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30 Aprile
UNA RETE DI TALENTI ITALIANI NEL MONDO PER LA CRESCITA DELL’ITALIA PDF Stampa E-mail
Se l'obiettivo è continuare a farli lavorare anche per il Paese dove sono nati e hanno studiato, basta usare bene internet. Con questa speranza il ministro Giulio Terzi ha presentato un progetto (vedi nota precedente) che, se funzionerà, potrebbe rivelarsi rivoluzionario: una piattaforma web per consentire ai talenti di restare in rete e collaborare alla crescita economica dell'Italia. «La conoscenza che gli scienziati italiani producono lontano da qui può avere lo stesso apporto vitale che ebbero le rimesse degli emigranti del secolo scorso», sostiene Terzi. Lo strumento per questo atteso nuovo miracolo italiano si chiama crowdsourcing: il termine, coniato nel 2006 dal magazine americano Wired, identifica la collaborazione di moltissime persone attraverso la rete per compiere un determinato lavoro. Non è un settore marginale: secondo le ultime stime vale quasi 400 milioni di dollari, cresce del 100 per cento ogni anno e coinvolge oltre sei milioni di lavoratori in tutto il mondo. In particolare Amazon ha costruito un piccolo impero su questo terreno. Ed è particolarmente significativo che, per realizzare un progetto così fortemente simbolico, il ministro si sia rivolto a un cervello italiano, Gioacchino La Vecchia, che da qualche anno ha messo le tende nella Silicon Valley. Come funziona? «In pratica mettiamo assieme persone, migliaia di persone, per fare delle cose», spiega La Vecchia semplificando parecchio. Perché, con il crowdsourcing le grandi aziende nel mondo gestiscono il servizio clienti, il marketing e anche la vendita di beni e servizi. Anche il governo di Barack Obama lo usa, e parecchio, soprattutto per creare reti di imprenditori. Ma mai nessuno finora aveva pensato di ricorrervi per non perdere il valore dei talenti in giro per il mondo. Il perno del progetto saranno i ventidue addetti scientifici in servizio presso le ambasciate e i consolati: finora veicolavano al mondo scientifico italiano le informazioni raccolte all'estero attraverso la rete del RISet: ora quelle informazioni saranno estese al network Extender che riunisce le imprese interessate ad opportunità di business all'estero. Sarà un'unica, grande, rete al lavoro per l'Italia.
(Fonte: R. Luna, La Repubblica 17-04-2012)
 
NUOVA GUIDA WEB PER GLI STUDENTI STRANIERI PDF Stampa E-mail
Informazioni più semplici, chiare e complete per gli studenti stranieri che intendono frequentare l'universita' in Italia. A garantirle sarà un nuovo portale web realizzato dal MIUR che, dal prossimo anno, raccoglierà tutte le informazioni sugli atenei italiani e sulle opportunità e i servizi per i ragazzi stranieri che decidono di proseguire gli studi nel nostro Paese. La 'maxi-guida' è stata presentata oggi dal ministro Francesco Profumo alla Farnesina, nel corso di un convegno che ha riunito alcuni dei protagonisti della comunità scientifica italiana all'estero. "Si tratta di un portale per la presentazione del sistema nazionale della ricerca e dell'università'", ha affermato Profumo, spiegando che il vantaggio sarà di avere "un'unica finestra in cui uno studente straniero che decide di venire in Italia possa scegliere l'universita' e i corsi di studio, sapendo quali sono le possibilità in termini di finanziamento e di servizi". "Stiamo lavorando perché il progetto possa essere avviato in fase sperimentale per l'anno accademico 2012-2013", ha spiegato il ministro, secondo cui il portale potrebbe "entrare a regime" già dall’anno accademico 2013-2014.
(Fonte: AGI 17-04-2012)
 
