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31 Dicembre
LEGGE DI STABILITÀ. NESSUNA PROROGA PER CNPI E CNAM PDF Stampa E-mail
Nella legge di stabilità non figura nessuna proroga per il Consiglio Nazionale della Pubblica Istruzione (CNPI) e per il
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ABILITAZIONE SCIENTIFICA. MOZIONI DEL CUN PDF Stampa E-mail

Il CUN (Consiglio Universitario Nazionale) ha approvato due mozioni sulle procedure per l'abilitazione scientifica nazionale. Dopo le polemiche suscitate dal lavoro dell’ANVUR sugli elenchi delle riviste ai fini dell’abilitazione scientifica nazionale, il CUN ha approvato una proposta avente ad oggetto “criteri modalità e procedure per il riconoscimento di scientificità delle riviste”. Inoltre ha approvato una raccomandazione sulla definizione delle liste di studiosi ed esperti in servizio presso università di un Paese aderente all’OCSE ai fini del sorteggio delle Commissioni giudicatrici per il conseguimento dell’abilitazione scientifica nazionale.
Il CUN ha anche approvato un parere sulla bozza di Decreto di attuazione del DPCM 26.7.2011 concernente i criteri e le modalità per il riconoscimento dell’equivalenza ai Diplomi Universitari di area sanitaria dei titoli del precedente ordinamento, ai sensi dell’art. 4, c. 2 della Legge. 26 febbraio 1999, n. 42.
(Fonte: lavori del CUN del 4 e 5 dicembre 2012)

 
ABILITAZIONE SCIENTIFICA. CONSIGLI AI COMMISSARI PDF Stampa E-mail
La legge 30 dicembre 2010, n. 240 ha innovato profondamente la disciplina del reclutamento dei professori universitari, introducendo l’abilitazione scientifica nazionale. Con l’emanazione dei regolamenti attuativi, si sono realizzati solo alcuni tra i presupposti indispensabili per avviare il complesso processo che – con l’abilitazione, seguita dai concorsi locali – consentirà di rinnovare gli organici delle università: occorrono dati e previsioni attendibili sui posti che si renderanno disponibili, risorse finanziarie sufficienti, indicazioni operative per le commissioni. È necessario, inoltre, che le comunità scientifiche diano il proprio apporto alla definizione di criteri e parametri specifici, differenziati per la prima e la seconda fascia. Alcune, dall’area informatica a quella medica, hanno già provveduto. Altre si accingono a farlo. Non è un compito facile, anche perché il regolamento n. 76/2012 ha introdotto meccanismi innovativi (indicatori, mediane) e, a prima vista, congegnati in modo da accentuare l’importanza dei parametri di tipo quantitativo. In realtà, proprio il regolamento dispone che il superamento delle mediane riferite ai tre indicatori stabiliti per le scienze sociali e umane, pur costituendo una condizione necessaria ai fini del conseguimento dell’abilitazione scientifica, non è anche una condizione sufficiente. Spetta alla commissione che sta per essere costituita nei vari settori concorsuali, infatti, il compito di ponderare ciascun criterio e parametro previsto dal regolamento; di definire “ulteriori criteri e parametri più selettivi ai fini della valutazione delle pubblicazioni e dei titoli” presentati dai candidati; d’indicare ulteriori titoli, che contribuiscano a fornire un “migliore profilo scientifico del candidato” (articoli 3 e 5, D.M. n. 76/2012). La commissione dovrebbe, quindi, esercitare il potere d’integrare i criteri e i parametri stabiliti dal regolamento in relazione a vari profili qualitativi, svolgendo un esame comparativo e dicendo l’ultima parola sui candidati, alla luce dei criteri forniti e di quelli che avrà raccolto e applicato. Testo completo.
(Fonte: M. Cammelli, S. Cassese, G. Pastori, A. Romano, F. Roversi Monaco, F. G. Scoca, D. Sorace, giustamm.it 24-12-2012)
 
