APPELLO LANCIATO IN UNA LETTERA APERTA DA ENERGIA PER L’ITALIA, GRUPPO DI DOCENTI E RICERCATORI DI UNIVERSITÀ E CENTRI DI RICERCA IMPEGNATI SUI TEMI DELLA TRANSIZIONE ENERGETICA |
|
|
|
La premessa è lo scenario che il governo ha tracciato nel PNIEC (Piano Nazionale Integrato per l'Energia e il Clima), secondo il quale il nostro Paese potrebbe produrre il 20% del fabbisogno della sua energia elettrica al 2050 tramite nucleare, 140 TWh, nello specifico con SMR (SMALL MODULAR REACTORS). Ottenere questo quantitativo – si spiega nella lettera di Energia per l’Italia – richiederebbe l’installazione di almeno 17,5 GW di potenza ipotizzando che ciascun GW possa fornire 8 TWh. Questo corrisponde a un numero che varia da 11 a 18 reattori tradizionali di potenza 1-1,6 GW ciascuno. Con l’opzione SMR, che è quella indicata, ipotizzando potenze di 100-300 MW il numero di reattori da installare potrebbe andare da 58 a 175. “Potrà realisticamente il nostro Paese da solo avviare nei prossimi 25 anni una quantità di potenza nucleare che è cinque volte tutta quella installata nell’intera Unione europea negli ultimi 25 anni? E può farlo utilizzando una tecnologia come quella degli SMR che è ancora embrionale?”, si chiede il gruppo di ricercatori. Inoltre, da decenni, l’Italia non riesce nemmeno a individuare un sito ove costruire il deposito nazionale per i rifiuti radioattivi. Quanto altro tempo passerà solo per indicare un numero elevato di siti per le nuove centrali nucleari? In conclusione “un ritorno all’energia nucleare in Italia non potrebbe fornire un contributo significativo alla decarbonizzazione del nostro sistema elettrico, né nel breve periodo e nemmeno in tempi più lunghi”. F: La redazione di QualEnergia.it 09.07.24.
|