Home 2012 29 Ottobre
29 Ottobre
CLASSIFICAZIONE DI ATENEI. LE ECCELLENZE ITALIANE PDF Stampa E-mail

Una delle classificazioni nazionali più attese è quella pubblicata ogni anno dal quotidiano Repubblica in collaborazione con il Censis, all'interno della Grande Guida Università Repubblica/Censis. La Guida, pubblicata il 19 luglio 2012, oltre a pubblicare informazioni pratiche sulle università, offre anche l'elenco delle migliori facoltà. Troviamo le eccellenze all'Alma Mater di Bologna (che ha le migliori facoltà italiane di Psicologia, Agraria e Scienze Politiche), all'Università di Padova (Economia, Medicina e Chirurgia, Medicina Veterinaria, Scienze matematiche) e all'Università di Udine (Lettere e filosofia, Lingue, Scienze della Formazione). Nella classifica generale, frutto della valutazione di più indicatori (servizi, strutture, internazionalizzazione, spese per diritto allo studio), Bologna è l'ateneo principale tra gli atenei "mega" (oltre 40 mila iscritti), Pavia fra quelli "grandi" (20 mila - 40 mila iscritti), Siena tra i "medi" (10 mila - 20 mila iscritti), Camerino tra i "piccoli" (fino a 10 mila iscritti). Tra i Politecnici, leggera preferenza per Torino su Milano.
Precedente di qualche giorno rispetto a quella di Repubblica/Censis è la classifica del Sole 24 Ore (16 luglio 2012). Sulla base di dieci indicatori (Immatricolati con voto di maturità non inferiore a 90/100, Attrattività, Dispersione al secondo anno, Rendimento, Laurea nei tempi, Rapporto studenti/docenti, Occupazione laureati, Fondi interni per la ricerca, Fondi esterni per la ricerca e Personale occupato in attività di ricerca) il primato non poteva che andare ai Politecnici: Milano prima e Torino seconda. Al terzo posto, a sorpresa, l'Università di Modena e Reggio Emilia. Tra le non statali, primato assoluto alla Bocconi di Milano e all'Università Vita-Salute San Raffaele di Milano. Terzo posto per la Luiss di Roma.
(Fonte: D. Gentilozzi, rivistauniversitas ottobre 2012)

 
CLASSIFICAZIONE DI ATENEI. LA POSIZIONE DELL’ITALIA NELLE CLASSIFICAZIONI QS E THE PDF Stampa E-mail

Pubblicata l'11 settembre 2012, la nona edizione del ranking di Quacquarelli Symonds fissa la graduatoria delle migliori 700 università del mondo in base a determinati indicatori, sondaggi di opinione e le citazioni prese dal database di pubblicazioni accademiche Scopus. Al primo posto il Massachusetts Institute of Technology di Boston. Cambridge è la prima università europea. La prima italiana è l'Alma Mater di Bologna (194° posto), l'unica del nostro paese tra le prime duecento, che però rispetto allo scorso anno ha perso 11 posizioni. Migliorano la posizione, rispetto al 2011, l'Università di Milano (dal 275° al 256°), il Politecnico di Milano (da 277° a 244°), Pisa (da 322° a 314°) e Roma Tor Vergata (da 380° a 336°). Nel complesso, però, migliorano i risultati italiani nell'eccellenza nel campo della ricerca e nel numero complessivo di università presenti nel ranking (22), 1 in più rispetto al 2011, l'Università degli Studi di Bari.
Il ranking del Times Higher Education premia, invece, il California Institute of Technology. Al secondo posto, a pari merito, l'Università di Oxford e l'Università di Stanford. Sulle 14 università italiane presenti nella classifica, la prima è ancora una volta l'Alma Mater di Bologna (posizione 226-250), che precede di pochi punti l'Università degli Studi di Milano e l'Università di Milano-Bicocca. Le prime cinque università italiane hanno perso tutte qualche posizione. C'è chi sta peggio, però. Il Portogallo ha la prima università nel gruppo di posizioni 351-400. La classifica di THE usa 13 diversi indicatori di performance, che analizzano la forza dell'istituzione all'interno delle sue principali missioni (insegnamento, ricerca, trasferimento delle conoscenze, impatto internazionale).
(Fonte: D. Gentilozzi, rivistauniversitas ottobre 2012)

 
DISEGNO DI LEGGE DI STABILITÀ (A.C. 5534-bis). PER LE UNIVERSITÀ UN MODERATO AUMENTO DEL FONDO Di FINANZIAMENTO ORDINARIO PDF Stampa E-mail
Per l'università si prevede una prima norma finalizzata a consentire un limitato aumento della spesa. Nell'articolo 4 comma 2 si richiamano, infatti, le disposizioni della legge finanziaria 2007 in cui si prevedeva, sostanzialmente, un incremento del fabbisogno finanziario - quindi delle somme destinate dallo stato al fondo ordinario - del 3% per il sistema universitario nazionale. Si tratta di un aumento limitato anche in rapporto all'inflazione stimata ora al 3.6%. Il fondo di riferimento è dunque quello del 2011. Si dovrebbe tener conto dell'attribuzione di 400 milioni di euro, avvenuta lo scorso anno, a parziale integrazione dei tagli previsti per il 2011 dalla finanziaria 2008. Se così non fosse e queste risorse non dovessero essere conteggiate nel fondo del 2011 l'annunciato aumento si tradurrebbe nei fatti in una riduzione rispetto alle risorse disponibili.
(Fonte: Flc Cgil 22-10-2012)
 
