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12 Maggio
LAUREE. LA RICHIESTA DELLE REGIONI PER LA PROGRAMMAZIONE DELLE LAUREE IN MEDICINA E VETERINARIA PDF Stampa E-mail
Quest'anno il fabbisogno identificato a livello locale dalle Regioni è di 12.494 posti per i posti a bando per la laurea in Medicina e Chirurgia, 892 per quella in Odontoiatria (26 posti in più rispetto allo scorso anno accademico) e 661 per Medicina Veterinaria (81 in meno, questa volta, rispetto al 2011). Le Regioni che hanno il maggior fabbisogno di futuri medici sono nel Centro-Sud. Il Lazio è in testa, infatti, con una richiesta di 1.714 posti, seguito a pari merito da Campania e Sicilia entrambi a 1.500 posti. Si tratta della concentrazione maggiore di posti a bando richiesti per milioni di abitanti - un indice che dà la dimensione della diversità dei dati tra le singole Regioni - dopo di quella della Valle d'Aosta e della Basilicata, rispettivamente con 469 e 430 posti per milione di abitanti di fabbisogno dichiarato - il Lazio è a 319 e la Sicilia e la Campania a 318 posti per milione di abitanti. Le richieste minori in questo senso sono di Bolzano, Puglia, Trento e Umbria rispettivamente con 130, 131 e 155 (Trento e Umbria) posti per milione di abitanti.
(Fonte: P.D.B., IlSole24Ore Sanità 01-05-2012)
 
FINANZIAMENTI. DENTRO AI CRITERI DI RIPARTIZIONE DEL FFO PDF Stampa E-mail
Il ministro Profumo aveva promesso di rendere pubblici i criteri di ripartizione del Fondo di finanziamento ordinario (Ffo) entro fine marzo. Il decreto è arrivato a metà aprile. Dunque, il ministro è stato (quasi) di parola. Ma la pagella gira in rosso, a una lettura attenta del testo che dovrà regolare d modo in cui lo Stato distribuisce finanziamenti miliardari. Poca trasparenza, qualche espediente contabile per gonfiare i numeri e parole usate in libertà. Una di queste è la quota premiale quella fetta di Ffo (910 milioni) assegnata in base a criteri come il numero di studenti, iÌ livello di placement o la qualità della ricerca. Davanti a un premio c'è chi guadagna e chi perde. Invece, «a ciascun ateneo non potrà essere disposta un'assegnazione superiore a quella del 2011». Non solo: a tutti «è comunque assicurati» la quota pavimento. Cioè, se proprio si deve dimagrire, l'assegno non può scendere oltre il -3,5% dell'anno prima. Profumo in una lettera ai rettori mette l'accentò sul «multifondo», un bel totale di 10 miliardi. Ma qui dentro sono finiti i contributi alla ricerca, il miliardo al Mezzogiorno fino ai soldi per gli alloggi. Non solo: sono state calcolate quali entrate 355 milioni per economie dal turnover, ma si tratta semplicemente di minori spese. Sempre nel decreto, ci sono poi denari ballerini. Infatti, non è chiaro come saranno distribuiti i 77,4 milioni che servono per «accordi di programma con istituzioni universitarie». E perché gli 80 milioni della quota Mussi (l'ex ministro Miur) per assumere ricercatori stavano su un altro capitolo mentre ora sono confluiti nel calderone del Ffo? Misteri contabili. Eppure, al dunque, la quota base totale del Ffo ammonta a 5,3 miliardi, in calo di circa il 4% rispetto ai 5,8 di un anno prima.
(Fonte: F. Sottocornola, Il Mondo 11-05-2012)
 
