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18 Novembre
RETRIBUZIONI. POSSIBILE BLOCCO DELL'INDICIZZAZIONE DELLE PENSIONI PIÙ RICCHE PDF Stampa E-mail

Le fonti di finanziamento per mandare in pensione con le regole precedenti alla riforma Fornero gli esodati diventano tre: i 9 miliardi già stanziati finora, i 100 milioni del fondo previsto dalla legge di Stabilità, altri 554 milioni aggiunti con l'emendamento di ieri (12-11-12) che prevede il blocco, nel 2014, dell'adeguamento all'inflazione per la parte di pensione superiore a sei volte il minimo Inps (2.883,18 nel 2012). Il congelamento dell'indicizzazione è previsto per il solo 2014, poiché i risparmi realizzati dallo Stato si trascinano negli anni successivi. Attualmente, secondo la classificazione delle pensioni per classi di importo, quelle tra 2.500 euro il mese e 3mila sono quasi 226mila, parte delle quali subirà la penalizzazione. A queste si aggiungeranno le 265 mila che già superano 3 mila euro. Esiste però una possibilità che il blocco della perequazione non scatti. L'emendamento prevede infatti che «entro il 30 settembre 2013» il governo monitorerà gli esodati. «Qualora l'esito di tale monitoraggio riveli la disponibilità di risorse continuative a decorrere dall'anno 2014, entro i successivi 30 giorni, con decreto» del presidente del Consiglio la rivalutazione delle pensioni superiori a 6 volte il minimo potrà essere ripristinata del tutto «ovvero in misura ridotta». Solamente nella circostanza nella quale i risparmi non fossero sufficienti, ci si affiderebbe alla deindicizzazione delle pensioni più corpose, ossia quelle maggiori di 3.000 euro, recuperando così un capitale per coprire le possibili esigenze del 2014. Su questo punto, ad ogni modo, si farà un vertice per discutere su come agire solamente all’inizio del prossimo anno. Come dichiarato dal viceministro del Lavoro, Michel Martone, nell’evenienza in cui non fossero adeguate le risorse del fondo al momento a disposizione, sarà messa in atto dunque una clausola di copertura secondo la quale le risorse sarebbero invece ottenute dalla deindicizzazione delle pensioni il cui importo è sei volte superiore al minimo.
(Fonti: Ansa, Corsera, leggioggi.it 13-11-2012)

 
RETRIBUZIONI. LA CORTE COSTITUZIONALE DECIDERÀ SUL BLOCCO DEGLI SCATTI DI ANZIANITÀ DEI DOCENTI UNIVERSITARI PDF Stampa E-mail

A giudicare la legittimità del blocco di anzianità operato a danno dei docenti universitari interverrà la Corte Costituzionale. Lo ha stabilito alcuni giorni fa il Tribunale Regionale di Giustizia Amministrativa di Trento. Una sentenza che si aggiunge ad altre dello stesso tenore emesse da diversi tribunali amministrativi che hanno tutte rilevato “non infondata la questione di legittimità costituzionale” del blocco delle carriere introdotta con la legge 122/2010. Un blocco che appare anche incostituzionale per violazione del principio di eguaglianza e ragionevolezza (art. 3 della Costituzione). D’altronde la Corte Costituzionale in questa direzione si è già pronunciata di recente (sentenza 223/2012) censurando la legge 122/2012 nella parte in cui introduce il blocco del meccanismo di adeguamento automatico delle retribuzioni seppur riferito solo al comparto dei magistrati.
(Fonte: FlcCgil 14-11-2012)

 
RICERCA. START CUP RICERCA - IL SOLE 24 ORE: PREMIATA L'INNOVAZIONE ITALIANA PDF Stampa E-mail

Assegnati a Genova nell’ambito del Festival della scienza i premi della Start Cup 'Ricerca – Il Sole 24 ORE', l’iniziativa a sostegno delle migliori idee imprenditoriali generate dalla comunità scientifica, promossa dal Consiglio nazionale delle ricerche in collaborazione con il maggiore quotidiano economico-finanziario nazionale. Tra i dodici progetti arrivati alla fase finale - su oltre 50 partecipanti totali - la Giuria ha selezionato, per il settore 'Ict - social innovation', 'Quantavita' (Istituto di scienze neurologiche del CNR); per la tematica 'life sciences' il progetto 'Rehab Tech' (Istituto italiano di tecnologia); per l'area 'agro-food-cleantech' il progetto 'Microturbina', (Istituto italiano di tecnologia), e per il settore 'Industrial' il progetto 'Sdm Atmospheres' (Istituto nazionale di ricerca metrologica).
(Fonte: Ufficio stampa CNR 31-10-2012)

