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CONFERMATO IL CONTRATTO DI RICERCA PDF Stampa E-mail

Questo contratto di ricerca, approvato alla fine della scorsa legislatura su un emendamento di Francesco Verducci, allora vicepresidente (Pd) della commissione Istruzione del Senato, con il governo di centrodestra non ha conosciuto né decreti attuativi né finanziamenti. È rimasto lettera morta e le università italiane, in mancanza di un accordo tra governo e sindacati e non avendo intenzione di farsi carico di un costo quasi raddoppiato rispetto alla figura dell’assegnista, hanno continuato a pagare la ricerca alla vecchia maniera: poco e per periodi brevi. Il ministero vuole sottolineare come i contratti di ricerca ad oggi sottoscritti siano pari a zero «non per un mancato finanziamento della precedente legge, ma per l’assenza dell’accordo in sede di contrattazione collettiva».

Nella bozza che il segretariato e la direzione generale del ministero dell’Università e della Ricerca hanno consegnato all’ufficio legislativo interno e a quello del ministero dell’Economia e delle finanze, viene confermato — tra le sei figure previste nel decreto sui ruoli post laurea — il cosiddetto CONTRATTO NAZIONALE PER LA RICERCA per chi è in possesso di un dottorato: sono due anni di lavoro subordinato in cui lo studioso, finalmente considerato un lavoratore, è pagato per 35.000 euro lordi l’anno, può accedere alla Naspi che consente i contributi per la disoccupazione e ha garanzie sul fronte dell’eventuale malattia e della possibile maternità. 02.06.24