Home 2010 04 Dicembre L’abilitazione nazionale alla docenza in europa
L’abilitazione nazionale alla docenza in europa PDF Stampa E-mail

Nella riforma universitaria uno dei punti qualificanti dell’intervento normativo è costituito dall’introduzione dell’abilitazione nazionale per l’ammissione ai ruoli di Professore Associato e Professore Ordinario. Si tratta di un’innovazione potenzialmente rilevante, e per la quale - in ogni caso - sono molti i “dettagli” che dovranno essere definiti nelle more della redazione della legge delega prevista sull’argomento.  E’ noto che in Europa vi sono stati storicamente e continuano a manifestarsi diversi approcci sul tema.

Nei Paesi centro-europei era tradizionale accertare la venia docendi mediante la pubblica difesa di una dissertazione di livello superiore a quella dottorale, chiamata appunto Habilitationsschrift in Germania. Una discussione nazionale si sviluppò in quel paese a seguito dell’introduzione, all’inizio del Millennio, della figura di Junior Professor (posizione di docente a tempo determinato) che avrebbe dovuto rimpiazzare, secondo gli orientamenti governativi, l’abilitazione. Data la struttura federale dello stato tedesco, si manifestarono diversi orientamenti regionali. Inoltre emersero diverse sensibilità fra le varie discipline, con i settori scientifici maggiormente favorevoli all’innovazione, e invece quelli umanistici, giuridici e medici inclini a valutare ancora in modo positivo la tradizionale procedura. A seguito di un ricorso alla Corte Costituzionale da parte di tre Stati (Baviera, Sassonia e Turingia) sulla facoltà dello Stato federale di intervenire in materia, e da essi vinto, fu approvata una nuova legge nel luglio 2004 che concedeva più autonomia ai Länder. In tal modo si è giunti a un equilibrio in cui il sistema dei Junior Professor, esteso in tutti gli Stati, convive però con la tradizionale Habilitation.

In Francia è il Consiglio Universitario Nazionale (CNU - Conseil National des Universités), articolato in sezioni e sotto-sezioni disciplinari, che ha il compito di provvedere all’abilitazione - detta qualification - sia per il ruolo di professore che per quello di maître de conférences. I concorsi sono poi banditi dalle Università, che possono scegliere solo fra i candidati abilitati. Si tratta di un sistema chiaro e certamente sperimentato, al quale s’ispira per certi versi anche il ddl di riforma universitaria italiano.

Ancora più interessante è la situazione spagnola, perché più moderna e collegata a sviluppi recenti. Un ruolo proattivo fu svolto dalla comunità catalana, com’è noto molto dinamica sia economicamente sia culturalmente. All’inizio del millennio era attiva in questa regione un’agenzia di valutazione del sistema universitario in rapido sviluppo e scientificamente molto autorevole, l’AQU. Nello stesso periodo alla Generalitat era in carica come Ministro dell’Università e della Ricerca il noto economista liberale Andreu Mas-Colell (che di recente ha anche ricoperto la carica di Segretario Generale del Consiglio Europeo delle Ricerche), il quale curò il passaggio dell’Agenzia da una forma giuridica di consorzio universitario, con cui era stata fondata nel 1996, a quella di ente pubblico indipendente. Nel fissare lo Statuto, e quindi i compiti dell’AQU, Mas-Colell disegnò un percorso di forte responsabilità per l’Agenzia, attribuendo fra l’altro ad essa, oltre ai compiti tradizionali di garanzia della qualità (esterna) dei corsi di studio, anche quello di certificazione “regionale” per il personale accademico - insomma di “abilitazione”.

L’esperienza acquisita fa della certificazione condotta dall’AQU un sicuro riferimento teorico. Poiché l’autorevolezza acquistata dall’AQU era tale da porla, nella prima metà di questo decennio, a essere considerata una delle due agenzie continentali di riferimento, con la britannica QAA, si sviluppò un accenno di competizione metodologica laddove il compito di valutare individualmente i docenti era categoricamente escluso (fra i compiti dell’agenzia) nel sistema britannico. Vi era colà invece, com’è noto, una valutazione ristretta ai risultati delle attività di ricerca per mezzo del RAE (Research Assessment Exercise), eseguita da altre Agenzie - quelle finanziatrici del sistema universitario - su intere unità disciplinari corrispondenti grosso modo a un Dipartimento. Però nel sistema britannico le singole Università sono fondazioni, e non enti pubblici, e i docenti sono legati ad esse attraverso contratti di diritto privato (non esistendo contratti di diritto pubblico, né il diritto amministrativo). Insomma, una situazione giuridico-istituzionale ben diversa, condita anche dalla mancanza delle tutele che da noi sono ben riassunte dall’Art. 18 dello Statuto dei lavoratori. L’AQU, invece, ha sviluppato, oltre alle procedure di abilitazione professionale già citate, anche quelle per la valutazione individuale dei risultati della ricerca e la certificazione dei manuali/metodi di valutazione dell’attività didattica e amministrativa dei docenti realizzata da ciascun’Università, ai fini della progressione stipendiale e di carriera, sempre su disposizione legislativa.

All’inizio del 2006 la “storica” Direttrice Generale dell’AQU Gemma Rauret è passata alla Direzione dell’ANECA, l’Agenzia nazionale spagnola di valutazione della qualità, fondata nel 2002, favorendo in questo modo la miglior implementazione a livello nazionale delle metodologie già sperimentate in Catalogna. I programmi ACADEMIA (Acreditación nacional para el acceso a los cuerpos docentes universitarios) e DOCENTIA (Apoyo a la Evaluación de la Actividad Docente del Profesorado Universitario) costituiscono oggidì dei riferimenti di sicuro valore. Anche a livello nazionale l’autorità politica aveva fissato le coordinate del processo di abilitazione, intervenendo ancora nel 2007 per definire dei criteri stringenti sulle diverse dimensioni della valutazione.

A noi pare che un sistema basato su solide procedure di abilitazione e su concorsi locali sia, in effetti, quello che più si attaglia anche al nostro caso, seguito da costanti valutazioni per la progressione stipendiale e di carriera. Sempre che nella comunità accademica italiana si crei, e si nutra, una nuova cultura della valutazione e della promozione della qualità. (Pubblicato da Renzino l'Europeo 26-11-2010 http://cronaca.anvur.it/2010/11/un-docente-molto-abile.html)