Home 2012 30 Gennaio
30 Gennaio
UNIBO. PROPOSTE PER I NUOVI DIPARTIMENTI DELLA MEDICINA UNIVERSITARIA PDF Stampa E-mail
Il nuovo statuto e i nuovi dipartimenti rappresentano un'importante occasione di ripensamento del ruolo del Policlinico nell'ambito della medicina universitaria bolognese, regionale e nazionale. La costituzione dei nuovi dipartimenti universitari, a componente sia medica sia chirurgica, rappresenta una nuova importante occasione per l'Università di proporre nuove forme di aggregazione su base scientifica e culturale che vadano di là dalle singole unità operative. Forte della possibilità di disporre, in modo unitario e inscindibile, delle competenze di ricerca e di assistenza, i nuovi dipartimenti possono proporre la costituzione di centri medici-chirurgici per lo studio e la cura di importanti patologie d'organo o di apparato, in grado di concentrare risorse intellettuali ed economiche e di proporsi in modo unitario nel panorama sanitario regionale e nazionale. Se la proposta sarà forte e lungimirante, l'azienda ospedaliera non potrà che condividere il progetto e avvallarlo nella sua valenza assistenziale. Per passare dall'ideazione alla creatività e alla fase propositiva, un esempio di nuova organizzazione di ricerca e assistenza potrebbe essere un Centro Medico e Chirurgico per lo Studio e la Cura delle Malattie del Fegato. Non esiste in Italia una struttura così nominata e concepita e potrebbe essere esportabile per altre patologie di organo o apparato. In tale centro verrebbero "accentrate" tutte le competenze di ricerca e assistenza clinica, sia medica sia chirurgica, in grado di affrontare ad alto livello tutte le problematiche che possono affliggere un paziente con malattia di fegato. L'esempio delle malattie epatiche, che possono richiedere trattamenti medici e/o chirurgici, non è certamente l'unico, anzi altri esempi si possono proporre nel nostro Policlinico. Un Centro, di nome e di fatto, che riunisca in un unico building i medici, i chirurghi e i ricercatori con skillness, experience, ed expertise in malattie di fegato, costituirebbe un’importante razionalizzazione delle risorse e offrirebbe all'esterno un’immagine di aggregazione e organizzazione in grado di competere a livello nazionale e internazionale. Similmente, sempre ad esempio, si potrebbe ipotizzare un Centro per le Malattie del Rene e delle Vie Urinarie, che superi la divisione tra nefrologi e urologi, un Centro Medico e Chirurgico per le malattie del Colon-Retto, ed altri esempi di aggregazione scientifica, culturale e assistenziale sono facilmente pensabili.
(Fonte: S. Brillanti, meduni.blogspot.com 21-01-2012)
 
UNIBO. ATENEI E IMPRESE INVESTONO NEI RICERCATORI. CONFINDUSTRIA, QUATTRO UNIVERSITÀ E 45 CORSI DI DOTTORATO PDF Stampa E-mail
Un menu composto di 45 corsi di dottorato distribuiti nei quattro atenei regionali da cui le imprese potranno pescare progetti e cervelli da finanziare. Il dottore di ricerca entra così in azienda, un incontro tra domanda e offerta di altissime competenze che vede interessate finora una ventina di imprese nella sola università di Bologna. Sono i primi risultati della riforma dell'alto apprendistato dopo l'intesa siglata in Regione a luglio scorso e l'accordo tra Confindustria e università per favorire innovazione e occupazione. Nella stessa direzione vanno gli sforzi di Viale Aldo Moro che quest'anno mette a disposizione 12,5 milioni di fondi freschi per l'assunzione di 300 ricercatori in altrettante aziende.  «Si tratta di un'iniziativa che va nella giusta direzione, con l'obiettivo di diffondere le opportunità legate ai dottorati di ricerca come strumenti di trasferimento tecnologico e di innovazione», afferma Paolo Maggioli, vicepresidente di Confindustria Emilia-Romagna. Gli atenei hanno già individuato i corsi di dottorato: nove a Bologna e dodici ciascuno per gli atenei di Ferrara, Modena-Reggio Emilia e Parma. In campi come chimica, matematica, ingegneria fino alle discipline giuridiche, l'ITC e medicina. I laureati che supereranno le selezioni potranno essere assunti dalle imprese con contratto di apprendistato.
(Fonte: E. Sanna, IlSole24Ore CentroNord 11-01-2012)
 
