MOBILITY AND MIGRATION IN ASIAN PACIFIC HIGHER EDUCATION |
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Autori: Deane E. Neubauer, Kazno Kuroda. Palgrave Macmillan, New York 2012, pp. 252 Il volume – risultato delle attività dell’organizzazione non profit East-West Center – illustra i più recenti sviluppi, le tendenze e le sfide poste dall’incremento della mobilità universitaria di studenti, ricercatori e docenti all’interno dell’area che abbraccia le due sponde del Pacifico. In 13 capitoli sono analizzati sotto il profilo teorico e pratico casi concreti in 8 Paesi (Giappone, Cina, Taiwan, Singapore, Stati Uniti, Australia e Corea), le cui economie traggono vantaggio per il loro sviluppo dall’industria del sapere, riconosciuto come un motore essenziale dell’innovazione per la crescita. All’interno della stessa area geografica sono presenti sia i Paesi maggiori esportatori dei servizi educativi (Stati Uniti, Canada e Australia) che quelli importatori (Cina, India e Corea del Sud). (Fonte: M. L. Marino, rivistauniversitas dicembre 2012) |
IL DIVARIO DIGITALE NEL MONDO GIOVANILE: IL RAPPORTO DEI GIOVANI ITALIANI CON LE ICT |
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Autore: Paolo Botta. Ed. ISFOL, Roma 2011. 168 pp. (I libri del Fondo sociale europeo). Ad avere più possibilità di stare di fronte a un computer, per motivi di studio o di svago, come chattare con gli amici, sono soprattutto gli studenti universitari. Lo dice questo studio monografico dell’Isfol (Istituto per lo sviluppo della formazione professionale dei lavoratori) sul divario digitale (che è stato possibile svolgere grazie al fondo sociale europeo), frutto di un questionario telefonico somministrato a duemila 21enni appartenenti a fasce sociali diverse. Nel volume sono esposti i risultati di una ricerca Isfol sul rapporto tra giovani e tecnologie informatiche e della comunicazione (ICT) per individuare le determinanti del digital divide esistente all'interno del mondo dei giovani. Oltre a porre in essere un'analisi teorica delle principali problematiche concernenti il divario digitale e delle diverse tipologie che questo può assumere, è stata svolta un'indagine campionaria che ha mostrato che più si eleva il livello culturale del genitore e del giovane più è alta e complessa l'utilizzazione delle ICT. D'altra parte, è possibile riscontrare un certo numero di ragazzi che, pur avendo livelli di istruzione modesti, si appropriano comunque di abitudini culturali diffuse in molti gruppi giovanili. (Fonte) |
L’IDEA DI UNIVERSITÀ TRA PASSATO E FUTURO |
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A cura di Roberto Celada Ballanti e Mauro Letterio. De Ferrari Editore, Genova 2012, 122 pp. Un’antologia che studia l’università degli ultimi due secoli dal punto di vista filosofico. Humboldt, riformatore dell’Università di Berlino nel 1809-1810, ministro dell’Istruzione del governo prussiano, è stato il promotore di un’università moderna: autonoma dallo Stato, che deve solo garantire aiuti esterni, e socratica nei fini, sempre in costante posizione di ricerca. Se nella scuola esistono il maestro e il discente, nell’università entrambi esistono in funzione della scienza: non si accolgono passivamente i saperi, ma c’è una libera collaborazione tra chi insegna e chi impara. Humboldt propone una formazione completa, che unisca la scienza alla formazione morale. L’innovazione di Humboldt è proprio nell’idea di formare l’umanità: è nell’università che si formano non solo i ricercatori, ma anche i funzionari dello Stato e i professionisti, i magistrati, i medici, i maestri. C’è quindi un delicato equilibrio tra la ricerca scientifica (per pochi) e la preparazione professionalizzante (per la maggioranza). Egli progetta un sistema educativo in cui il conseguimento della competenza professionale mira alla formazione completa dell’uomo. Per John Henry Newman l’università aiuta lo studente a «imparare a imparare», ad allargare le conoscenze coltivando la mente. Quindi l’università, oltre ai contenuti – che richiedono un metodo –, deve trasmettere l’educazione: implica un’azione sulla nostra natura mentale, la formazione di un carattere. Il fine di un corso universitario non è il diritto o la medicina, ma una visione di tutto il sapere, con un’ampiezza mentale, libertà e autocontrollo, cioè l’educazione liberale. Karl Jaspers è molto legato alla visione di Humboldt, pensa a un’università romantica, guidata dalla filosofia. Vede l’educazione in modo socratico e lo studente come risorsa indispensabile per la conoscenza. Sapere e ricerca vivevano però cambiamenti epocali a causa dello sviluppo di scienza e tecnica, dell’avvento dell’industria, delle masse, della democrazia. Proprio nella massificazione e negli apparati burocratici statali Jaspers colse il pericolo più grande per lo spirito dell’università che dovrebbe unire ricerca, insegnamento e formazione. Il filosofo tedesco husserliano Martin Heidegger vorrebbe recuperare una concezione unitaria della scienza. Per Edith Stein, l’università forma l’uomo nella sua globalità, virtù comprese, conformemente al progetto pensato per lui da Dio. Un lavoro scientifico condotto in profondità educa a essere scrupolosi, retti, a rifuggire dalla superficialità e da tutto ciò che è retorica. Il pericolo è un sapere di tipo specialistico, privo di anima. Anche per lei, sulla scia di Humboldt e di Newman, insegnamento e ricerca sono strettamente collegati. Nel volume altri approfondimenti sono dedicati a Giovanni Gentile, Max Weber, Ernst Bloch e Jürgen Habermas. (Fonte: M. L. Viglione, rivistauniversitas novembre 2012) |
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