Home 2010 18 Febbraio
18 Febbraio
Immatricolati in calo PDF Stampa E-mail
Quarantamila iscritti in meno all’Università: è la differenza tra il 2005 e il 2009. Nel 2005 s’iscriveva a un corso di laurea il 56% dei ragazzi di 19 anni, il 73% di quelli che avevano un diploma. Nel 2009 il 53% è diventato 47% e il 73% è diventato 60%. Nell'anno accademico in corso, il 2009/2010, gli immatricolati (cioè coloro che si sono iscritti per la prima volta a un corso universitario) sono in calo del 2,3%: 304.600 contro gli oltre 312.000 dello scorso anno. Un dato che sommato a quello del 2008/2009 porta a una perdita secca del 5% in un solo biennio. Ma non accade in tutti gli atenei. Nelle regioni settentrionali, gli immatricolati sono in crescita dell’1,5%.
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Il MELA (Media Education e-learnign Laboratorio) all’università di Bologna PDF Stampa E-mail
La conoscenza disponibile online non solo agli studenti. E' questa l'idea venuta all'università di Bologna con la creazione del Mela. Il Media Education e-learnign Laboratorio è un laboratorio di produzione video dell'ateneo bolognese all’interno del Dipartimento di Scienze dell’educazione. Nasce negli anni Novanta per occuparsi di comunicazione educativa. Il laboratorio, unico nel suo genere all’Università, oggi produce audiovisivi che distribuisce gratuitamente tramite i 3 canali web di MELAstudio dedicati alla Ricerca, alla Didattica, alla Documentazione.
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L'europa chiede agli atenei il rendiconto giornaliero di tutte le ore lavorate dai docenti PDF Stampa E-mail
La novità arriva con il 2010: molte, troppe università in Europa (numerose anche nel nostro Paese) hanno "venduto" ore di lavoro in progetti europei e contemporaneamente in altri progetti di enti pubblici o di aziende private. E l'Europa se ne è accorta. Nei casi italiani più eclatanti Bruxelles ha chiesto la restituzione di 2 milioni e 600 mila euro lo scorso anno. E adesso impone nuove regole, molto più rigide, che il Politecnico di Torino ha tentato di applicare già da gennaio. Per ora con poco successo. La maggior parte dei moduli è stata restituita al mittente. Ecco cosa avrebbero dovuto fare. Tutti i docenti dell'ateneo che attingono ai fondi europei per ragioni diverse devono inviare alla fine della settimana il proprio "time sheet", la tabella sulla quale hanno segnato come hanno speso le proprie ore di lavoro, minuto per minuto. Per esempio lezione, ricerca, preparazione della lezione, eccetera. Con qualche eccezione per i progetti con i privati, che non possono essere citati nel rendiconto. L'obiettivo è, stabilito che tutti alla fine dell'anno avranno lavorato 1.680 ore (circa 7 ore e 30 il giorno), ricavare dallo stipendio di ognuno la remunerazione per ora e moltiplicarla per le ore dedicate al progetto sotto osservazione. E finanziare l'ateneo sulla base di questi precisi calcoli. Il primo punto su cui si trovano tutti in disaccordo è il fatto di fissare un numero di 1680 ore di lavoro l’anno. «La maggior parte di noi ne lavora molte di più e già per questo siamo in difficoltà a rilasciare una dichiarazione ufficiale di questo tipo» spiega Carlo Vincenzo Ferraro del dipartimento di Energetica. Ma di più non se ne possono indicare perché le retribuzioni orarie risulterebbero inferiori e Bruxelles pagherebbe meno. Il docente per stato giuridico è equiparato al dirigente e non ha l'obbligo di effettuare un numero di ore ma solo di raggiungere degli obiettivi, a parte la didattica che è standard. Infine, ci sono le profonde motivazioni di chi ha intrapreso la carriera universitaria rinunciando ad arricchirsi ma potendo lavorare senza vincoli. È evidente invece che questa novità introduce uno strumento di controllo molto forte che si teme possa servire anche ad altri scopi. La prima facoltà di Ingegneria ha istituito perciò una commissione che ha inviato al Senato un lungo elenco di raccomandazioni. E ha rispedito indietro i "time sheet". I docenti hanno chiesto di poter indicare che il pacchetto di 1680 ore sia convenzionale. «Purtroppo abbiamo tentato in una riunione con i tecnici della Comunità europea di trattare condizioni più elastiche - spiega il rettore Francesco Profumo - ma non siamo riusciti a ottenere molto. Le regole restano queste e chi vuole attingere ai fondi dovrà, anche di malavoglia, adeguarsi, altrimenti potrà tirarsene fuori». (Fonte: La Repubblica Torino 12-02-2010)
 
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