UNIBO. PROGRAMMA DI ASSUNZIONI PDF Stampa E-mail
“Bologna è stata premiata e ora ci sono grandi prospettive per i nostri ricercatori”. L’Alma Mater, annuncia il rettore Ivano Dionigi, assumerà 12 professori associati quasi subito: cinque a Medicina, tre a Ingegneria di Bologna, uno a ingegneria di Cesena, uno a Scienze, uno a Farmacia, uno ad Agraria. Ma potrà reclutarne altri, quelli che avranno conseguito l’abilitazione nazionale entro il 2012 o l’inizio del 2013. Grazie alla sua virtuosità, infatti, l’Alma mater ha guadagnato 47,6 punti organico per il piano degli associati e il 7,85% del Fondo finanziario ordinario (di solito era più basso, il 5,39% circa). Circa un milione di euro le è stato assegnato per il bimestre novembre-dicembre 2011, altri sei milioni sono previsti nel 2012. Pertanto, dopo la trentina di assunzioni dell’anno scorso, ne arrivano altre. A margine del Senato accademico il rettore da’ dunque la buona notizia sugli organici: l’avviso dal ministero dell’Universita’ è arrivato tra Natale e Capodanno, tanto che il 29 dicembre il rettore ha emesso il decreto d’impegno che oggi è stato ratificato dal Senato. Entro il 31 gennaio Dionigi redigerà il decreto per questi primi 12 posti che saranno messi a bando e il resto del punteggio lo terrà per i futuri ricercatori, una volta che saranno abilitati a livello nazionale come prevede la legge Gelmini. I circa 37 punti organici che avanzeranno saranno dunque ‘conservati’ perché entro il 2012 si faranno le abilitazioni, poi c’e’ il concorso locale e quindi si faranno i bandi. Inoltre è intenzione di Dionigi, pianificare l’arrivo di una trentina di ricercatori a tempo determinato e, in vista della trasformazione dei dipartimenti, il reclutamento di un buon numero di tecnici amministrativi.
(Fonte: www.linformazione.com 17-01-2012)
 
UN APPELLO AL PARLAMENTO PER “LIBERARE” L’UNIVERSITA’ PDF Stampa E-mail

“Finché non sarà tolto qualsiasi valore legale ai certificati rilasciati da ogni ordine di scuole, dalle elementari alle universitarie, noi non avremo mai libertà di insegnamento; avremo insegnanti occupati a ficcare nella testa degli scolari il massimo numero di quelle nozioni sulle quali potrà cadere l'interrogazione al momento degli esami di stato. Nozioni e non idee; appiccicature mnemoniche e non eccitamenti alla curiosità scientifica ed alla formazione morale dell'individuo.” (Luigi Einaudi 1947). La questione universitaria è uno dei punti critici della situazione italiana e per questo ci rivolgiamo al Parlamento Italiano.
In questo momento di grave crisi economica, con un debito pubblico non più sostenibile e la necessità per il nostro paese di tornare a essere competitivo, dobbiamo chiaramente affermare che non ci possiamo più permettere questo tipo di sistema universitario burocratico, inefficiente, che non premia gli studenti migliori. La nostra università è vissuta per decenni sulla falsa idea che il riconoscimento del merito di quanti hanno minori disponibilità economiche possa essere garantito solo da una università statale, con rette universitarie uguali per tutti, indipendentemente dalle condizioni di reddito e da requisiti di merito individuale.
Al contrario, noi pensiamo che oggi la sfida da cogliere con decisione sia di realizzare alcune fondamentali riforme:

1- Abolizione del valore legale del titolo di studio universitario.

2- Liberalizzazione delle rette universitarie.

3- Istituzione di un sistema di borse di studio e prestiti d’onore.

