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1 Marzo
U-GOV CATALOGO E VALUTAZIONE RICERCA: NUOVE INTERFACCE E FUNZIONI A SUPPORTO DEL PROCESSO DI VALUTAZIONE NAZIONALE VQR PDF Stampa E-mail

Migliaia di docenti e ricercatori in quasi quaranta istituzioni usano U-GOV Catalogo e Valutazione Ricerca per gestire circa un milione e mezzo di pubblicazioni e altri risultati. Nel corso del 2011 è stata ridisegnata l’interfaccia dell’applicativo per migliorarne la facilità d’uso. Le nuove interfacce inoltre sono state arricchite delle funzioni di supporto all’esercizio di valutazione nazionale della ricerca (VQR). Quest’anno, infatti, sarà avviata la raccolta dati ai fini della valutazione nazionale e ciascun Ateneo sarà impegnato nel selezionare, verificare e inviare i migliori risultati della ricerca al sistema ANVUR.
(Fonte: Nuove interfacce Catalogo Ricerca e funzioni per VQR.pdf , Newsletter Cineca per le Amministrazioni Universitarie 02-2012)

 
"POLITICA ACCADEMICA" E UNIVERSITÀ PDF Stampa E-mail

Faccio molta fatica a spiegare i meccanismi elettorali del nostro sistema accademico ai colleghi stranieri, o almeno a quelli che vivono nei paesi con le Università più avanzate sotto il profilo scientifico e didattico. Negli Stati Uniti e in Gran Bretagna, per esempio, tutti i docenti devono fare a turno il Direttore di Dipartimento o il Preside di Facoltà, cariche percepite come un peso perché tolgono tempo a ricerca e insegnamento. Ancora più chiara la situazione del Rettore, che nel mondo anglosassone viene di solito chiamato “President”. Esiste una carriera parallela per docenti che scoprono di amare il lavoro burocratico. Chiunque la intraprenda deve studiare materie amministrative e giuridiche, dimostrando poi di avere i titoli giusti per gestire un sistema complesso. Quando un President scade o si dimette vene bandito un concorso riservato a persone che possiedono i titoli dianzi citati. La scelta spetta a un comitato (board) che non è composto da docenti. Ecco perché in quel caso è difficile che un ateneo fallisca: è gestito con criteri manageriali. E, se fallisce, nessuno pensa di salvarlo tappando i buchi con il denaro pubblico.
Inutile dire che in Italia un sistema simile viene tacciato di mancanza di democraticità da parte dei politici (accademici). Mi chiedo, tuttavia, se è veramente democratico costringere i docenti universitari a una serie infinita di primarie, campagne elettorali, riunioni burocratiche di ogni sorta. E, se sì, cosa intendiamo per “democrazia”? Non stiamo forse scordando che l’Università è nata per essere una comunità di professori e studenti, in cui i primi hanno il compito essenziale di impartire ai secondi un’educazione di carattere superiore? A mio avviso la risposta è automatica, e spiace costatare che in Italia si procede proprio nella direzione opposta. Dopo la fine dell’università che era definita “dei baroni”, è cresciuta in modo abnorme una schiera di docenti che hanno fatto della “politica accademica” la loro principale – e a volte esclusiva – attività. Costoro spendono la maggior parte del tempo a organizzare elezioni, le quali si susseguono senza tregua. Perché non ci sono solo Dipartimenti e Facoltà, ma anche Corsi di laurea – triennali e biennali – Senati accademici, Consigli di amministrazione, e una miriade di commissioni importanti in cui c’è sempre qualcuno da eleggere. Per dirla in altri termini, l’Università è sempre più simile ai partiti politici.
(Fonte: M. Marsonet, www.legnostorto.com 25-02-2012)