IN INTERNET MANOSCRITTI GRECI ED EBRAICI E INCUNABOLI MEDIEVALI DELLA BIBLIOTECA APOSTOLICA VATICANA E DELL'UNIVERSITÀ DI OXFORD PDF Stampa E-mail
Grazie a un cospicuo lascito di due milioni di sterline (poco meno di due milioni e mezzo di euro) da parte della Fondazione Polonsky, la Biblioteca Apostolica Vaticana e l'Università di Oxford potranno avviare un grande progetto di digitalizzazione di manoscritti greci ed ebraici e incunaboli medievali. Un milione e mezzo di pagine, cui potranno avere accesso per la prima volta ricercatori di tutto il mondo semplicemente collegandosi a Internet. Due terzi del materiale, un milione di pagine, equivalenti a 2.500 libri, proverranno dagli archivi vaticani e il restante terzo da Oxford. Degli oltre 8.900 incunaboli posseduti dalla Biblioteca Apostolica, dovrebbero esserne trasformati in formato elettronico almeno 800, fra i quali il famoso “De Europa”, di Pio II Piccolomini, stampato da Albrecht Kunne a Memmingen prima del 1491; e la Bibbia latina delle 42 linee di Johann Gutenberg, il primo libro stampato con caratteri mobili fra il 1454 e il 1455.
(Fonte: F. Guerrini, La Stampa 19-04-2012)
 
UNIVERSITÀ TELEMATICHE. AUMENTATI GLI ISCRITTI MA NON I DOCENTI PDF Stampa E-mail
Gli iscritti alle università telematiche sono passati dai 29mila del 2009/2010 ai 42mila del 2010/2011, il 41% in più. Un trend, questo, testimoniato dai molti accordi siglati dagli 11 atenei online con aziende private e istituzioni: per i cinque poli che li pubblicano se ne contano 176. Se è vero che le università telematiche offrono una chance in più, non sempre l'alloro accademico è sfolgorante. Nonostante la quadruplicazione degli iscritti in quattro anni restano molte zone opache di questo sistema varato nel 2003. I punti deboli li individua uno a uno Luigi Biggeri, ultimo presidente del Comitato nazionale per la valutazione del sistema universitario (CNVSU), le cui funzioni sono da poco passate all'ANVUR. «Il sistema degli atenei online - spiega - permette la formazione universitaria anche a chi non può o non vuole frequentare, ma è abbandonato senza controlli sulla qualità dei servizi erogati, anche se in alcuni casi la qualità è buona». Tra le varie criticità la valutazione dei corsi solo sulla carta e mai sugli effettivi servizi erogati, molte realtà con pochi docenti di ruolo (nel 2010 erano solo 42, ora sono in tutto 205), risorse finanziarie deboli e scarsa attività di ricerca. Insomma c'è un problema di qualità, come si vede anche dalla bocciatura dell'Ordine degli ingegneri. Dal 2010 poco è cambiato. Pochissimo sul fronte docenti: l'Università E-Campus, evoluzione del Cepu, nel 2011 per le sue 5 facoltà poteva contare solo su 4 professori straordinari a tempo determinato e 52 ricercatori a tempo determinato. Più strutturata la Marconi di Roma che per i suoi 30 corsi dispone di 16 docenti di ruolo più altri 35 in reclutamento. La Finanziaria 2007 ha previsto un regolamento sui criteri di accreditamento delle telematiche che dovrebbe garantire maggiore qualità e controlli. Testo mai varato. «Nell'attesa, abbiamo svolto solo le ispezioni periodiche previste dalla legge - spiega il presidente Anvur, Stefano Fantoni - e abbiamo trovato una situazione disomogenea con punte di eccellenza accanto a realtà troppo piccole che andrebbero confederate». Ed è proprio sulla necessità di fondersi che insiste anche Biggeri: «Avviciniamo queste realtà alle università statali per fare davvero ricerca, creiamo due o tre poli nazionali e vigiliamo attentamente non solo in avvio ma anche su corsi ed esami».
(Fonte: V. Uva, IlSole24Ore 23-04-2012)
 