ABILITAZIONE SCIENTIFICA. SULL’UTILIZZO DI VERSIONI EDITORIALI IN FORMATO DIGITALE (FILES PDF) PDF Stampa E-mail

Le polemiche sulle abilitazioni scientifiche nazionali (ASN) rischiano di far passare in secondo piano un aspetto assolutamente centrale nella quotidiana attività di chi fa ricerca: l’utilizzo, sia ai fini della VQR sia per le candidature all’ASN, di versioni editoriali in formato digitale (files PDF) delle pubblicazioni da sottoporre a vaglio. Le forme di disponibilità e di accesso a quei files hanno portato involontariamente in primo piano il rapporto esistente tra autori delle pubblicazioni scientifiche e editori, gli uni e gli altri con le rispettive esigenze, prerogative, diritti. E hanno costretto a dare risposta a domande non certo nuove ma dormienti: a cominciare da quella elementare su chi sia in possesso di quei files, chi possa produrli, chi possa distribuirli, chi sia il titolare dei diritti d’autore su quei materiali, su quei prodotti dell’intelletto e della ricerca.
All’autore dell’articolo (Guido Abbatista) lo spunto è stato offerto dall’impiego di versioni digitali (PDF) di pubblicazioni scientifiche a scopo di valutazione e candidatura a concorsi (concorrenti e commissari); l’oggetto è dato essenzialmente da quella parte di pubblicazioni consistente in libri (dunque in ambiti prevalentemente socio-umanistici ampiamente intesi); l’imputazione riguarda il fatto di aver voluto regolamentare (ANVUR, ministero, editori convenzionali) le condizioni di accesso e uso di questi materiali a tal punto da renderne l’utilizzo estremamente difficoltoso, disagevole, pesante; l’aggravante è di averlo fatto senza una ragione comprensibile e con molti più danni che benefici di qualsiasi genere, di aver fatto rimpiangere le buone vecchie copie cartacee e di aver dunque vanificato i vantaggi della tecnologia. Naturalmente i problemi non finiscono qui, perché ve ne sono di più strutturali nel mondo delle pubblicazioni scientifiche in generale ed è indispensabile affrontarli nella loro complessità. Basta al momento osservare che tutto ciò che, in materia di pubblicazioni digitali per i concorsi, è recentemente passato nei blog accademici, e su Roars innanzitutto, costituisce la prova involontaria ma efficacissima dell’importanza di adottare sempre più ampiamente metodologie di open access per le pubblicazioni scientifiche: metodologie, cioè, che – oltre ad assicurare la massima circolazione ai minori costi possibili a vantaggio della comunità scientifica – lascino all’autore/ricercatore completa facoltà di decidere come modificare, riprodurre, distribuire, archiviare, sottoporre a giudizio la propria produzione scientifica, ad esempio, come si è visto recentemente nel nostro paese, per fini di natura concorsuale.
(Fonte: G. Abbatista, roars.it 30-12-2012)

 
ABILITAZIONE SCIENTIFICA E ASSUNZIONE DEI DOCENTI. VALUTAZIONE DEI COSTI PDF Stampa E-mail

Le idoneità saranno gestite da 925 commissari che opereranno in 185 commissioni, ciascuna composta di quattro italiani e uno proveniente da uno dei paesi OCSE. Il costo dei 740 commissari italiani può essere calcolato computando il costo giornaliero a carico dell’organizzazione di appartenenza pari a 400 euro per 60 giorni di lavoro. Totale 17.760.000 euro. Vanno aggiunte le spese di viaggio (500 euro) e di soggiorno (250 euro al giorno per 15 giorni) per un totale di 3.145.000 euro. Totale generale 20.905.000 euro. Ai 185 commissari stranieri è riconosciuto un compenso forfetario di 16.000 euro ciascuno per un totale di 2.960.000 euro. Anche in questo caso vanno aggiunte le spese di viaggio e soggiorno calcolate con gli stessi parametri impiegati per i commissari nazionali (anche se verosimilmente le spese di viaggio eccederanno i 500 euro) e si ottiene un totale di 501.250 euro. Totale generale 3.461.250 euro.
Il Ministro ha dichiarato che i candidati (professori associati, ricercatori, assegnisti, borsisti, ricercatori degli enti pubblici, docenti delle scuole, ricercatori provenienti dall’estero, ecc.) sono circa 46.000. Ipotizzando che costino al proprio datore di lavoro 200 euro giornalieri e che abbiano dedicato 10 giorni per la preparazione delle domande, il costo totale risulta pari a 92.000.000 euro.
Il costo sostenuto personalmente dai singoli candidati per predisporre le domande (telefonate, stampe, spese postali, spostamenti, acquisto presso gli editori dei file dei libri in PDF, contatti con il CINECA per verificare la correttezza dei dati inseriti nella base dati, ecc.) può essere stimato prudenzialmente in 100 euro. Totale: 4.600.000.
La stessa cifra di 100 euro può essere attribuita ai costi “ribaltati” dai candidati sul proprio datore di lavoro (telefonate, scansioni, uso delle strutture, impiego del personale tecnico di sostegno e bibliotecario, ecc.). Totale: 4.600.000. Va aggiunto infine il costo supplementare sostenuto dal CINECA per la gestione delle informazioni, stimato in 500.000 euro.
In conclusione, anche non includendo i costi sostenuti dall’ANVUR e da altri attori del processo, la cifra totale stimata è di 126.000.000 euro. Rapportando tale costo alle 69.000 domande che, stando al Ministro, sono state presentate, risulta dunque un costo unitario di 1.827 euro. Se s’ipotizza che metà dei candidati passerà la selezione, il costo per idoneità è pari a 3.654 euro. Se, infine, si accetta l’ipotesi che, dati i vincoli istituzionali (il 20% del turnover e le ristrettezze di bilancio), le università potranno chiamare circa 5.000 idonei, risulta che l’assunzione di un docente all’università costerà circa 25.000 euro.
(Fonte: G. Sirilli, roars.it 15-12-2012)