 
L’INTERNAZIONALIZZAZIONE DEGLI ATENEI PDF Stampa E-mail

Il nuovo corso del Miur guidato da Francesco Profumo punta decisamente sulla internazionalizzazione: entro l'inizio del prossimo anno accademico (2012/2013) sarà attivato in via sperimentale il portale plurilingue Study in Italy 1, con l'offerta formativa completa degli atenei italiani.
Grazie a un accordo con Cambridge assessment, gli studenti stranieri potranno sostenere il test di accesso in inglese nel loro paese e utilizzarlo come 'voucher' da spendere per l'accesso a un'università italiana (solo per i corsi a numero aperto); infine, ciascun ateneo avrà un corner dedicato agli stranieri, per snellire le procedure burocratiche e fornire tutte le informazioni pratiche.
Il panorama attuale. Sarà un caso ma, come riporta la classifica stilata da Censis Servizi per la Grande Guida Università 2011/2012 di Repubblica, l'unico ateneo statale con un punteggio di 110/110 nell'ambito dell'internazionalizzazione è il Politecnico di Torino, guidato fino a pochi mesi fa dall'attuale numero uno del Miur che oggi - da ministro - vuole dare un'impronta internazionale a tutto il sistema accademico. Molte università, dal canto loro, stanno già lavorando in questa direzione e da anni portano avanti programmi di scambi con l'estero, potenziando le strutture d'ateneo per gli stranieri in arrivo. Sulla scorta dei dati raccolti dal Censis, è possibile creare una classifica ad hoc degli atenei statali - suddivisa in gruppi omogenei - in base al grado d'internazionalizzazione raggiunto, calcolato in centodecimi.
Mega, Bologna batte tutti. Tra i mega-atenei, con più di 40 mila iscritti, il più internazionale (con un punteggio di 97) è l'Alma Mater di Bologna che è impegnato in progetti di cooperazione accademica in tutte le aree del mondo (Europa Centro-Orientale, Asia Centrale, Nord Africa, Medio Oriente, Cina, India). L'ateneo ha anche una sede in Argentina, a Buenos Aires, che svolge un ruolo strategico per l'America Latina. L'Università di Bologna realizza programmi di mobilità per docenti, ricercatori e studenti e aderisce a diversi network internazionali. Punteggi alti anche per le università di Firenze (88), Padova (87) e Torino (84).
Genova guida le grandi. Tra le grandi realtà, con iscritti compresi tra 20 e 40 mila, l'università di Genova (punteggio 92) consente la mobilità di studenti e docenti presso oltre 400 atenei stranieri attraverso l'adesione al programma settoriale Erasmus, nell'ambito del Lifelong Learning Programme. Gli accordi di cooperazione bilaterali permettono la mobilità degli studenti verso istituzioni accademiche straniere per attività di formazione, con possibilità di finanziamento tramite borsa di studio. Buoni risultati anche per l'Università di Perugia (90) e per quella di Pavia (88).
Medi, la conferma di Trento. La dimensione internazionale dell'università di Trento, la più cosmopolita nel gruppo di atenei statali sotto i 20mila iscritti con un punteggio di 103 (e al secondo posto assoluto, considerando anche i politecnici), si è consolidata nel tempo: dal 1997 l'ateneo trentino ha sottoscritto 31 accordi di doppia laurea con altre università straniere, per tutte le facoltà.
Il programma di "Doppia Laurea" consente allo studente di conseguire due titoli - quello italiano e quello dell'università di provenienza - dando ai bi-laureati maggiori possibilità per l'accesso al mondo del lavoro. Un buon piazzamento, in questo gruppo di atenei, lo ottengono anche l'università di Trieste (92) e quella di Udine (91).
Camerino, primo tra i piccoli. Negli atenei con meno di 10 mila iscritti, l'università di Camerino (con 85/110) detiene il primato nel settore della mobilità e delle relazioni con l'estero, in forza degli eventi internazionali promossi tramite il Liason Office, l'International School of Advanced Studies e la Summer School - per favorire gli scambi accademici - e dei corsi di lingua straniera per docenti e studenti in entrata e in uscita, organizzati con l'Ufficio competenze linguistiche. Al secondo posto l'università dell'Insubria (78) seguita da quella di Teramo (77).
(Fonte: La Repubblica Scuola 20-02-2012)

 
GRUPPO 2003: SEVEN IDEAS ON RESEARCH FOR MR. MONTI PDF Stampa E-mail

Il Gruppo 2003 si è costituito nell'estate del 2003 raggruppando quegli scienziati italiani che lavorano in Italia e figurano negli elenchi dei ricercatori più citati al mondo nella letteratura scientifica, elenchi compilati per le diverse discipline dall'Institute for Scientific Information (ISI) di Philadelphia. Da allora il Gruppo 2003 è andato ampliandosi offrendo la possibilità di aderire a coloro che man mano erano segnalati nei periodici aggiornamenti degli elenchi ISI. Governo nuovo, vita nuova. Vale anche per la ricerca scientifica? Chissà. Per ora ci sono solo timidi segnali del fatto che ricerca e innovazione siano visti come uno dei terreni su cui si gioca il futuro del nostro paese. Ma la comunità scientifica non si lascia scoraggiare e dice la sua.
Come il Gruppo 2003 che raccoglie scienziati italiani altamente citati nella letteratura scientifica internazionale e che sulla rivista on line «Scienzainrete» propone 7 punti critici essenziali «per affrontare in modo costruttivo questo passaggio». Ma che ci sia un risveglio speranzoso dei ricercatori si è visto anche dalla reazione che hanno prodotto in questi giorni le prime uscite del ministro Profumo. Abbiamo così pensato di ascoltare su questi temi alcuni vertici di enti di ricerca del nostro Paese che hanno assunto l'incarico relativamente da poco tempo. Cosa ne pensano dell'operato del governo per quanto riguarda questi temi? Cosa si aspettano? E come si concilia la loro visione con quella della politica?
(Fonte: testo in inglese da scienza in rete 20-02-2012)

