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12 Maggio
AGEVOLAZIONI PER IL «RIMPATRIO DEI CERVELLI». FINALMENTE AL VIA GLI SCONTI FISCALI PDF Stampa E-mail
L'Agenzia delle Entrate ha diffuso la circolare che ne chiarisce finalmente l'applicazione. L'agevolazione può scattare dal 28 gennaio e vale anche per i co.co.co. La circolare, visibile sul sito dell'Agenzia delle Entrate, era stata sollecitata sul Corriere dal deputato Guglielmo Vaccaro (Pd) che aveva minacciato le dimissioni nel caso in cui il provvedimento non fosse stato emanato. Entro il 31 maggio i sostituti d'imposta dovranno rilasciare un nuovo Cud per l'anno 2011 ai lavoratori interessati che, in possesso dei requisiti, richiedono l'applicazione del beneficio per lo stesso anno. E possibile anche richiedere il rimborso a un Ufficio territoriale dell'Agenzia, allegando la documentazione che prova la sussistenza dei presupposti per ottenere l'agevolazione.
(Fonte: Avvenire, Corsera 07-05-2012)
 
AGLI SPECIALIZZANDI IN MEDICINA NEGLI ANNI 1983-1991 RICONOSCIUTO IL DIRITTO AL RISARCIMENTO DEL DANNO PDF Stampa E-mail
Riconosciuto il diritto alla retribuzione ai medici che avevano frequentato le scuole di specialità delle Facoltà di Medicina e chirurgia di tutta Italia, senza ricevere la borsa di studio mensile, a causa del ritardo nell'adeguamento da parte dello Stato italiano alle direttive europee: è questo il principale effetto della sentenza del 26 aprile 2012 n. 8427 della seconda sezione del tribunale civile di Roma. I ricorrenti - iscritti a un corso di specializzazione anteriormente all'anno accademico 1993/94 - avevano chiesto la condanna della Presidenza del consiglio dei ministri, alla corresponsione della remunerazione prevista dall'articolo 6 del decreto legislativo n. 257 del 1991, ovvero al risarcimento dei danni per la mancata tempestiva attuazione delle direttive Cee n. 75/363 e 82/76 in materia di specializzazioni mediche, ovvero in subordine la condanna delle amministrazioni all'arricchimento ingiustificato.  Il decreto  di attuazione del 1991, infatti, aveva disposto il diritto alla retribuzione a partire da tale anno, senza riconoscere il dovuto per gli anni precedenti. I magistrati hanno ritenuto  che la violazione del diritto "sta nel ritardo con cui la norma interna ha recepito la direttiva comunitaria". Nel caso in questione, dunque, il diritto all'indennità è leso per ritardo nella attuazione della norma comunitaria. In conclusione, afferma il tribunale di Roma "il danno da risarcire è ovviamente pari alle retribuzioni che il medico avrebbe percepito se la regola comunitaria fosse stata tempestivamente introdotta nell'ordinamento italiano".
(Fonte: diritto24.ilsole24ore.com  02-05-2012)
 