La premessa per una riforma del sistema universitario basata sulla concorrenza e il riconoscimento del merito individuale è l’abolizione del valore legale del titolo di studio, accompagnata da un lato dalla libera imposizione delle tasse universitarie, dall’altro dalla creazione di un sistema moderno di borse di studio volto a contribuire al finanziamento degli studi universitari dei più capaci e meritevoli. Così facendo, lo studente sceglierebbe l’ateneo per la qualità della formazione che offre, non per il “pezzo di carta” e si creerebbe una virtuosa competizione tra atenei, inducendo gli studenti a scegliere le università migliori e spingendo le università ad assumere persone capaci e meritevoli. Questo sarebbe un ottimo modo per valutare gli atenei, modo non utilizzato attualmente perché si preferisce compararli ricorrendo a criteri assurdi, perché inefficienti, come la percentuale di promozioni e di completamento degli studi, la media dei voti e dei punteggi di laurea, tutti parametri che favoriscono in questo modo i corsi di laurea che puntano su un minore impegno in cambio di una platea ampia di studenti che saranno alla fine dei laureati con delle conoscenze, ma senza aver imparato ad apprendere.
Allo stesso tempo, nelle condizioni attuali della finanza pubblica, la libera imposizione delle rette universitarie consentirebbe di reperire le risorse necessarie per garantire adeguate borse di studio a studenti meritevoli, ma con scarsa disponibilità. Un’altra strada sicuramente da seguire è quella di incentivare i prestiti d’onore, che prevedano la restituzione della somma anticipata a tassi agevolati una volta trovata un’occupazione.
(Firmatari e commenti su Fonte 11-01-2012)

 
UN APPELLO-MANIFESTO DI DOCENTI E RICERCATORI UNIVERSITARI AL MINISTRO PROFUMO E AL GOVERNO MONTI PDF Stampa E-mail

L'Università italiana sopravvive, difficoltosamente, in una condizione di disagio e di crescente emarginazione che ha pochi termini di confronto nella storia recente. Essa ha visto fortemente ridotte le risorse economiche per il suo funzionamento, molto prima che si manifestasse la crisi mondiale e malgrado le modeste dotazioni di partenza rispetto agli altri Paesi industrializzati. Tutti i saperi umanistici e buona parte delle scienze sociali sono da tempo sfavoriti, a beneficio di discipline che s’immaginano più direttamente utili alla crescita economica, o genericamente al “Mercato”. Si tratta di una tendenza in atto da anni che ci accomuna all'Europa e a larga parte del mondo. A tutti gli insegnamenti è richiesto di fornire un sapere utile, trasformabile in valore di mercato,  altrimenti sono ritenuti economicamente non sostenibili. I firmatari del Manifesto indicano i punti programmatici cui dovrebbe ispirarsi un progetto di università. Occorre al più presto abolire il fallimentare sistema del 3+2 dall'organizzazione degli studi e ripristinare  i precedenti Corsi di Laurea, prevedendo lauree brevi per le Facoltà che vogliono organizzarli.
Occorre abolire i crediti (i famigerati CFU) come criteri di valutazione degli esami. Occorre ripensare i criteri di valutazione che riguardano i saperi umanistici. L’organo di autogoverno degli Atenei non può essere comunque il CdA, ma il Senato Accademico. Occorre ripristinare la figura del ricercatore a tempo indeterminato. E’ necessario al più presto bandire concorsi per la docenza. Testo integrale dell’appello ed elenco dei firmatari.

(15-01-2012)
 
I NUOVI LAUREATI PDF Stampa E-mail
La riforma del 3+2 alla prova del mercato del lavoro. Pp. 132. Edizioni Laterza 2012. Un bilancio critico a dodici anni dalla riforma: cosa ha funzionato, cosa non ha funzionato e perché. Il 2000 segna un'importante cesura nella storia recente dell'università italiana. In quell'anno viene introdotta, infatti, la riforma del '3+2'. Nata dalla volontà di adeguare l'organizzazione dell'offerta universitaria al modello prevalente di istruzione superiore europea, strutturato su due livelli principali di studio – laurea triennale (bachelor) e laurea magistrale (master) – la riforma si propone di superare il grave ritardo dell'Italia rispetto agli altri paesi avanzati in termini di capitale umano. E, insieme, di rispondere a una domanda di equità e di mobilità sociale. Aumentare il numero di iscritti e di laureati, rendendo più veloce il conseguimento del titolo di studio, significa – nell'intenzione del legislatore – dare a un numero più alto possibile di giovani reali opportunità di accesso e di successo all'istruzione superiore, offrendo una preparazione che consenta loro un inserimento rapido e remunerativo nel mercato del lavoro dell'economia della conoscenza. Chi sono e quale profilo hanno i nuovi laureati post-riforma? In che cosa si distinguono dai loro predecessori e dagli attuali diplomati? Che giudizio si può dare del loro percorso lavorativo – per quanto ancora breve – in termini di occupazione e retribuzione? La formazione ricevuta è adeguata alle esigenze del mercato e serve alla modernizzazione del sistema economico italiano?
(Fonte)
 
« InizioPrec.1112Succ.Fine »

Pagina 11 di 12