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30 Gennaio
CARTA EUROPEA DEI RICERCATORI E CODICE DI CONDOTTA PER L'ASSUNZIONE DEI RICERCATORI PDF Stampa E-mail
La Carta europea dei ricercatori e il Codice di condotta per l'assunzione dei ricercatori sono le linee guida delle best practice. Esse sono progettate per promuovere la parità di diritti e doveri per i singoli ricercatori di tutta Europa, specificando ruoli, responsabilità e diritti dei ricercatori, così come quelli di finanziatori e / o datori di lavoro dei ricercatori. Garantiscono la carriera di ricercatore si propongono di migliorare l'occupazione per i ricercatori europei. Le linee guida della Carta e del Codice saranno l'indirizzo comune di tutte le organizzazioni di ricerca e le università europee, sia pubbliche sia private.
(Fonte:  2012 European Science Foundation. http://www.esf.org/jobs/european-charter-of-researchers-and-code-of-conduct-for-the-recruitment-of-researchers.html)
 
STUDENTI ESTERI ISCRITTI NELLE UNIVERSITÀ ITALIANE PDF Stampa E-mail

Nell'area Ocse, tra il 2000 e il 2007, gli "studenti internazionali" nelle università sono raddoppiati, raggiungendo nel 2009 circa 3,7 milioni di persone che, in prevalenza, scelgono di studiare negli USA, Regno Unito, Germania, Francia, Australia. Il 18,2% di questi migranti intellettuali proviene dalla Cina. Tuttavia, nel periodo analizzato dal Sistema di osservazione permanente sulle migrazioni (Sopemi), gli incrementi percentuali maggiori si sono avuti, in primo luogo, in Nuova Zelanda e Corea e, in seconda istanza, in Paesi Bassi, Grecia, Spagna, Italia e Irlanda (OECD, International Migration Outlook, SOPEMI, 2010). L'Italia è il sesto sistema universitario europeo in ordine di attrattività. Dal 2000 la componente straniera ha registrato una crescita del 143,7% mentre è apparso più contenuto l'esodo dei nostri connazionali, pari nello stesso periodo al +4,1%, con una consistenza (25 ogni 1.000 iscritti in Italia) inferiore di un terzo alla media europea (33 ogni 1.000).Per l’Italia I dati statistici più recenti segnalano per l'anno accademico 2010/2011 un numero di universitari di cittadinanza straniera pari a 61.777, in leggera ascesa rispetto ai 59.507 del 2009/10, circa il 3,6% del totale degli studenti (in leggero aumento rispetto all'1,3% nel 1998/99 e al 2,7% del 2006/7). Alcune curiosità: tra gli stranieri, la quota femminile, pari al 59,3%, supera quella relativa ai soli iscritti italiani (57%); gli immatricolati stranieri (12.890) incidono sul totale delle immatricolazioni in misura più elevata di quanto accada tra gli iscritti (4.5%); i 6.764 laureati stranieri del 2009 sono stati il 2,3% di tutti i laureati dello stesso anno.
Nell'anno accademico 2009-10 si evidenzia che «l'Asia, subito dopo l'area europea, è il continente di origine più rappresentato nelle università italiane, soprattutto a seguito del progressivo aumento degli studenti cinesi divenuti, subito dopo gli albanesi, il secondo gruppo per numero d'iscritti, il terzo per immatricolati e il quarto per laureati»; gli studenti provenienti dall'Albania sono al primo posto per numero di iscritti (12.029), di immatricolati (2.057) e di laureati (1.349).
Se si effettua un confronto con la popolazione immigrata residente, la presenza di studenti esteri è maggiormente concentrata nelle università del Centro Italia, in particolare di Roma (9.449 stranieri), Firenze (2.942) e Pisa (1,427) e ovviamente nelle università per stranieri di Perugia e Siena. Quanto alle facoltà preferite dagli stranieri, viene confermato il primato di economia (10.842 studenti con il 18,2% del totale), seguito da Medicina e Chirurgia (8.191 con il 13,8%), Ingegneria (8.155 con il 13,7%).(Fonte:Dossier statistico Immigrazione 2011 - 21° Rapporto" di Caritas/Migrantes, L. Cappelleti, rivistauniversitas.it 13-01-2012)