RETRIBUZIONI DEI PROFESSORI UNIVERSITARI. IL FALSO E IL VERO PDF Stampa E-mail

Università: non è vero che i professori italiani sono tra i più pagati. La stampa quotidiana nazionale dedica un’attenzione periodica al problema delle retribuzioni dei docenti universitari. E siccome in questi ultimi tempi le retribuzioni non sono cambiate, c’è da chiedersi perché si torni a parlare di cose già raccontate in precedenza. Qualche giorno fa è accaduto quanto era nelle previsioni. E la cagione è stata la notizia che entro la metà del mese di Aprile sarebbe apparso nelle librerie un libro, dedicato proprio al problema tanto caro ai nostri quotidiani, con il titolo “Paying the Professoriate: A Global Comparison of Compensation and Contracts”. La comparazione interessa 28 paesi (8 europei) compresa l’Italia. La notizia è stata ripresa da “La Repubblica” e subito inserita nel sito del Governo Italiano. L’autore dell’articolo di “La Repubblica” ha rilanciato la tesi non nuova che gli accademici italiani sono super pagati con la precisazione, in corsivo, “Secondi al mondo, dopo il Canada”.  Addirittura l’estensore dell’articolo esprime stupore perché i professori percepiscono lo stipendio tutti i mesi, anche in estate, con le università chiuse, e poi aggiunge: a Natale arriva la tredicesima. Noi non siamo curiosi e, quindi, non chiediamo all’estensore dell’articolo a quanto ammonta la sua tredicesima. Egli, insomma, ha da ridire sull’università italiana e non ha perso tempo per lodarla in negativo. Cerchiamo ora di evidenziare le cose che non vanno nello scritto in oggetto. E’ doveroso prima di tutto osservare che i dati contenuti nel libro citato non tengono conto della differente struttura esistente nei diversi paesi presi a confronto sia delle voci stipendiali sia del percorso delle carriere. Ne segue una rappresentazione distorta e lontana dalla realtà.
Ma, se è vero ciò che affermano i professionisti dagli stipendi, che nel confronto delle retribuzioni bisogna riferirsi ai soldi che il dipendente si mette in tasca e, quindi, allo stipendio netto, noi saremo così classificati:
15° posto per lo stipendio mensile medio netto (medio sta a significare che lo stipendio è riferito al nono scatto biennale);
10° posto per lo stipendio mensile netto d’ingresso;
3° posto per lo stipendio mensile netto nel “top level”.
Lo sappiamo, le classifiche sulla base dello stipendio mensile lordo non sono state fatte dall’autore dell’articolo, ma da chi ha scritto il libro. Ma una qualche considerazione in merito l’autore avrebbe potuto pur farla per richiamare l’attenzione dei lettori sul fatto. E allora perché non comunicare la giusta informazione ai cittadini, anziché affermare che “i professori universitari italiani risultano tra i più pagati” aggiungendo, con scritto in corsivo “Secondi al mondo, dopo il Canada”?
Cari giovani cittadini, se doveste scegliere la carriera universitaria, fatelo per amore alla ricerca e alla didattica, e sappiate che non è vero che sarete tra i più pagati.
Come già osservato, lo scritto in questione non tiene conto della differenza tra la struttura della carriera universitaria in Italia e quella degli altri paesi presi a confronto. Da noi, quando si parla di anzianità, il calcolo è relativo alla permanenza nel ruolo (ordinario, o prima fascia, e associato, o seconda fascia) e non agli anni complessivi di servizio svolto. Passando da ricercatore ad associato e poi a ordinario, con la vecchia legge si ricominciava quasi d’accapo, e ora, con la legge Gelmini, la ricostruzione di carriera è stata eliminata. Eppure nell’articolo di Repubblica si afferma che, con la nuova legge Gelmini, è cambiato ben poco! Attualmente il pensionamento è previsto a 70 anni e, gli scatti sono triennali anziché biennali. Per arrivare allo stipendio massimo bisognerebbe andare in cattedra a 30/32 anni, mentre la media calcolata nell’ultimo periodo è di 52 anni circa. Quindi lo stipendio massimo delle tabelle ministeriali è puramente teorico e appannaggio di coloro che accedano al ruolo di ordinari molto giovani. Si tenga poi conto che per tre anni (2011-2013) gli scatti stipendiali sono bloccati e, praticamente, non vengono banditi concorsi per il passaggio di ruolo e/o di fascia. Pertanto è fuori da ogni realtà l’affermazione che i docenti universitari percepiscono stipendi che in altre categorie di pari livello appartengono al passato. [In merito chiediamo poi all’autore dell’articolo su La Repubblica di volerci indicare quali sono le categorie del pubblico impiego di pari livello del professore universitario].
E per finire riteniamo utile ricordare che spesso, soprattutto da parte di persone che non sono addentro alle voci tabellari del trattamento economico, nella determinazione dello stipendio mensile lordo viene inserita anche la somma di spettanza della sede universitaria per i contributi previdenziali e per l’Irap. Si tratta di un errore che porta, ovviamente, a gonfiare in maniera impropria la retribuzione lorda del docente.
Lo stipendio annuo lordo per il professore ordinario, il professore associato e il ricercatore, riportato sotto la voce “I costi per il MIUR” nell’articolo in oggetto, soffre di qualche errore. Esso non rappresenta né lo stipendio annuo lordo né quello che verrebbe fuori con l’aggiunta della quota relativa ai contributi previdenziali e Irap a carico della sede universitaria. Ancora una volta bussiamo alla porta del sapere del nostro interlocutore con la preghiera di voler accrescere le nostre conoscenze su questa materia che fa tanto sparlare di questi super pagati professori universitari.
(Fonte: lettera a roars del prof. Antonino Liberatore, segretario nazionale USPUR, 09-05-2012)