 
VALUTAZIONE. EVALUACION DE LA INVESTIGACION EN HUMANIDADES: REALIDADES Y NUEVOS RETOS PDF Stampa E-mail
Presentazione del Dr. Elías Sanz-Casado (Laboratorio de Estudios Métricos de la Información. Universidad Carlos III de Madrid) tenuta all’università di Roma La Sapienza il 21-02-2012.
(Fonte: G. Solimine, Dipartimento Scienze documentarie, linguistico-filologiche e geografiche, Roma)
 
USA. COME AVVIENE LA SELEZIONE DEI DOCENTI PDF Stampa E-mail

Il mercato accademico in Nord America (e sempre più anche in altri contesti) è del tutto decentralizzato. Ogni università comunica l’apertura di posizioni di ricercatore o professore; la posizione può essere specifica o idiosincratica alla particolare università o dipartimento. Per rimanere al caso di economia col quale abbiamo più familiarità, un dipartimento può aver bisogno di un economista industriale o del lavoro, o di un macroeconomista. Di conseguenza, i criteri per assumere un candidato non sono sempre gli stessi. Se un dipartimento cerca un ricercatore che insegni e si occupi di economia del lavoro, potrebbe non offrire la posizione al candidato col maggior numero e qualità di pubblicazioni, se queste non sono pertinenti alla materia di interesse, o, più in generale al candidato, pur bravissimo, che non risulti un buon “fit” (anche, perché no, in termini di personalità) per quel particolare gruppo di colleghi.
Altrettanto importante è che non tutte le università sono uguali, sullo stesso livello e interessate agli stessi parametri qualitativi e quantitativi. Ci sono università orientate alla ricerca: qui si darà importanza ai risultati e al potenziale scientifico di un candidato. Ci sono poi le università in cui l’attività di ricerca è limitata o inesistente. Rientrano in questa categoria i “Liberal Arts colleges”, così come i community colleges, ovvero istituzioni locali che offrono programmi post-secondari specifici. In queste scuole, si cercano docenti con capacità e interessi diversi: non sempre, ad esempio, il miglior scienziato è anche il miglior insegnante. Inoltre, esiste anche una differenziazione “verticale”: in entrambi i gruppi ci sono università di migliore e peggiore qualità. Ad esempio, alcuni Liberal Arts colleges, dove l’attività di ricerca è minima, sono tuttavia molto prestigiosi e hanno educato importanti leaders. Le università locali e i community colleges hanno uno status inferiore. Questo non le rende meno importanti, ma semplicemente diverse e non paragonabili alle research universities o ai Liberal Arts colleges. Le differenziazioni hanno conseguenze importanti in termini di finanziamento e riconoscimento. Non tutte le scuole sono finanziate con gli stessi criteri e in egual misura (sia quelle pubbliche, sia quelle private) e anche i salari dei professori sono differenziati. Per le università orientate alla ricerca, produrre risultati scientifici di eccellenza è essenziale per ottenere fondi, e anche per attirare un certo tipo di studenti. Per le università dedicate principalmente all’insegnamento, i criteri di finanziamento sono diversi, improntati, appunto, alle attività didattiche.
L’annuncio di un posto vacante in un determinato dipartimento specifica le caratteristiche richieste dalla posizione, ma i criteri di scelta di ciascun dipartimento non sono di solito resi pubblici. Al contrario, ciascun dipartimento sceglie tra i vari candidati in piena autonomia. Tuttavia, il dipartimento stesso sopporta i costi dell’eventuale assunzione di un candidato mediocre o inadatto alla posizione: il suo prestigio cala, e con esso calano i finanziamenti e la disponibilità a pagare degli studenti. Dunque, ha tutti gli incentivi per fare la scelta migliore. I dipartimenti godono anche di piena autonomia nello stabilire il carico di insegnamento e il salario dei singoli ricercatori e professori. Quindi, candidati con diverse preferenze, predisposizioni e livelli qualitativi vengono “abbinati” alle diverse scuole dai meccanismi di mercato.
(Fonte: N. Lacetera e M. Macis, Lavoce.info 24-02-2012)

 
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