SOCIAL MEDIA. FACEBOOK NELLE UNIVERSITÀ PDF Stampa E-mail

In Italia la gestione dei social media è ancora molto “artigianale” e poco strutturata. Le pagine spesso non sono istituzionalizzate nei siti ufficiali universitari: alcuni atenei sembrano timorosi di dimostrare che stanno investendo sui social media come mezzi di comunicazione e relazione con gli studenti. Inoltre non è indicato chi gestisce questi profili, quali sono la mission delle pagine istituzionali e la policy di pubblicazione dei contenuti. Ad esclusione di pochi casi di eccellenza notiamo come l’uso dei social sia prettamente di tipo unidirezionale, senza cercare di attivare un dialogo e una relazione con i diversi pubblici. Un numero crescente di atenei si è reso conto di non poter fare a meno di una presenza ufficiale sui social media. Come ho avuto modo di osservare durante la mia prima analisi che prendeva in considerazione gli spazi su Facebook, ufficiali o meno, le conversazioni in rete sugli atenei hanno luogo ugualmente e indipendentemente dalla presenza di questi spazi. E’ dunque saggio mettere in campo delle strategie atte a monitorare queste conversazioni e influenzarle. Il modo migliore per farlo è aprire dei propri spazi di discussione che offrano agli studenti un servizio innovativo e personalizzato. Nonostante questa generale presa di coscienza non mancano casi di utilizzo amatoriale come quelli di atenei che sono presenti su Facebook con profili personali o con gruppi. Inoltre, nella maggioranza dei casi manca un piano d’integrazione di questi spazi nelle strategie di comunicazione dell’ateneo e talvolta gli atenei fanno fatica a comprendere la natura eminentemente bi-direzionale di questi spazi. Gli atenei sono macchine complesse con finalità diverse. A seconda del pubblico di riferimento (studenti, docenti, personale, comunità scientifica, e così via) i social media possono rappresentare un’opportunità d’innovazione a patto di accettare le logiche di trasparenza che questi spazi impongono. Non si tratta di una sfida facile, ma affrontarla nel modo giusto garantirà un vantaggio competitivo in termini di immagine e di ricaduta sull’organizzazione.
(Fonte: università.it 15-04-2012)

 
SOCIAL MEDIA. POCO USATO TWITTER DAGLI ATENEI PDF Stampa E-mail
Nella classifica dei 25 maggiori atenei per numero di iscritti - dati Miur - il 64% registra una presenza sul sito di microblogging e, fra questi, soltanto le università di Padova, Torino, Politecnico di Milano e Politecnico di Torino hanno un numero di follower superiore a 2.500. Sono questi i primi dati dell'analisi svolta da universita.it (vedi nota precedente) che dopo aver analizzato il rapporto tra Università e Facebook, ha deciso di osservare il comportamento degli atenei su un altro importante socialnetwork, ovvero Twitter. Dalla ricerca, emerge un determinato tipo di utilizzo da parte degli atenei della rete sociale di ultima generazione, molto frammentario e non organico: oltre ai 'primi della classe', infatti, la maggior parte degli atenei registra un numero molto basso di tweet e di interazioni con i propri follower. Gli atenei di Bari e la Sapienza di Roma hanno 'cinguettato' meno di 200 volte dal momento del debutto, mentre l'ateneo di Napoli ha mandato online solo 27 tweet; l'Università di Cagliari, nonostante i suoi 1.300 follower, non ha mai twittato. In altri casi invece, come per l’ateneo di Firenze, la presenza sul social network non è ufficiale, bensì legata a una spontanea iniziativa degli studenti, o in alternativa – ed è il caso di Bologna – affidata ai media universitari (UniBo Magazine).
(Fonte: A. Muroni, voceditalia.it 22-04-2012)
 
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