 
RETRIBUZIONI. ADEGUAMENTO STIPENDIALE A PROFESSORI E RICERCATORI. NOTA DEL DIRETTORE GENERALE DEL MIUR PDF Stampa E-mail
E' stata ricevuta oggi (07-05-12) da tutti gli atenei italiani la nota del Direttore Generale per l'Università del Miur con la quale si scioglie definitivamente ogni residuo dubbio sull'adeguamento stipendiale dovuto ai docenti e ricercatori sottoposti a conferma e ai ricercatori non confermati al secondo anno. Una soluzione inequivocabile che arriva dopo quasi un anno di iniziativa parlamentare. Posso testimoniare, e ho piacere di dare atto, che la Direzione Generale per l'Università ha seguito sin dall'inizio la vicenda con attenzione e ha operato anche in quest'ultima fase perché si risolvesse senza sbavature o ulteriori rinvii. Cliccare qui per scaricare la nota del Miur.
(Fonte: on. S. Vassallo 07-05-12)
 
CORTE DEI CONTI: DOSSIER RICERCA, FONDI 2007-2011 GESTITI MALE PDF Stampa E-mail

La relazione, pubblicata il 17 aprile, valuta la qualità e l'efficienza della spesa nel settore, dando un giudizio negativo sull'operato del quinquennio 2007-2011. “Il complesso delle risorse umane e finanziarie appare insufficiente”, scrivono i magistrati dei fondi assegnati alla ricerca. Ad acuire il problema la cattiva amministrazione di queste già scarse risorse. La Corte dei Conti è giunta alle sue conclusioni dopo aver ascoltato MiUR e Mef e dopo aver esaminato la documentazione contabile relativa al settore d'interesse. Il primo punto della gestione a essere stato bacchettato riguarda il mancato adeguamento delle risorse investite nella ricerca scientifica agli impegni assunti in sede europea. L'Unione vorrebbe che a questo settore fosse destinato il 3% del Pil, con una grossa fetta a carico dei privati, mentre l'Italia è scesa a poco più dello 0,5%.
Partendo dai metodi di finanziamento, essi appaiono ancora molto frammentari ed eterogenei, non evitano la sovrapposizione di competenze, con un conseguente spreco. L'obiettivo, invece, è quello di attribuire alla ricerca un bilancio consolidato. Per la scelta dei progetti la Corte dei Conti chiede maggiore trasparenza e invita a ricorrere al personale interno per lo svolgimento degli stessi, ponendo fine alla consuetudine di affidarsi a consulenze esterne.
Anche la ripartizione dei fondi, secondo i giudici, non avviene secondo quanto disposto dalla normativa, questa volta interna, in materia. La ripartizione, osservano i magistrati, avviene “sulla base della valutazione dei risultati, nonché destinando una quota al finanziamento premiale di specifici progetti proposti dagli enti”. Una volta divise, le risorse non sono mai erogate entro i tempi stabiliti dalla legge. La Corte dei Conti ha rilevato che i fondi vengono dati con un anno di ritardo. Questo sistema fa sì che si ricorra al versamento continuo di acconti per garantire il funzionamento della ricerca e, oltre a ostacolare una seria programmazione, “si riverbera sull'efficienza di un settore caratterizzato da una forte dinamicità”.
Altro punto dolente è Anvur. L'Agenzia nazionale per la valutazione dell'università e della ricerca, istituita nel 2006, non è ancora operativa. I magistrati contabili hanno sottolineato che la riforma del sistema universitario prevede che sia questo organismo ad assegnare una parte dei fondi in forma di premio. Questo processo dovrebbe avvenire su valutazione dell'Anvur e per mezzo di un decreto non regolamentare del ministero dell'Istruzione contenente i criteri. “Allo stato attuale il decreto non risulta ancora emanato, pur se l’assegnazione delle quote è già avvenuta”, critica la Corte nel dossier. A fare le veci dell'Anvur in questo caso è Comitato di indirizzo per la valutazione della ricerca, il quale, tuttavia, fa uso di altri criteri.
Infine, fanno notare i giudici, sebbene i fondi siano carenti, in media circa 500 milioni di euro non vengono destinati ad alcun progetto. “Si ritiene indispensabile – commenta la Corte dei Conti - un intervento strutturale onde evitare che gli stanziamenti non raggiungano gli obiettivi cui sono finalizzati”.
MiUR e Mef hanno un mese di tempo per opporsi alle critiche della Corte; in alternativa dovranno presentare ai magistrati e al Parlamento le misure adottate per risolvere la questione entro sei mesi.
(Fonte:  M. Chichi,  justicetv.it  10-05-2012)

