La Corte dei Conti sul 3+2 |
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La Corte dei Conti rileva come «a fronte di una dato sostanzialmente stabilizzato del numero degli iscritti, nell'ultimo quinquennio, su un valore di poco superiore a 1.800.000 unità» sia «ancora rilevante la cifra relativa agli abbandoni dopo il primo anno pari (nell'anno accademico 2006-2007) al 20%, un valore sostanzialmente analogo a quello degli anni precedenti la riforma degli ordinamenti didattici». In netto aumento, invece, nell'anno 2007-2008, è il numero dei laureati già in possesso del titolo di laurea breve: 73.887 nel 2008 rispetto a 38.214 nel 2006. In più la proliferazione dei corsi di studi, che per la Corte dei Conti «passano dai 2.444 dell'anno accademico 1999-2000 ai 3.103 dell'anno accademico 2007-2008». I dati sono relativi alle «immatricolazioni pure», cioè ai corsi della laurea breve triennale o ai cicli unici. Se si aggiungono i corsi di secondo livello, la laurea specialistica, il numero complessivo di corsi attivi nell'anno accademico 2007-2008 è di 5.519 a fronte dei 4.539 dell'anno 2003-2004. «Una certa inversione di tendenza — annota la Corte dei Conti — in conseguenza dei decreti di riforma del 2004 e del 2007, comincia a registrarsi solo dall’anno accademico 2008-2009, con una diminuzione rispetto all'anno precedente del 7,4% per i corsi di I livello, e del 2,6% per i corsi di II livello». (V. Pic., Corsera 20-04-2010) |
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Non tutto negativo nella riforma "3+2" |
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Lo dimostra l'analisi dei dati sulle immatricolazioni e iscrizioni trasmessi annualmente al MIUR dai nuclei di valutazione degli atenei. Quando la valutazione degli effetti è prodotta con un approccio che si preoccupi di evidenziare l'impatto della riforma rispetto a una stima di cosa sarebbe successo al mondo universitario italiano senza la sua introduzione - e non soltanto di registrare ciò che è avvento dopo la sua implementazione - emergono, infatti, ulteriori risultati. In primo luogo è vero, da un lato, che con la riforma è cresciuto il numero dei corsi di laurea. Dall'altro lato è anche vero, però, che, nella prima fase di attuazione della riforma, e cioè fino al 2004, la strategia di diversificazione delle Facoltà è stata premiata con un aumento di quasi il 3% del tasso di crescita degli immatricolati per ogni corso di laurea aggiuntivo. Nello stesso periodo l'introduzione del sistema "3+2" ha prodotto un incremento del tasso di crescita degli immatricolati compreso tra l'8,3% e il 9,6% nel primo anno di riforma, e tra 12,2% e il 14,7% nel secondo, sempre rispetto a una stima del trend di immatricolazioni che si sarebbe registrato con la permanenza del precedente assetto universitario. A tali aumenti non è seguita, fino al 2004, alcuna successiva contrazione del livello di immatricolazioni. In confronto con la proiezione del trend riscontrabile con il vecchio assetto, la riforma è stata poi responsabile di un significativo aumento dei tassi di permanenza degli studenti all'interno delle facoltà nelle quali si erano iscritti (aumento dell'ordine del 30% se calcolato a due anni dall'iscrizione, del 15% se calcolato a tre) e di una crescita (quantificabile tra il 6% e il 25% a seconda dell'indicatore) del tasso di immatricolati che si laureano in corso. (Il Fatto Quotidiano 28-04-2010) |
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