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LE CRITICHE DI SINDACATI E STUDENTI ALLA VENTILATA RIFORMA DEL PRE RUOLO PDF Stampa E-mail

La riforma non piace a sindacati e associazioni dei ricercatori. L’accusa principale mossa nei confronti del governo è quella di smontare di fatto la riforma del 2022, reintroducendo la precarietà, invece di applicarla aumentando i finanziamenti delle università in modo che possano permettersi di pagare i ricercatori tramite i nuovi contratti meno precari. “È ridicolo immaginare che uno schema di questo tipo possa ‘attrarre le eccellenze’, come dichiarato dai portavoce della ministra Anna Maria Bernini. Si moltiplicavano accanto al contratto di ricerca figure senza inquadramento di lavoro, senza diritti e con retribuzioni infime, come le borse, e si creavano figure di docenza sganciate dalla ricerca, precarie e al contempo strutturali” ha dichiarato Gianna Fracassi, segretaria generale della Flc Cgil al quotidiano la Repubblica, che per primo aveva anticipato la bozza della riforma. Commenti duri anche da parte dell’Unione degli universitari: “Non possiamo accettare la progressiva riduzione del ruolo della ricerca, che rischia di marginalizzare la sua importanza anche nei percorsi formativi. Nessun commento invece da parte della Conferenza dei rettori universitari italiani al riguardo. Gli stessi sindacati però sottolineano il ruolo avuto nella stesura della bozza da parte dell’ex presidente CRUI Ferruccio Resta, che durante il suo mandato, nel 2021, ha firmato un documento dal contenuto simile a quello della bozza di riforma.

F: M. Runchi, quifinanza.it 30.06.24.