 
RICERCATORI. PROSPETTIVE CON O SENZA TENURE PDF Stampa E-mail

Nel sistema italiano attuale il ricercatore, se non ufficialmente ma sicuramente nei fatti, è pensato per essere inserito in un gruppo. Questo può avvenire grazie ad una dinamica virtuosa: esiste un gruppo che ha un leader senior, generalmente professore ordinario, che dirige un certo numero di persone, laureandi, dottorandi, ricercatori, tecnici, professori associati, e in questo gruppo s’inserisce la ricerca del ricercatore neo-assunto. Quest’organizzazione del lavoro scientifico, basata su gruppi con un leader senior e una serie di figure intermedie, anche a tempo indeterminato, è simile a quella tedesca e francese (con certe differenze ovviamente).
Il sistema americano invece prevede l’esistenza di un gruppo per ogni permanente e quindi chi è assunto con il sistema tenure è un professore (assistant professor) leader del proprio gruppo, cui viene assegnato un finanziamento per cominciare (starting grant), con cui deve comprare le apparecchiature, pagare dottorandi e post-doc, per i cinque-sei anni di «prova». Anni in cui dovrà darsi da fare non solo direttamente nella ricerca ma (soprattutto) per cercare altri finanziamenti (il sistema non è perfetto e ne discutono anche in USA).
Quale di questi due modelli si vuole istaurare in Italia? E infine: si attiveranno (o si stanno attivando) veramente i contratti con tenure? Molte università non hanno a oggi i fondi per attuare realmente la riforma, e stanno quindi bandendo solo posti senza tenure, spesso a persone con un’ottima esperienza che meriterebbero di poter sperare in una tenure alla fine del contratto. Purtroppo, come sempre, in Italia l’instabilità e la fluttuazione normativa rendono molto difficile qualsiasi programmazione. Ma forse sarebbe utile, poiché è in gioco la vita di molti ricercatori di buona volontà, che si chiarisse, e in fretta, che cosa chiediamo a questi nuovi ricercatori a tempo determinato e che si definisse quando ci saranno per i migliori di loro posti di professore associato, e non per promuovere solamente i vecchi ricercatori. È necessario, insomma, che si pensi strategicamente al futuro del sistema di ricerca nelle nostre Università.
(Fonte: R. Spezia, imille.org 25-04-2012)

 
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