 
RICERCA. 20000 RICERCATORI SI SONO PERFEZIONATI ALL'ESTERO E LÌ SONO RIMASTI PDF Stampa E-mail

Alla due giorni di «Seminars» organizzati nell'isola di San Clemente a Venezia da Aspen Italia, E. Giovannini riferisce i risultati del gruppo di discussione su «mobilità, occupabilità, reticolarità». E quella frazione, un terzo, rappresenta la sintesi di una serie di studi condotti negli ultimi anni dai diversi istituti di ricerca (Eurispes tra gli altri), partendo proprio dai dati Istat. I giovani dai 18 ai 35 anni sono 12 milioni e 800 mila: stiamo dunque parlando di oltre 4 milioni di italiani che stanno pensando seriamente di lasciare il Paese. Per altro, secondo le ultime cifre disponibili, due milioni lo hanno già fatto nel 2010. Una fuga di massa trasversale, un'idea che comincia a maturare fin dai primi anni dell'università. Il vicepresidente della Confindustria, Ivanhoe Lo Bello, si è presentato al seminario Aspen con una cartellina piena di numeri. Ha cominciato citando un'indagine di Demopolis (commissionata dall'Istituto addestramento lavoratori della Cisl). Bene: il 61% del campione intervistato (3.500 giovani tra i 18 e i 34 anni) ritiene che, terminati gli studi, occuperà una posizione inferiore a quella dei genitori e il 78% è convinto che per trovare un buon lavoro servano le conoscenze giuste. Evidentemente è in questo retroterra pervaso da scoraggiato pessimismo che nascono i progetti dei neoemigranti.
Lo Bello richiama il confronto sui ricercatori. Secondo l'Istat in Italia lavorano circa 106 mila «addetti alla ricerca» nel settore privato, cui vanno aggiunti 74 mila nel pubblico, di cui 20 mila universitari. «Ma 20 mila ricercatori si sono perfezionati all'estero e lì sono rimasti. Un insieme enorme di persone che contribuisce alla prosperità degli altri Paesi, in particolare degli Stati Uniti. Risorse umane che non torneranno indietro». In compenso l'Italia non attira talenti stranieri. Nelle nostre università solo il 2% di iscritti viene d'oltreconfine «e quasi nessuno di loro dai grandi Paesi», nota ancora Lo Bello. Alla fine della catena c'è, come sempre, il Sud, perché alla corsa verso l'estero si associa la ripresa della classica ondata verso il Centro-Nord. Solo due esempi: il 70% degli studenti universitari della LUISS a Roma è meridionale come pure il 30% del Campus economico di Trento.
(Fonte: G. Sarcina, corriere.it 29-10-2012)