 
LE UNIVERSITÀ NEI PAESI EMERGENTI PDF Stampa E-mail

In tutto il mondo, la percentuale di abitanti iscritti ai college o alle università è strettamente collegata alla ricchezza del Paese. Negli ultimi anni, nei mercati emergenti come Cina e India il reddito e il tasso d’iscrizione alle università sono cresciuti di pari passo. Questa correlazione non implica necessariamente un rapporto di causalità, ma il fondamento logico della tesi secondo cui una maggiore istruzione incrementa la produttività e la ricchezza è evidente: l'istruzione crea il capitale umano che attiva la crescita economica. È per questo che investire molti più soldi nelle università private potrebbe mettere in moto l'economia globale e garantire grossi ritorni economici.
Le economie emergenti non hanno bisogno della stessa tipologia di capitale umano che producono generalmente le università occidentali; invece di menti eclettiche e versatili, hanno bisogno di laureati specializzati, con un tipo di formazione attinente ai settori in ascesa nei loro Paesi, di solito ingegneria e management. Copiare il modello occidentale è un lusso che i mercati emergenti, con le loro risorse limitate, non si possono permettere. Le università private offrono soprattutto corsi che permettono agli studenti di andare a riempire le caselle professionali richieste dal mercato. Sono inoltre progettate per essere sostenibili e ampliabili: nei mercati emergenti, i college e le università private riescono a finanziare la propria espansione e a investire in qualità per competere con le istituzioni pubbliche. Queste strutture private rappresentano il modo migliore per produrre una forza lavoro qualificata, aumentare l'occupazione, allargare la base dei consumatori e in ultima analisi sostenere la crescita economica.Contemporaneamente, le università private creano enormi opportunità d’investimento che si cominciano a percepire soltanto adesso. Nei mercati emergenti l'istruzione privata è già un settore in espansione e un'industria molto redditizia, con un giro d'affari di svariati miliardi di dollari. In India, ad esempio, i singoli campus hanno degli introiti pari a 150 milioni di dollari, con il 50% di margini di profitto e il 35% di tasso interno di rendimento. In Malaysia l'istruzione universitaria privata è un mercato che vale 2,4 miliardi di dollari, circa 1'1% del Pil del Paese. Fondi di private equity come il cinese Actis e il brasiliano GP Investment hanno delle quote azionarie nelle nuove università private che stanno nascendo in Asia orientale e in America Latina.
Gli investimenti privati nel settore dell'istruzione superiore fanno aumentare le iscrizioni. In Cina, i privati sono riusciti a entrare nel mercato dell'istruzione dal 2001. Le autorità cinesi hanno emanato apposite leggi e creato strutture fiscali e organismi di regolamentazione a sostegno di chi opera nel settore, cinesi e stranieri. In Cina, dal 2000 al 2008 le iscrizioni universitarie sono salite del 21%, mentre, sempre nello stesso periodo, in India (dove le università private sono ufficialmente proibite e gli imprenditori sono costretti a trovare degli escamotage, creando società di management che offrono servizi per le università), sono aumentate solo del 7%. L'istruzione è considerata un prezioso bene sociale da tutti, per questo è essenziale che le istituzioni d’insegnamento rispondano direttamente agli studenti e ai cittadini. Tuttavia, nei Paesi in via di sviluppo, la necessità economica di allargare l'istruzione superiore rende indispensabile che i leader politici, gli educatori e gli investitori collaborino con le istituzioni private per colmare il grande divario globale nel campo dell'istruzione.
(Fonte: Parag Khanna e Karan Khemka, HarvardBusiness 29-02-2012)

 
L'UE FINANZIA ALTRI 294 RICERCATORI SENIOR DI ALTO LIVELLO PDF Stampa E-mail
Con un bilancio pari a poco più di 660 milioni di euro, il Consiglio europeo della ricerca (CRE) assegna a 294 ricercatori di alto livello le ambite sovvenzioni previste dal quarto concorso "Advanced Grant". Nel corso dei prossimi 5 anni questi scienziati si dedicheranno a innovative ricerche  teoriche (le cosiddette ricerche  'blue sky') in tutta Europa. Aperte a tutti i settori, le sovvenzioni ammonteranno a 3,5 milioni di euro per ricercatore. La richiesta di finanziamenti CRE è ancora in crescita; il numero di domande è salito del 13% rispetto al precedente bando "Advanced Grant". I progetti selezionati coprono un'ampia gamma di temi: si va dalle ricerche su nuove cure per le menomazioni della vista (presbiopia) a quelle su un miglior utilizzo di carburanti sostenibili per motori di autoveicoli e motori aeronautici.
(Fonte: ec.europa.eu 24-01-2012)
 
THE EVOLUTION OF BRAIN DRAIN AND ITS MEASUREMENT PDF Stampa E-mail
Over time, the concept of brain drain has shifted in meaning and complexity, and is now generally understood to describe the shift of researchers from any country (typically less scientifically developed) to any other (typically more scientifically developed). Brain drain, as fits the negative connotations of the term, was usually considered as a win-lose scenario.
(Fonte: A. Plume, researchtrends.com gennaio 2012; articolo integrale)
 
UNIBO. RADIOGRAFIA DELL’ALMA MATER. RAPPORTO DI VALUTAZIONE 2011 PDF Stampa E-mail
La radiografia dell’Alma Mater, il certificato del suo stato di salute su tutto, dalla didattica alla ricerca, dal personale al bilancio. Le conclusioni sono buone: l’Ateneo è promosso dai valutatori esterni (il gruppo è guidato da Gilberto Muraro, professore di Padova). Anche se non mancano punti critici, segnalati nelle oltre 200 pagine del Rapporto. Ricerca. L’Ateneo di Bologna risulta in prima posizione nel panorama nazionale per le entrate per la ricerca: oltre 66 milioni contro i 64 di Roma La Sapienza e i 51 di Padova. La capacità di autofinanziamento dei dipartimenti è del 67%. Aumentano gli assegni di ricerca, calano invece i progetti finanziati a livello nazionale (PRIN). I dipartimenti più produttivi “sembrano essere quelli più piccoli nelle aree tecnico-scientifiche e, al contrario, quelli più grandi nelle aree socio-umanistiche”. Bilancio. Il Nucleo di valutazione promuove l’Ateneo “per la capacità di preservare l’equilibrio economico-finanziario nell’esercizio 2010” e parla di “ottima performance” nell’assegnazione del Fondo di finanziamento ordinario (la contrazione del finanziamento ministeriale c’è comunque stata: nel 2010 è del 3,16% contro il 3,70% a livello nazionale).
(Fonte: La Repubblica Bologna 10-01-2012. Testo integrale.)
 
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