e gli stage di istruzione fuori dall'Italia (tipo, progetti Erasmus e simili). (C. Tucci, Il Sole 24 Ore 11-06-2010)
 
Trentasei atenei rischiano bilanci in rosso PDF Stampa E-mail
La legge 1 del 2009 blocca le università statali, che entro il 31 dicembre di ogni anno hanno superato il tetto del 90% del Fondo del finanziamento ordinario, nell'indire concorsi nell'anno successivo. Il conteggio del rapporto tra spese di personale e fondo di finanziamento ordinario è alleggerito ogni anno da una serie di correttivi in favore degli atenei. Uno è determinato sottraendo dalle spese di personale (fisse e inderogabili) l'ammontare complessivo degli aumenti stipendiali maturati nell'anno precedente, il secondo sottrae alla massa stipendiale le retribuzioni dei docenti assunti a seguito di stipula di convenzione con enti esterni, l'ultimo invece impone di conteggiare per due terzi e non per intero, il personale impegnato in attività assistenziale convenzionato con il Ssn nelle facoltà di medicina. Ma si preannunciano gli effetti dell'annunciato addio, per il prossimo anno, ai consueti sconti sui criteri di calcolo del rapporto fra la spesa di personale e le università, inseriti ogni anno nel decreto mille-proroghe. Questi alleggerimenti sono stati, fino ad ora, determinanti per far quadrare i bilanci e permettere così alle università di non superare la fatidica soglia del 90% del Fondo del finanziamento ordinario così come prevedeva la legge finanziaria del '98 (art. 51 comma 4). Un limite praticamente e del tutto disatteso, che la legge Gelmini e l'abolizione di questi correttivi renderà però più stringente e vincolante. Scorrendo quindi la tabella messa a punto dal ministero dell'istruzione e dell'università sulla base dei bilanci forniti dai diversi atenei, che ItaliaOggi ha potuto anticipare, si scopre che se con i correttivi, la lista degli atenei con i bilanci in rosso si ferma a sette, senza questi precipita fino a 36 cioè oltre la metà degli atenei, fatta esclusione per quelli privati. A complicare ulteriormente la situazione ci sono i tagli già annunciati per il sistema accademico che per il 2011 ammonteranno ad oltre 1 miliardo di euro, ma anche l'aumento naturale delle anzianità che ogni anno gonfia le uscite fisse per il personale. Chi sfora. Nella situazione attuale, secondo i criteri di calcolo usati normalmente il blocco scatterebbe già per sette università: la più lontana dal tetto è l'università di Urbino Carlo Bo il cui rapporto tra assegni fissi e Fondo del finanziamento ordinario per il 2009 arriva addirittura al 102,72%, senza applicare la normativa vigente invece arriverebbe addirittura a 106,49%. Al secondo posto c'è l'ateneo di Cassino che per buste paga spende il 95,67% (senza correttivi 100,28%) dell'assegno staccato ogni anno dallo stato, seguita dall'ateneo di Bari con il suo 93,33%, dell'Aquila 92,35% i cui conti «puri» alla mano arrivano rispettivamente al 99,58% e al 101,59%. Ma nella rete finiscono anche tante altre università che fino ad ora erano riuscite a tenere i bilanci sotto soglia: dall'università di Roma Tor Vergata (99,15%) a quella di Udine (97,28%), dall'università degli studi di Firenze (95,52%) alla seconda università degli studi di Napoli (105,48%). (B. Pacelli, ItaliaOggi 10-06-2010)
 
Sul DDL voto slittato a fine giugno PDF Stampa E-mail
Prima della chiusura estiva il disegno di legge sulla riforma dell’Università sarà incardinato al Senato. A dirlo sono Fabio Giambrone e Maurizio Gasparri, rispettivamente vicepresidente dei senatori dell’Italia dei Valori e presidente dei senatori del Popolo della Libertà. A decidere sulle sorti pre-festive del ddl è stata la conferenza dei capigruppo del Senato, una decisione che rispecchia la volontà del governo di accelerare i tempi di approvazione della riforma. ”Il ddl sarà’ incardinato – ha detto Gasparri – compatibilmente con i tempi della manovra”. Più precisamente, una volta risolta la questione della manovra finanziaria – al centro del dibattito pubblico degli ultimi giorni, e su cui si sono espressi i rettori, gli studenti, il Cun e i ricercatori – il governo ha deciso di fissare in tempi per le ultime fasi prima dell’approvazione del ddl, che già ieri (15-06) sarebbe dovuto andare al voto in aula al Senato. Ora per la votazione si parla invece di fine giugno. (C. Bruno, Università.it 16-06-2010)
 
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