 
RICERCA. IL FUTURO NEI CLUSTER TECNOLOGICI PDF Stampa E-mail

Dal 2007 a oggi a fronte di ogni euro investito in ricerca, l'Europa ha portato a casa 60 centesimi. Una situazione che mostra un sistema in cui gli Stati non riescono a trarre profitto dalla progettazione e dalla ricerca. È a partire da queste considerazioni che il ministro Profumo ha messo in campo una serie di iniziative. Una delle più significative è quella dei cluster tecnologici. A prevederli è il bando del MIUR pubblicato il 30 maggio e che si è chiuso poche settimane fa con 11 domande e 44 progetti pervenuti nei nove settori strategici della ricerca individuati dal dicastero per un valore complessivo che sfiora i 500 milioni di euro. Ora partirà la fase di valutazione che si concluderà a fine mese. L'obiettivo dichiarato del bando è di superare l'attuale frammentazione in cui versano il mondo dei distretti e dei poli tecnologici e aggregare tutta la filiera dell'innovazione (università, aziende, centri di ricerca pubblici e privati) intorno a dei grandi cluster nazionali in nove aree di intervento: chimica verde, aerospazio, mezzi e sistemi per la mobilità di superficie terrestre e marina, scienze della vita, agrifood, tecnologie per gli ambienti di vita, energia, fabbrica intelligente, tecnologie per le smart communities. La parola chiave dell'intera iniziativa è «smart specialization», perché per il MIUR, proprio la specializzazione intelligente si rivelerà fondamentale per la programmazione dei fondi strutturali per i prossimi sette anni. In sostanza, quando ci sarà da presentarsi in sede Europea, un cluster forte e capace di valorizzare le risorse e le peculiarità del territorio si troverà a essere un interlocutore privilegiato. Le risorse stanziate ammontano a 408 milioni di euro. Di questi, 368 provengono dal fondo per le agevolazioni alla ricerca (Far) e sono destinati all'intero territorio nazionale, mentre la restante parte è destinata a Calabria, Campania, Puglia e Sicilia dal programma operativo nazionale «Pon ricerca e competitività» 2007-2013 varato in ambito europeo. Il bando fa parte delle priorità di Horizon 2020, il grande programma di ricerca varato dall'Ue che prevede uno stanziamento di 80 miliardi di euro (1,7 dei quali provenienti dall'Italia). I cluster tecnologici si caratterizzano per la vivacità non solo delle idee ma anche delle iniziative; infatti, il loro sviluppo economico si fonda sulla nascita di numerose start-up che perseguono business innovativi.
(Fonte: ItaliaOggi Sette 29-10-2012)

 
RICERCA. I DATI DELL’ASSOCIAZIONE ITALIANA PER LA RICERCA INDUSTRIALE PDF Stampa E-mail

Secondo i dati dell'AIRI (Associazione italiana per la ricerca industriale) la spesa «intra-muros» (cioè quelle interna) in Ricerca e sviluppo delle imprese italiane è costantemente cresciuta, seppur lievemente: è passata dai 9.455 milioni di euro nel 2007, ai 10.173 nel 2008 per arrivare ai 10.465 nel 2010. Certo la particolarità del tessuto imprenditoriale italiano è che i grandi gruppi che fanno ricerca a livello internazionale e investono una percentuale del fatturato simile alla media dei paesi europei, sono pochi. La maggior parte del comparto industriale invece è composta di piccole e medie imprese che, a causa delle dimensioni ridotte, non hanno né i fondi né la struttura per garantirsi la ricerca fatta in casa. Ma che di innovazione hanno bisogno. E infatti non è un caso che queste stesse imprese abbiano continuato comunque ad assumere personale addetto al settore. Secondo AIRI i soggetti addetti alla R&S nel 2007 erano in totale poco più di 80 mila tra ricercatori e addetti, sono cresciuti a 93.760 l'anno dopo per salire poi a quota 109.768 nel 2009. Ma non solo perché guardando i numeri degli addetti in un complesso più ampio, tra istituzioni pubbliche, università, istituzioni private non profit e imprese, rileva l'AIRI, il numero è cresciuto dal 2006 al 2009 di quasi 35 mila soggetti di cui circa un terzo solo ricercatori. Ma quali sono i settori di sviluppo per la ricerca industriale capaci anche di creare occupazione? Secondo il rapporto «Tecnologie prioritarie per l'industria», elaborato con la collaborazione di più di 100 ricercatori e manager della ricerca industriale, coadiuvati da ricercatori di enti pubblici, sono 105 le tecnologie del prossimo futuro. Tra queste ci sono quelle informatiche e quelle della microelettronica, energia, chimica, farmaceutica e biotecnologie, ambiente, trasporti., aeronautica, spazio, materiali. Se l'Italia, sostiene l'Associazione italiana per la ricerca industriale, si concentrasse per circa 5 anni nelle aree industriali in cui è più forte, per esempio nel vasto settore del Made in Italy, potrebbe essere ancora un Paese competitivo. Lo sforzo della ricerca industriale, che richiede mediamente 3-5 anni per il successo sul mercato, presenta un elevato rischio imprenditoriale che potrà essere sostenuto, però, anche con un impegno pubblico a livello regionale, nazionale e comunitario, perché gli obiettivi sono tali che richiedono una partecipazione collettiva. E poi ancora c'è un problema di offerta di figure professionali: alle aziende, infatti, non basta il semplice ricercatore, ma gli serve il ricercatore-innovatore, una figura che sia esperta nello scouting tecnologico, in grado perciò di scovare tutte le tecnologie che interessano l'imprenditore per cui lavora.
(Fonte: B. Pacelli, ItaliaOggi Sette 29-10-2012)

 
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