 
ABILITAZIONE SCIENTIFICA. COME E’ DIVERSA IN FRANCIA PDF Stampa E-mail

In Francia l’abilitazione (HDR, ossia l'abilitazione a dirigere la ricerca) consente di dirigere gruppi di ricerca e assegnare e seguire tesi di dottorato. Tramite HDR si accede alle funzioni di “directeur de recherche” al CNRS o presso un Grand établissement, previo concorso, o alle funzioni di professore nelle università (ma in quel caso bisogna chiedere un’ulteriore qualification su dossier, che necessita appunto di essere abilitati). Pertanto l’abilitazione consente di partecipare a certi concorsi, ma permette, a chi ha già una posizione di ricerca, di dirigere a sua volta i dottorandi e i gruppi.
La procedura è molto diversa. In primo luogo il candidato deve decidere in che università abilitarsi e chiedere, preliminarmente, a un professore o direttore di ricerca di quell’università di fare da “garante scientifico” del dossier di fronte alla facoltà. La tappa è delicata perché spesso è vietato candidarsi dove si ha già un posto o dove ci si è dottorati. La funzione di garante è seria e prevede già un filtro. Difficile che qualcuno si faccia garante di un dossier debole.
Al candidato viene chiesto di comporre un dossier che comprende di solito (può variare qualche dettaglio da università a università) in primo luogo una sorta di autobiografia intellettuale di un centinaio di pagine. Lo spirito di questo documento è l’autoriflessione sul proprio lavoro, sulle proprie scelte scientifiche e sul percorso svolto e quello futuro. Richiesta tipicamente francese, quella del momento autoriflessivo, che rischia a volte di sconfinare nella “egohistoire”, ma che può invece essere un esercizio estremamente importante di comprensione e coscienza di ciò che c’è veramente in gioco in un certo percorso di ricerca, operazione che per le discipline umanistiche è essenziale. Non sarebbe male introdurre in Italia qualcosa di simile in un qualche punto della carriera. Il secondo documento richiesto è una ricerca inedita, cioè in sostanza un libro di 200-300 pagine, che può avere anche delle parti provvisorie, ma che delinei un orizzonte nuovo del proprio percorso e che mostri come esso sia capace di far nascere e dirigere ricerche altrui. Il resto del dossier è composto di testi editi, o anche inediti in misura minore, che rappresentino il lavoro già svolto. Un dossier medio è di circa 1000 pagine complessive e l’età media degli abilitandi è di circa quarant’anni. Tutto il lavoro preparatorio occupa almeno un annetto d’impegno. Il dossier viene quindi giudicato da un rapporteur interno (diverso dal garante), da due esterni, poi da un collegio ristretto, poi da tutta la facoltà.  Infine c’è la discussione di fronte a un jury di specialisti, di diverse università, appositamente composto sul profilo del candidato, di circa 5-6 membri, che assumono il compito con estrema serietà (e con grande impegno, vista la mole dei dossier). Ogni membro critica il lavoro del candidato (critica nel senso pubblico del termine), ne mette in luce gli elementi caratterizzanti, ne mostra nel caso i punti deboli, le potenzialità ulteriori e pone domande e questioni. Si tratta di un vero momento di dibattito scientifico, che ha certamente alcuni elementi “liturgici”, ma che rimane sincero e onesto. Una discussione media dura 4-5 ore, ed è assai importante, perché è l’assunzione pubblica di un lavoro di ricerca che è considerato patrimonio della comunità presente e futura.
(Fonte: G. Briguglia, ilpost.it 10-12-2012)

 
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