COSTO STANDARD PER STUDENTE PDF Stampa E-mail

Il decreto,legislativo n. 49 pubblicato in GU il 3 maggio 2012 stabilisce all’art. 8 quanto segue in merito al “Costo standard unitario di formazione per studente in corso”:
1. Il costo standard unitario di formazione per studente in corso, di seguito costo standard per studente, è il costo di riferimento attribuito al singolo studente iscritto entro la durata normale del corso di studio, determinato tenuto conto della tipologia di corso di studi, delle dimensioni dell'ateneo e dei differenti contesti economici, territoriali e infrastrutturali in cui opera l'università.
2. La determinazione del costo standard per studente è definita, secondo quanto previsto al comma 1, con decreto del Ministro, di concerto con il Ministero dell'economia e delle finanze, sentita l'ANVUR, da adottare entro 90 giorni dalla data di entrata in vigore del presente provvedimento considerando le voci di costo relative a: a) attività didattiche e di ricerca, in termini di dotazione di personale docente e ricercatore destinato alla formazione dello studente; b) servizi didattici, organizzativi e strumentali, compresa la dotazione di personale tecnico amministrativo, finalizzati ad assicurare adeguati servizi di supporto alla formazione dello studente; c) dotazione infrastrutturale, di funzionamento e di gestione delle strutture didattiche, di ricerca e di servizio dei diversi ambiti disciplinari; d) ulteriori voci di costo finalizzate a qualificare gli standard di riferimento e commisurate alla tipologia degli ambiti disciplinari.

 
IL SISTEMA UNIVERSITARIO LOMBARDO PDF Stampa E-mail
Regione Lombardia e le 13 istituzioni universitarie lombarde (12 atenei più lo IUSS di Pavia) hanno confermato e rilanciato la propria alleanza strategica, in occasione della riunione del Tavolo dei Rettori che si è svolta a Palazzo Lombardia. Il rettore dell'Università degli Studi di Milano Enrico Decleva ha sottolineato "il cammino positivo che è stato svolto e i risultati ottenuti grazie al lavoro fatto insieme". "Tra le università - ha proseguito Decleva - si è realizzata una rete di raccordo effettiva e non formale. Oggi si può veramente parlare di 'sistema universitario lombardo'. L'impegno di tutti è a trovare forme di collaborazione che consentano di lavorare al meglio in una situazione difficile". Decleva ha infine sottolineato il supporto importante della Regione in termini di finanziamenti per le Doti ricercatori e ricerca applicata. "Questo tavolo - ha aggiunto il rettore del Politecnico di Milano Giovanni Azzone - ha consentito di fare buone cose in un contesto di risorse calanti. Sono stati infatti decisi i settori su cui concentrare i finanziamenti e si sono evitate duplicazioni. Questo Tavolo con la Regione ha realizzato una sorta di spending review alla lombarda".
(Fonte: mi-lorenteggio.com 04-05-2012)
 
DIFFICOLTÀ PER L’AGENDA DIGITALE EUROPEA DA UNA RICERCA DELLA FONDAZIONE BORDONI-COTEC PDF Stampa E-mail

«Non illudiamoci, se non investiamo in ricerca l'obiettivo dell'Agenda digitale resterà un sogno». Le parole di Alessandro Luciano, presidente della Fondazione Ugo Bordoni, non lasciano spazio a dubbi e sono il frutto dei risultati di un'indagine condotta assieme a Cotec sull'innovazione tecnologica dal titolo «Il ruolo del capitale umano nel settore dell'Ict», visto il peso sempre più decisivo che assume il campo dell'Information and Communication Technology (Ict) per la ripresa e lo sviluppo. Le sorprese e le contraddizioni non mancano. Intanto il numero di ingegneri. Le università ne sfornano un numero che supera ampiamente la domanda; anzi il loro tasso di disoccupazione che era dell'1% due anni fa, adesso è triplicato (2,9%). Ma una volta entrati in fabbrica il guaio è che solo la metà svolge un lavoro connesso alla preparazione. Un altro aspetto riguarda l'utilizzo dell'Ict. Qui emerge un dato negativo importante: la carenza di abilità, l'incapacità manageriale di utilizzare al meglio le tecnologie dell'It e i servizi di telecomunicazioni in relazione alle proprie aree di business. Di contro, quelle che le hanno assorbite, anche in settori tradizionali tipici del made in Italy, dal tessile all'agroalimentare, sono state in grado di resistere agli attacchi della globalizzazione. Ciò dimostra che il modello italiano di fare impresa, anche nella dimensione artigiana, se integrato con le nuove tecnologie, è ancora valido. L'indagine mette in risalto la mancanza di manodopera specializzata sia nelle professioni artigianali sia nell'Ict, dove c'è carenza di informatici, ingegneri, esperti di marketing e internazionalizzazione. Esiste insomma un problema di formazione e di competenze.
E qui si punta il dito sul sistema complessivo della ricerca per cui risulta che «buona parte dei ricercatori è impegnata in realtà che hanno poco a che vedere con il sistema produttivo; di conseguenza le imprese non sanno (e quasi certamente non possono) utilizzarne i risultati. In più la ricerca italiana pubblica e privata risulta assai frammentata. Di qui un possibile spazio per interventi tesi ad avvicinare due mondi che sembrano parlare due diversi linguaggi».
(Fonte: G. Caprara, Corriere Economia 07-05-2012)