FINANZIAMENTO DELLE UNIVERSITÀ. IL PROGRAMMA ELABORATO DALLA REDAZIONE DI NOISEFROMAMERIKA PDF Stampa E-mail
Aumentare la percentuale del finanziamento pubblico (FFO) distribuito ai singoli atenei sulla base dei risultati della VQR ed eventualmente della valutazione della didattica. La legge Gelmini stabilisce un massimo del 10%. Si propone di aumentare progressivamente (p. es. in cinque anni) tale percentuale almeno al 30%. Lasciare maggiore autonomia alle università nella gestione dei fondi statali. In particolare, si propone di autorizzare le università a concedere premi e incentivi monetari ai docenti, per una percentuale fissa (e crescente nel tempo) del monte-stipendi tabellare (p. es. 10% nel primo anno, 15% nel secondo etc.). Tali premi dovranno essere concessi a seguito di attività specifiche e documentabili (p. es. produzione scientifica, attività amministrativa, corsi). Questo provvedimento ha un duplice scopo – preparare la liberalizzazione degli stipendi con un test del comportamento delle università e compensare i docenti strutturati più produttivi per la riduzione delle prospettive di carriera. Liberalizzare totalmente le tasse universitarie, con l’obbligo di destinare una percentuale minima (e consistente – p. es. il 20%) del gettito a borse di studio per studenti di famiglie a basso reddito e meritevoli. Offrire a tutti gli studenti la possibilità di accendere a prestiti sull’onore. Le università saranno incentivate ad aumentare la quota di risorse proprie (tasse, introiti da fondi privati e/o da endowment), fino a raggiungere, in cinque - sei anni, un importo almeno pari al FFO. La crescita delle risorse proprie permetterebbe di ridurre  i trasferimenti diretti alle università e quindi di trasferire risorse al finanziamento alla ricerca. Sarebbe anche possibile aumentare i fondi per il diritto allo studio – in particolare per coprire i mancati rimborsi dei prestiti di studio da parte di laureati che non raggiungessero i minimi di reddito. Possibilità di trasferire le competenze delle università alle regioni in cambio di un corrispondente trasferimento di gettito fiscale, sul modello dell’università di Trento.
(Fonte: redattori noisefromamerika 09-10-2012)
 
CHI HA LA LAUREA GUADAGNA IL 50% IN PIÙ PDF Stampa E-mail
In Italia abbiamo 28 milioni di cittadini con la sola licenza media. Quanto pesa questo sull'economia nazionale? «Secondo i dati Ocse, chi ha un titolo corrispondente alla nostra laurea specialistica guadagna fino al 50% in più di chi è in possesso del solo diploma di scuola superiore. In Italia i rendimenti sono leggermente più bassi, ma comunque significativi, per via della struttura industriale fatta prevalentemente di piccole e medie imprese e per il ritardo nell'incorporare i benefici dell'information technology nei processi produttivi. Dietro lo spread finanziario c'è anche uno spread reale. Il nostro gap di istruzione rispetto alla Germania è impressionante. Per recuperare ci vogliono tempi lunghi, ma bisogna iniziare». Quanto conta avere una più elevata professionalità? «In media, nei paesi Ocse, il tasso d'occupazione di chi ha una laurea è di circa 10 volte superiore rispetto a chi si ferma alla licenza media. Dobbiamo immaginare una scala dei talenti con ai vertici i più specializzati e alla base i non specializzati. I primi traggono vantaggio da un mercato più vasto, mentre gli ultimi soffrono la concorrenza di lavoratori non specializzati dei paesi poveri disponibili a salari molto più bassi».
(Fonte: Il Messagero 08-10-2012)
 
LAUREATI. PIÙ OPPORTUNITÀ LAVORATIVE PER I LAUREATI ANCHE IN TEMPO DI CRISI NEI RAPPORTI CNEL, SVIMEZ, EXCELSIOR PDF Stampa E-mail
La laurea resiste meglio alla crisi economica. Lo evidenziano concordemente i Rapporti del CNEL (Il mercato del lavoro in Italia 2011/12), della SVIMEZ (Rapporto SVIMEZ sull'economia del Mezzogiorno 2012) e di EXCELSIOR (Rapporto del Sistema informativo Excelsior - Ministero del Lavoro e Unioncamere - 3° trimestre 2012), che fotografano la realtà occupazionale, con uno sguardo particolare al Mezzogiorno, leggendone le tendenze e cogliendone i cambiamenti di tendenza. La crescita è concentrata sui livelli d’istruzione più alti, con un risultato più brillante in termini di variazione percentuale per i laureati (+1,8%). Nel 2011 il loro tasso di attività ha raggiunto l'81%, con un peso del 17,3% (+3% rispetto al 2004) sul totale. Però il tasso di attività delle donne italiane - laureate e nelle età centrali (15%) - pur decisamente superiore a quello medio del nostro Paese, presenta ancora un differenziale più basso di quasi 10 punti rispetto alla media europea corrispondente (25%), a sua volta sintesi di livelli particolarmente elevati nel Nord Europa e più bassi nei Paesi mediterranei.
(Fonte: L. Moscarelli, rivistauniversitas o2-10-2012)
 
Altri articoli...
« InizioPrec.12345678910Succ.Fine »

Pagina 4 di 15