 
PROGRESSI E VANTAGGI DELL’ISTRUZIONE DIGITALE PDF Stampa E-mail
«Tra cinque anni— dice il rettore di Harvard Alan Garber —scopriremo di essere approdati a soluzioni diverse da quelle che immaginiamo ora». Il suo collega Lawrence Bacow, autore di un rapporto sull'istruzione digitale che ha attirato l'attenzione di Barack Obama, è certo che «l'insegnamento online diventerà permanente, e non farà che migliorare». Un salto di qualità è già evidente nell'eccellenza delle istituzioni coinvolte. Sembrano lontani i tempi in cui le facoltà su Internet erano nomi di serie B. Quello era il modello della University of Phoenix: una scorciatoia per ottenere un pezzo di carta agli studenti che non avevano superato le prove selettive per le facoltà migliori. Ora stiamo entrando in una dimensione diversa. «C'è uno tsunami in arrivo». Sono le parole del presidente di Stanford, John Hennessy. Una grande firma del giornalismo americano come Ken Auletta, specialista di tecnologia e informazione, dedica un lungo reportage sul New Yorker, a quel che bolle in pentola qui tra i "rivali" della West Coast. L'interesse di Obama si spiega: le nuove iniziative offrono un trampolino Bilancio per estendere al mercato globale la supremazia dell'accademia americana. Cina e India sono tra gli obiettivi. Non deve trarre in inganno il fatto che queste attività nascano come non profit, e offrano corsi gratuiti. L'importante è costruire "piattaforme" tecnologiche, sperimentare i metodi didattici più validi: il business nascerà quando centinaia di università cinesi e indiane, brasiliane e russe, o perfino nella vecchia Europa, dovranno venire qua a bussare alla porta di Stanford, Berkeley, Harvard e Mit, per l'accesso a innovazioni indispensabili. David Brooks sul New York Times enumera le prevedibili obiezioni e resistenze. Eccole. «L'università online impoverisce quel rapporto umano e quell'esperienza comunitaria che è alla base dell'apprendimento? Sarà il trionfo delle materie tecniche ed economiche, e il tramonto definitivo degli studi umanistici? Avremo generazioni di studenti incapaci di immergersi in letture profonde, allenati solo a scorrere rapidamente Internet? Emergeranno pochi professori-star, celebrità che venderanno i loro corsi a milioni di studenti emarginando il resto del corpo docente? Quanto si perde nell'interazione tra prof e studente se non c'è lo scambio di sguardi, il tono della voce, la gestualità in un'aula fisica?». Sono obiezioni cui i progetti edX e Coursera dovranno dare una soluzione. Le risposte iniziali sono incoraggianti, se si guarda a esperimenti già avviati come il corso di robotica che Sebastian Thrun (Stanford) insegna online a centinaia di migliaia di studenti. Primo vantaggio: Internet consente di elevare a un "multiplo" la popolazione studentesca che avrà accesso ai migliori prof del mondo. Secondo: le tecnologie digitali contrariamente alle apparenze possono essere più "umane" perché lo studente si modula tempi e dosi di apprendimento secondo le sue capacità, non è costretto a subire i ritmi decisi da altri, può "tornare indietro" e ricominciare daccapo finché non ha assimilato. Infine non è vero che questo segni la fine del rapporto tradizionale prof-studente: il corso online può essere la base di partenza, che consente ai docenti di concentrarsi sul " dopo", cioè il dibattito, il commento critico, i progetti di ricerca in squadra. Il Department of Education dell'Amministrazione Obama ha davanti a sé un rapporto, Mastery Learning, dai risultati significativi: se in una classe tradizionale il 50% degli studenti supera il livello di sufficienza al primo colpo, nell'equivalente online i promossi salgono all'84%.
(Fonte: F. Rampini, La Repubblica 07-05-2012)
 
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